13 novembre 2011

Chiuso il berlusconismo bisogna voltare pagina.

Berlusconi dimissionato

O
ggi è una bella giornata, il sole splende. C'è qualcosa nell'aria che fa respirare una certa speranza. Ieri si è consumata una fase lunga di 17 anni che ha tenuto il Paese nell'immobilismo e nell'incertezza. Sono stati consumati e persi anni di possibile rinnovamento di una politica, che già aveva mostrato la sua debolezza e la sua incapacità di governare un grande Paese come l'Italia. Si è voluti credere di cambiare in meglio la società, dando carta bianca ad un signore abituato a fare promesse che non poteva mai mantenere, con un conflitto d'interesse enorme perchè potesse essere disinteressato a promuovere leggi che non lo avrebbero favorito. Questo ha condizionato e di molto la politica italiana, non avendo una opposizione capace di ribaltare una cultura affaristica e individualista. Complici anche i poteri che hanno cavalcato questo malsano e tragico percorso.
In questa nuova giornata di Novembre, una cosa è certa, che il mandante di questo disastro, finalmente, è stato costretto a dare le dimissioni. Non ci potevano riuscire le opposizioni perchè numericamente in minoranza, in quanto i parlamentari nominati dai partiti, e non eletti da nessuno, avevano l'esigenza di salvare il vitalizio e i loro interessi personali, non essendo obbligati a rispondere agli elettori. Sicuramente sono stati 17 anni bui della politica, per nessuna ragione al mondo si può pensare di gestire l'amministrazione dello Stato come se fosse un azienda. E non si può pensare che l'incarico da premier possa essere il mezzo per farsi leggi a proprio uso e consumo. In Italia come in Europa e nel mondo, c'è bisogno di mettere in primo piano la solidarietà tra i popoli e tra la gente. Non si può pensare di lasciare nelle mani del capitalismo del libero mercato, le sorti di un popolo o di un pianeta. Bisogna iniziare a capire che essere troppo ricchi ed essere troppo poveri crea indubbiamente una crisi del sistema che non può reggersi senza equità e senza il rispetto delle persone. Speriamo che si possa voltare pagina, senza affidarsi troppo ad una prersona, ma cambiando la cultura individualista nell'interesse collettivo.

05 novembre 2011

Perchè sempre sulle pensioni dei lavoratori e sui poveri onesti?

Anziana in cerca di cibo

L
e leggi non si fanno solo sugli altri ma si fanno per tutti. Se c'è questa emergenza di voler toccare le pensioni, la panacea di tutti i mali, secondo gli illustri onorevoli, economisti, opinionisti, imprenditori ecc..., perchè non fare prima la legge di togliere i privilegi a chi per primis fa le leggi, come il vitalizio e le agevolazioni? E perchè non si fa pagare la patrimoniale a chi è ricco abbastanza? E perchè non si fa una seria politica per la corruzione e per l'evasione? E perchè non si combattono seriamente le mafie? E perchè non dare ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio candidato? E perchè la politica deve essere intesa come un mestiere, dal quale lucrare? E perchè la rendita finanziaria non deve essere tassata più del reddito da lavoro? E perchè si devono pagare pensioni ricche, quando chi sta a riposo non produce, ma deve pensare a vivere una vecchiaia dignitosa? E perchè non si crea uno Stato veramente efficiente, fatto da persone che lavorano per la collettività e non per alcuni? E perchè non si investe sui cervelli e sulla meritocrazia? E perchè un giovane deve essere costretto ad essere mantenuto dalla famiglia, quando lo Stato dovrebbe provvedere a creare opportunità di lavoro, una formazione professionale e un minimo garantito di sufficienza economica? E perchè quando si parla di pensioni, non ci si accorge di tutte quelle persone anziane sole, che muoiono senza che nessuno s'interessi a loro? Perchè non creare strutture per accogliere queste persone e farle vivere con gli altri, senza bisogno di dare delle pensioni, ma farle vivere gli ultimi anni di vità accuditi e curati, con dignità e affetto?

