05 giugno 2008

Commento su L'espresso "Va di moda l'anticomunismo". (Roberto Nizzoli)

Raffaele Innato ha scritto: 1 Giugno, 2008 15:59
Il comunismo, in teoria politica, è la dottrina che propugna la creazione di una società in cui sia abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione e la distribuzione dei beni sia attuata in funzione dei bisogni di ciascun membro della società. L’idea che la proprietà privata sia inconciliabile con una società giusta ha indotto molti autori a immaginare sistemi basati su presupposti diversi. Già, Platone, nella Repubblica, affermò che i governanti di uno stato perfetto, ossia i filosofi, avrebbero dovuto vivere in condizioni di comunità dei beni per potersi dedicare interamente alla giustizia. Nel suo significato moderno, il termine comunismo è associato alle teorie di Karl Marx e Friedrich Engels che, insieme, stilarono il Manifesto del Partito comunista (1848), un testo scritto per un’organizzazione rivoluzionaria tedesca, la Lega dei comunisti, e destinato ad avere un’enorme risonanza nel mondo. Per Marx il tratto fondamentale della società che sarebbe succeduta al capitalismo, quando questo avesse esaurito la propria funzione storica, era l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Egli non cercò mai di prefigurare nel dettaglio l’organizzazione della società futura, considerando gli sforzi in questa direzione fantasie di utopisti. Il principale compito del “socialismo scientifico”, in quanto contrapposto al “socialismo utopistico“, era piuttosto, secondo Marx, la comprensione delle “leggi di movimento” della società capitalistica. La società comunista sarebbe stata caratterizzata da abbondanza di beni materiali, per cui gli esseri umani si sarebbero emancipati per sempre dalla necessità di lottare per sopravvivere. Divisione del lavoro e classi sociali sarebbero scomparse. Lo stato, che nel capitalismo ha il compito di regolare l’appropriazione della ricchezza prodotta nell’interesse delle classi dominanti, divenuto inutile si sarebbe dissolto. Marx distinse due fasi: nella prima, direttamente emergente dal capitalismo, la proprietà privata sarebbe stata abolita, ma la divisione del lavoro sarebbe rimasta e si sarebbe applicato il principio distributivo “a ciascuno secondo il suo lavoro”; nella seconda, realizzata l’abbondanza di beni, sarebbe subentrato il principio “a ciascuno secondo i suoi bisogni”. Ora, se si vuole discutere sulla praticità di attuare questo modello democraticamente (mai attuato da nessuna nazione al mondo), si apra un dibattito e si spieghi perchè si preferisca non attuarlo, invece, si insiste a continuare su di un capitalismo globalizzato che non riesce a portare benefici alla maggioranza degli abitanti del pianeta, ma soltanto ad una minoranza. Con le conseguenze devastanti, che sono sotto gli occhi di tutti. Quindi, più che anticomunismo io lo definirei semplicemente “egoismo”.

Raffaele Innato ha scritto: 1 Giugno, 2008 21:44
Caro A59, cosa significa una volta arrivato al potere? Chi? La libertà d’informazione chi la fa? Non è mia intenzione riproporre un pseudo comunismo che è fallito per l’abuso di uomini egoisti, che con l’ideale comunista teorico non c’entrava. Io discuto sulla possibilità di rivedere, col senno di poi, la teoria di un comunismo democratico moderno, in cui non esistano nè poteri e nè gerarchie, ma un sistema in cui tutti devono contribuire, con le proprie capacità fisiche e intellettive, a lavorare per il bene collettivo in favore della solidarietà dei popoli. Sfruttare le risorse naturali per il bene comune e non per quello personale (egoismo). Il capitalista (proprietario individuale) di per sè è egoista, perchè usa il capitale come profitto individuale per produrre un bene collettivo, nella migliore delle ipotesi. Invece, eliminando la proprietà individuale, per trasformarla in proprietà di tutti, ottieni il risultato di usare il capitale non come profitto personale ma solo come bene collettivo, sempre. Non avresti più conflitti per acquisire quella proprietà per usi e profitti personali. Comunque, sarebbe sempre opportuno discutere per produrre positività, cercando d’intravedere, insieme, una strada più confacente alla nostra realtà di ospiti passeggeri del nostro pianeta. Senza arrivismi, senza personalismi, senza egoismi, ma aiutandoci a capire che vivere nell’uguaglianza e nella fratellanza è di benessere per tutti. La presa di posizione a tutti i costi, non porta mai al dialogo. Un caro saluto

Raffaele Innato ha scritto: 2 Giugno, 2008 18:26
Caro A59, come realizzare una società più equa e più giusta, la spiego nel mio libro “Viaggio sul Pianeta della solidarietà”. Inizialmente le domande che tu poni legittimamente, mi sono state fatte dalla responsabile della casa editrice, che dopo averlo letto e riletto più volte, ha dedotto che il mio suggerimento e la mia lunga riflessione di un cambiamento radicale della società, sarebbe auspicabile per aprire le porte ad una soluzione umanistica e solidale. Inizialmente le è sembrata una società con un “socialismo estremo”, poi ha compreso che è di un umanesimo estremo. Qualcuno l’ha definito una “favola sociologica” con risposte realizzabili. Qualche altro si è chiesto: utopia? Quando un architetto progetta un’ opera originale, c’è sempre scetticismo da chi la deve realizzare. Però alla fine prevale il buon senso dell’innovazione e della scommessa. Specialmente quando non si vedono molte alternative. Conviene a tutti noi investire nella positività di un mondo più giusto. Un caro saluto

Raffaele Innato ha scritto: 5 Giugno, 2008 12:37
Caro Abelincon, nel tuo commento confermi che: “il soggetto nato povero ma ambizioso, non ha alcun interesse verso dottrine politiche che propugnino il sovvertimento dell’articolata società borghese su basi livellatrici, altrimenti non riuscirebbe a compiere quella che costituisce la maggiore aspirazione della sua vita, ossia il salto sociale verso le classi più elevate.” Questo concetto è una contraddizione evidente, perchè l’aspirazione primaria del povero è il desiderio di riuscire a sopravvivere, in quanto deve esudire alle necessità urgenti di cibarsi e di trovare un rifugio. E il povero è costretto a fare di necessità una virtù, nell’escogitare qualsiasi mezzo per alimentarsi (chiedere l’elemosina, cercare cibo tra i rifiuti, rubacchiare, cercare un lavoro umile…), non essendo nelle condizioni di chi ha potuto studiare e non avendo una società solidale che lo aiuta, il suo percorso di vita sarà condizionato da una lunga miseria e sfruttamento dalla delinquenza, dalla criminalità, dagli speculatori in nero e ricchi. Diverso, invece, è per chi ha soddisfatto le prime necessità di sopravvivenza e che ha già una disponibilità di reddito sufficiente, per cui potrebbe, nella più augurata ipotesi, migliorare il suo status ottimizzandolo. Il capitalismo, in particolare quello globalizzato, ci chiarisce bene che la distanza tra i poveri e i ricchi è sempre più ampia, questa la dice lunga sulla negatività di questo liberalismo di un mercato che di valori individuali non ne ha, se non per far arricchire a dismisura i pochi contro i molti. Ed una società basata sulla disuguaglianza e sulla ingiustizia sociale è una società dittatoriale (altro che comunismo), in quanto a decidere le sorti del pianeta sono i pochi e non i molti, come democrazia vorrebbe. Non vedere e non saper valutare questo vuol dire essere privi di ogni cognizione intellettiva. Quando la società chiede più sicurezza, vuol dire che c’è sempre più gente affamata a bussare alla porta di casa. Se la maggioranza della popolazione non è in grado di pagare le tasse, perchè sempre più povera, di conseguenza, non ci possono essere forze dell’ordine e sistemi che possano assicurare alcuna sicurezza a nessuno, neanche ai ricchi (rivoluzione francese insegna). Il fatto che ci siano stati personaggi usurpatori che hanno sfruttato un certo tipo di comunismo, è la conferma di come il potere non deve essere mai dato ai pochi, ma deve essere distribuito in maniera democratica, ai vari settori di competenza della società tutta, responsabilizzando e controllando le persone meritorie che ricevono un incarico più delicato. Per quanto riguarda l’uso del tuo pseudonimo, ognuno è libero di configurarsi a propria immagine e somiglianza. Però, io sarei più cauto a farne un abuso, perchè Lincon, otre alle sue evidenti contraddizioni, è stato affetto per lungo tempo di una seria malattia depressiva.
A meno che, essendo tu povero, fra le tue grandi aspirazioni, hai quella di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America. Un saluto

3 commenti:

Anonimo ha detto...

A59:
1 Giugno, 2008 18:10
>per Raffaele:
Hai detto bene un modello ottocentesco mai attuato in nessuna nazione del mondo, di più, una volta arrivato al potere invece di tentare di perseguire l’ideale, il modello perfetto ha tentato in ogni modo di annichilire con la coercizione, la violenza e la sopraffazione qualunque sentimento contrario. La cosa sensazionale è che questo è avvenuto a tutte le latitudini e tra le razze di ogni parte del pianeta, dai Caraibi alla siberia, in Africa come in Cina, Non è un caso se prima di ogni cosa negli esempi citati la primaria esigenza nell’imposizione del modello fu ed è ancora la sopressione delle libertà di informazione in entrata e in uscita. In qualunque di questi paesi dove la pratica comunista è adottata, Birmania, Korea, Cina, Cuba, Bolivia, Russia, per poter affermarsi il modello deve chiudersi in se stesso e quindi seguendo il tuo ragionamento in pratica e non in teoria, è possibile concludere che niente come il Comunismo è identico al concetto di Egoismo.
Un saluto

Anonimo ha detto...