29 ottobre 2011

Incominciare una fase nuova per il benessere comune.

La sorgente

L
a maggior parte dei cittadini italiani, ma mi permetto di dire anche nel mondo, desiderano fare una vita normale. E per normale s'intende: studiare, lavorare, curarsi, avere un tetto, vestirsi e nutrirsi dignitosamente. Il tutto in un ambiente possibilmente sano, nel quale trovare e sfruttare le risorse sufficienti per godere di questi beni essenziali. Per raggiungere questo semplice obbiettivo, bisogna che una società socialmente evoluta comprenda, che non ci può essere grande divario da chi gode di grandi privilegi e ricchezze, e chi invece non gode di alcun elementare bisogno naturale di sopravvivenza. Questo principio è fondamentale perchè si possa vivere tutti, e dico tutti, in un clima di serenità e di amor comune. La società è formata da singoli cittadini e da nuclei famigliari, questi fanno parte delle risorse umane, dai quali estrarre il benessere che poi serve a tutta la comunità. In una società che si rispecchia in questi valori di solidarietà, ci deve essere una dirigenza composta da uomini molto capaci, i quali in primis devono dare l'esempio di come responsabilmente, si può condurre un popolo a traguardare l'orizzonte del benessere comune, nella visione dell'onestà, della lealtà, della legalità e di una democrazia aperta a valori di libertà nel rispetto degli altri.
Ad oggi non ho mai visto e nè la storia ci ha dato modo di sapere, che l'uomo abbia mai compreso questa semplice ed elementare logica dello stare bene insieme. Anzi, in alcuni casi il progresso tecnologico, e non mai quello sociologico, ha peggiorato la condizione sociale degli individui, raggruppando in poche mani un potere economico stratosferico, che condiziona e impedisce il formarsi di una società dell'umano rispetto di convivenza e di convenienza di vita solidale.
Allora, e mi rivolgo a tutti, ma soprattutto a chi sente il dovere di rappresentarci, consiglierei di lasciare da parte il proprio egoismo e incominciare a seguire la strada dei veri valori della nostra esistenza, rispettando le opinioni e i suggerimenti, raccogliendone i frutti più sani e più sostanziosi per dare avvio ad una fase nuova, che porti tutti i cittadini ad essere più laboriosi e più umili nel rispetto delle leggi, che abbiano come scopo una vita dignitosa per tutti. In una vera società democratica non ci può essere un capo, a cui si lasciano tutte le decisioni, ma la responsabilità di decidere della vita di ognuno di noi, deve essere nelle mani di ogni cittadino, partecipando in prima persona al rispetto delle regole per una migliore e salutare sopravvivenza su un paradiso chiamato "Terra".

24 ottobre 2011

Ancora riforma delle pensioni. Basta!


Merkel e Sarkozy

Più che una riforma delle pensioni, che poi si concentra sull'età pensionabile più alta, si dovrebbe fare la riforma sul welfare, garantendo a tutti i cittadini un minimo di reddito e la fruizione di servizi sociali indispensabili. Ma per fare questo, insieme alla lotta all'evasione, alle liberalizzazioni, alla lotta della corruzione, agli sprechi della politica, al taglio dei privilegi, alla patrimoniale per i più benestanti, bisogna cambiare i politici e tutti coloro che si sostengono da essi. Si ha bisogno di un nuovo modo d'intendere la vita sociale ed economica. Non più leggi in favore dei grandi gruppi e dei grandi finanzieri, ma una politica fatta dai cittadini e per i cittadini, che lavorano, studiano, si curano e si divertono. Una società del benessere comune e della collettività. Niente personalismi ma dare merito alle intelligenze per utilizzarle in favore della comunità e dei più deboli. Ormai, c'è in gioco la sopravvivenza dei popoli e dello stesso pianeta. Pianeta che stiamo maltrattando e distruggendo, non sapendo che chi ne pagheranno le spese siamo noi e solamente noi, ricchi o poveri, forti o deboli, intelligenti o stupidi. Ogni popolo deve poter sfruttare le proprie risorse e il proprio territorio, collaborando con gli altri popoli per scambiarsi le nuove idee e le nuove tecnologie, nel rispetto reciproco e per la salvaguardia dei diritti inalienabili delle persone. Se non si capisce questo, vuol dire che siamo perduti, tutti.

12 ottobre 2011

Il sistema globalizzato di questa economia ci porta allo sfacelo.

Umanità senza speranza.

N
on bisogna essere esperti in economia per capire che il sistema finanziario di questa globalizzazione porta al collasso del pianeta. Vediamo cosa sta succedendo. Il libero mercato, così definito, lascia che siano i consumatori a preferire un prodotto rispetto ad un altro, e fin qui si potrebbe dire che è giusto. Però, chi oggi compra un prodotto piuttosto che un altro, non è libero di scegliere, perchè avendo poca disponibilità di danaro è costretto a comprare il prodotto che costa di meno, senza che sia certo della qualità. Le lobbies delle multinazionali, costringono le imprese a vendere un prodotto a costo basso per rivenderlo al costo che decidono secondo il loro profitto, perchè devono rispondere agli azionisti. Le imprese per vendere ed essere concorrenziali, sono costrette a ridurre i loro costi, sia sulla qualità che sul lavoro, riducendo il personale e scaricando sul sistema sociale il lavoratore disoccupato, che viene escluso automaticamente dall'acquistare i prodotti. Questo andazzo porta ad abbassare lo stipendio dei lavoratori e la loro sicurezza. I morti e le invalidità vengono scaricate sulla sanità e sull'assistenza, impoverendo gli Stati che si sostengono sulle tasse dei cittadini, aggravandoli economicamente. Lo stipendio più basso, oltre a far chiedere allo Stato aiuti sul bisogno delle famiglie, incide sul consumatore che, non avendo molte disponibilità comprerà sempre di meno e peggio. Le case produttrici, a loro volta, siccome non riescono a vendere i prodotti perchè si assottiglia la domanda, sono costrette per stare sul mercato a ridurre ancora il prezzo ed a ridurre ancora la sicurezza e i propri dipendenti. Mentre i grossi capitali e finanzieri, siccome vogliono guadagnare sempre di più, continuano nella loro campagna di acquistare prodotti a basso costo, per far arricchire sempre di più chi sta nei loro guadagni. Così questi pochi ma grandi speculatori si arricchiscono a danno delle masse dei consumatori e lavoratori che si impoveriscono. Le banche a loro volta non prestano danaro se non hanno una contropartita. E la contropartita la possono dare sempre pochi e sempre di meno. Le imprese che possono restare in vita sono sempre di meno perchè non riescono a sopportare più il gioco al ribasso e quindi falliscono. E restano in piedi solo quelli che riescono a speculare e che hanno fondi. Ma anche questi saranno sempre di meno, perchè non essendovi tanti consumatori che possono comprare si assottiglieranno fino a restare o solo uno che farà tutto a suo piacimento, o nessuno perchè una popolazione affamata e senza lavoro, porta allo sconquasso e alla rivoluzione. Morale della storia, quanto tempo ancora vogliamo che duri questo massacro sulla popolazione mondiale e sul profitto a danno del sistema pianeta e del suo ambiente?

24 settembre 2011

Riforma pensioni in danno dei veri lavoratori.