A59:
2 Giugno, 2008 10:14
Caro Raffaele,
Premesso che stiamo disquisendo sul nulla, chiarisco meglio il senso il mio scritto, la difficoltà per non dire incongruenza sta nell’applicazione pratica di quello che dici.
Ammesso di poter fare tabula rasa a livello planetario delle economie, si concretizzerebbe la necessità di rendere operativo quello che dici, come pensi si possa ragiungere una situazione del genere, legiferando? Non credo sia possibile se vuoi mantenere un atteggiamento democratico avrai sempre chi dissente e osteggia il processo, con la rivoluzione? In contraddizione con quello enunciato e nei paesi dove le risorse naturali non esistono? Chi controlla gli standard di bisogno effettivo? Come si classificano le priorità, quale è il modello abitativo da adottare ad esempio, per dare casa a tutti senza produrrre disparità, non ti sembra che sia l’annientamento della creatività della personalità, adotteremmo le divise cinesi di Mao per non ingenerare invidie, non ti sembra uno scenario orwelliano?
Vedi la contraddizione secondo me è che non esiste comunismo democratico, il comunismo è un totalitarismo perchè “impone” un modello, e con l’imposizione non si va da nessuna parte.
Comunque apprezzo lo sforzo di costruire un sistema più giusto che ha un solo difetto per essere realizzato necessita dell’ uomo.
Un caro saluto

Anonimo ha detto...

Francesco Pozzi:
3 Giugno, 2008 14:21
Dice Innato sul marxismo: «Ora, se si vuole discutere sulla praticità di attuare questo modello democraticamente (mai attuato da nessuna nazione al mondo), si apra un dibattito e si spieghi perchè si preferisca non attuarlo»
Cioè chi non è d’accordo deve dire perché non è d’accordo? Già solo questo è una perfetta fiera dell’assurdo. Nel mondo reale vige la legge dello status quo: chi lo vuole cambiare deve conquistare il consenso, deve convincere, con il dialogo o con le bombe. Chiedere invece a chi non è d’accordo di fare un dibattito per spiegare perché non è d’accordo è … comunista.
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Per spiegare a sufficienza come mai sono anticomunista, basterebbe dire: «perché da ragazzino, invece di sfondarmi di canne come i miei amichetti comunistoidi, ho studiato». A parte le varie milionate di argomenti contro il comunismo - Karl R. Popper è un’ottima referenza a riguardo, almeno per chi tra una canna e l’altra ha imparato a leggere - si potrebbe anche limitarsi a osservare casualmente che tutti quelli che leggono Marx - o affini - finiscono, semmai hanno successo, per costruire dei sistemi totalitari perdipiù del tutto inefficaci rispetto ai fini annunciati. Sono lupi che si travestono da agnelli. E qui il discorso si potrebbe già chiudere.
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Dice Innato: «Il capitalista (proprietario individuale) di per sè è egoista, perchè usa il capitale come profitto individuale per produrre un bene collettivo, nella migliore delle ipotesi. Invece, eliminando la proprietà individuale, per trasformarla in proprietà di tutti, ottieni il risultato di usare il capitale non come profitto personale ma solo come bene collettivo, sempre. Non avresti più conflitti per acquisire quella proprietà per usi e profitti personali»
E con questo discorso mostra fino a quali estremi i comunisti possano essere invertiti e pervertiti.
Cioè, secondo Innato, la proprietà privata dei mezzi di produzione è la causa dell’egoismo e non è l’egoismo l’origine della proprietà privata! Quindi abolisci la proprietà privata e automaticamente hai abolito l’egoismo, no? È una logggica superiore, non la puoi capire se non hai mai subìto grossi traumi cranici.
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Dice Innato: «Quindi, più che anticomunismo io lo definirei semplicemente “egoismo”»
Quindi, ricapitolando: il comunismo predica l’abolizione della proprietà privata perché questa favorisce l’egoismo. E il comunismo nun se pò fà perché la gente è egoista. Quindi bisogna èsse meno egoisti: solamente così potremo realizzare il comunismo ed abolire finalmente la proprietà privata che fa diventare le persone egoiste. Chiaro? Lineare.
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Per concludere, io la metterei così, alla Quèlo: visto che a questo mondo c’è tanto egoismo, bisogna che ci si renda conto di quale sia la radice dell’egoismo. La radice dell’egoismo sta nei desideri: rimuovi i desideri dal tuo cuore e l’egoismo scomparirà. Andatevene nella foresta, mangiate un granello di riso al giorno, recitate un mantra a vostra discrezione (che ne so, scegliete una citazione di Marx, di Lenin, di Stalin, di Mao, di Togliatti, fate voi, anche Adolf Hitler va ugualmente bene, recitate il rosario) e, se vi impegnate a sufficienza, in un paio di decenni raggiungerete il nirvana e sarete liberi da ogni desiderio. Se tutti facessimo così, allora diventeremmo tutti meno egoisti e potremmo finalmente realizzare il comunismo, abolire la proprietà privata e spezzare il ciclo karmico che ci porta all’egoismo. Però iniziate voi che io ci ho da fà.
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In una parola: voi comunisti siete dei preti mancati.