Sede INPS ROMA

In Italia sulle pensioni si fa gratuitamente della retorica, non sapendo i fatti e, soprattutto per creare confusione e divisioni nella nostra società. Si dice che bisogna fare come la Germania: “In Germania si va in pensione a 67 anni mentre noi ci andiamo a 58 anni.” Falso.
Uno di questi esempi illustri di queste esternazioni ambigue, oltre a Casini, economisti e ultima Marcegaglia, è Feltri che è andato in pensione a soli 53 anni, nel 1997. Una pensione d’oro di 347 milioni di lire l’anno, circa 179 mila euro, a carico del Inpgi, l’istituto previdenziale dei giornalisti. Da allora Feltri ha continuato a scrivere e a dirigere giornali, percependo ricchi compensi e spiegando al mondo intero che è meglio per tutti andare in pensione a 67 anni.
Allora, conviene fare chiarezza.
Per prima cosa non bisogna mischiare il bilancio dello Stato con il bilancio dell’INPS.
Lo Stato ha un debito pubblico del 120%, l’INPS ha una situazione patrimoniale netta al 31 dicembre per un attivo di 43,5 miliardi.
L’INPS ha entrate distinte e indirizzate alla Previdenza che nulla hanno a vedere con le spese pubbliche dello Stato.
Lo Stato trasferisce ogni anno all’INPS 84 miliardi di euro, per erogare prestazioni assistenziali, prelevando soldi dalla previdenza pagata dai lavoratori a titolo di pensione.
Su 280 miliardi di uscite annuali, solo il 60% va in pensioni di vecchiaia e anzianità, il restante 40% viene elargito a titolo di pensioni di invalidità, inabilità, reversibilità indirette e sociali così come risulta dall’ultimo rapporto di bilancio INPS 2010.
L’erogazione delle pensioni è al lordo delle trattenute IRPEF, quindi ai 280 miliardi di euro erogati dall’INPS c’è da togliere l’IRPEF che ritorna nelle casse dello Stato (40 miliardi di euro).
All’interno dell’istituto previdenziale, il comparto dei dipendenti ha un attivo di 10 miliardi, così come quello dei parasubordinati, e che il fondo lavoratori dipendenti eroga pensioni medie annue di 11.107 euro.
Poi ci sono comparti come quello dei coltivatori diretti con passivo di 4 miliardi, quello degli artigiani con passivo di 5 miliardi, quello degli elettrici con passivo di 2 miliardi, quello dei trasporti con passivo di 1 miliardo, quello del Clero con passivo di 2 miliardi e c’è anche quello dei dirigenti (ex Inpdai) con passivo di 2 miliardi, ma nonostante questo l`importo medio delle pensioni erogate dal fondo Inpdai è circa 150.000 euro.
Il riferimento che è uso, tra coloro che pur di non toccare la patrimoniale, o fare una legge seria per l’evasione fiscale, o combattere la corruzione e le spese della politica, è sempre quello legato alla Germania, omettendo però di raccontare alcune cose.
Secondo l’ultima rilevazione 2011 riferita ai dati del Rentenversicherung tedesco l’età pensionabile l’anno scorso è passata dai 63,5 anni ai 63,8 di media per gli uomini e da 62,9 ai 63,3 anni di media per le donne a partire dal 1993, quando è iniziata la rilevazione statistica.
La legge prevede per i pensionati tedeschi a partire dal 2012 l’incremento di oltre un mese di lavoro in più per ogni anno fino al 2029, così da raggiungere l’età dai 65 anni attuali ai 67 anni futuri,spalmando cosí l’intero processo sull’arco di 17 anni.
Ma il sistema tedesco ha anche regole che possono far anticipare l’età di pensionamento, come i lavori usuranti o la contribuzione massima che possono ridurre di 5 anni l’età al pensionamento. Le donne hanno uno sconto di 3 anni per ogni figlio che nasce.
Si può andare in pensione avendo raggiunto i 35 anni di contribuzione ma avere un disincentivo del 3,6% ogni anno che manca al raggiungimento dei 65 anni.
Inoltre, il lavoratore dipendente tedesco versa per contributi previdenziali il 19,2% del suo salario.
In Italia il lavoratore dipendente versa in contributi previdenziali il 33% del suo salario.
Vediamo le condizioni attuali dopo i vari aggiustamenti di questo governo che danno diritto al pensionamento italiano:
Pensione di Vecchiaia 65 anni + 1 anno di finestra mobile per i dipendenti e 1,5 anni in più per gli autonomi. = 66 anni
Pensione di Anzianità dal 1/1/2013 quota 97 ovvero 63 anni d’età + 1 anno di finestra mobile = 64 anni
Pensione di Anzianità Contributiva 40 anni + 1 anno di finestra mobile + 3 mesi = 41,3 anni di versamenti indipendentemente dall’età
Pensione delle donne 60 + 1 anno di finestra mobile a salire fino a 66 anni nell’arco di 10 anni.
Quindi, siamo molto vicini già alle condizioni della Germania, versando però il 70% in più di trattenute previdenziali rispetto ai tedeschi.
L’ultima rilevazione Istat vede il 71,9% dei pensionati non superare i 1.000 euro mensili.
Il 45,9% delle pensioni ha importi mensili addirittura inferiori a 500 euro, mentre il 26% ha importi mensili compresi tra 500 e mille euro.
Poi, invece si omette di parlare delle ingiuste “pensioni d’oro” erogate con cifre vicine ai 1000 €uro al giorno. E tra questi ci sono proprio quei personaggi che hanno contribuito a fare le riforme previdenziali.
Quando, invece, sarebbe necessario creare un tetto massimo oltre il quale nessun pensionato potrebbe pretendere cifre esorbitanti per anni di vita senza lavoro.
Per non parlare del fatto che alzando ancora l’età pensionabile, nessuno dice che fine farebbero quei lavoratori licenziati e coloro che si trovano in mobilità che starebbero per raggiungere i requisiti dopo oltre 35/40 di contributi già versati.

Sono alcune considerazioni sulle verità nascoste dello stato sociale italiano.


26 giugno 2011

Di Pietro e Berlusconi, la coppia inedita.


Di Pietro e Berlusconi


Caro Di Pietro, hai fatto un flop.
E' stato un grave errore farsi abbindolare da Berlusconi. Addirittura, dopo tanta veemenza politica contro Berlusconi e il suo governo, adesso gli tendi una mano e gli dici che voteresti le sue leggi se condivise, quando sai benissimo che sono state sempre leggi ad hoc per lui e per gli amici degli amici. Ci dici che non sei di sinistra, ma poi stai col centrosinistra, aspettando che Bersani decida il da farsi. Dopo questo colloquio con Berlusconi, che non hai detto su che cosa si basava, improvvisamente hai cambiato politica. Credo che questa tua svolta ti farà perdere molti punti, e mi dispiace che una persona attenta come te non si accorga di questo. La gente me compreso capisce che c'è qualcosa che non quadra, all'improvviso l'uomo Silvio ti fa tenerezza, quando tu stesso ci hai detto che è un corruttore, un piduista e complice di cricche affaristiche a danno della comunità. Non te ne accorgi ma somigli a un tale Scilipoti, che tu stesso hai condannato per la scelta scellerata, che a noi cittadini sta costando molto. Cosa c'è di opaco che noi non sappiamo? Perchè questo repentino cambiamento di rotta? Sarebbe opportuno che tu chiarisca una svolta improvvida per farci capire, altrimenti non potresti più godere della fiducia che fino ad oggi hai ricevuto da milioni di persone. A guadagnarsi la fiducia ci vuole molto, ma a perderla basta un niente o un voltafaccia.

10 giugno 2011

Referendum 12 e 13 Giugno, 4 Si per cambiare l'Italia!

Urne da riempire con 4 SI

Referendum 12 e 13 Giugno 2011

Il Referendum è uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Co­sti­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, e l’esito re­fe­ren­da­rio è una fonte del di­ritto pri­ma­ria che vin­cola i le­gi­sla­tori al ri­spetto della vo­lontà del po­polo. Sono quat­tro le ti­po­lo­gie di re­fe­ren­dum con­tem­plate dalla Co­sti­tu­zione italiana:

  • il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge,
  • quello sulle leggi co­sti­tu­zio­nali e di re­vi­sione costituzionale,
  • quello ri­guar­dante la fu­sione di re­gioni esi­stenti o la crea­zione di nuove regioni,
  • quello ri­guar­dante il pas­sag­gio da una Re­gione ad un’altra di Pro­vince o Comuni.

Il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge (ar­ti­colo 75) si uti­lizza come so­lu­zione per abo­lire una legge già esi­stente o parte di questa.

Do­me­nica 12 giu­gno 2011, dalle 8:00 alle 22:00 e Lu­nedì 13 giu­gno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.

I cit­ta­dini ita­liani sono chia­mati ad espri­mere il pro­prio voto su 4 que­siti referendari.

L’elettore, per vo­tare, deve esi­bire al pre­si­dente del seg­gio la tes­sera elet­to­rale ed un do­cu­mento di riconoscimento.

L’elettore ri­ceve da un com­po­nente del seg­gio 4 schede di di­verso colore:

Il voto “SI”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di abro­gare la nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.

Il voto “NO”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di man­te­nere la vi­gente nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.

Se non an­dranno a vo­tare il 50% + 1 de­gli aventi di­ritto i re­fe­ren­dum non sa­ranno validi.

Quat­tro sì per cam­biare l’Italia

Un suc­cesso dei SI al Re­fe­ren­dum co­strin­ge­rebbe la po­li­tica a fare i conti con la vo­lontà dei cit­ta­dini. L’impegno delle mo­bi­li­ta­zioni so­ciali non si li­mi­te­rebbe a ma­ni­fe­sta­zioni fi­nora ina­scol­tate, ma can­cel­le­rebbe al­cune delle peg­giori leggi in­tro­dotte dal governo.

Que­sito n. 1 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione af­fi­da­mento ser­vi­zio ad ope­ra­tori privati

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO

“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.

Que­sito n. 2 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione cal­colo ta­riffa se­condo lo­gi­che di “mercato”

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.

Que­sito n. 3 – re­fe­ren­dum ener­gia nucleare

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”

Que­sito n. 4 – re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO

“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.

18 maggio 2011

Alle elezioni ipocrisia o ignoranza dei politici?

Pisapia e Moratti

I
pocrisia o ignoranza dei politici. Durante le elezioni, come sta succedendo anche in queste Amministrative, in modo particolare a Milano, se ne sentono di tutti i colori. Tutti i candidati dei partiti fanno promesse che poi difficilmente mantengono e spesso in contraddizione tra loro. Ma, la cosa che mi colpisce di più è il fatto di credere di sapere che in una città o nel Paese ci siano i voti prestabiliti e confezionati a seconda dell'uso che si vuole farne. E mi riferisco a tutte quelle forze in campo che dichiarano spudoratamente come i voti delle precedenti tornate elettorali siano stati messi in un calderone da cui si può pescare a piacere a seconda della convenienza. Mi spiego con un esempio. La coalizione di una parte X(Moratti) di uno schieramento che ha ricevuto meno voti alle elezioni di un sindaco di una città rispetto ad uno schieramento Y(Pisapia) che ha ricevuto più voti, e che alle precedenti elezioni aveva ricevuto la maggioranza per cui aveva governato la città; nel ballottaggio per decidere chi, tra i due contendenti, che fanno parte di due coalizioni diverse, deve vincere le elezioni e quindi governare, si esce col paradosso che, siccome alle precedenti elezioni ha avuto più voti, può contare su un pacchetto di voti non espressi nè per l'uno nè per l'altro, come se fosse un tesoretto personale, da cui pescare per poter capovolgere a proprio favore il ballottaggio e quindi vincere le elezioni come aveva fatto nella precedente tornata elettorale. Ragionare in questo modo è pura follia e antiliberale, perchè le elezioni vengono indette proprie perchè la gente è libera di scegliere secondo le proprie convinzioni, interessi o simpatie, il candidato o la parte politica che più gli aggrada, non solo, ma a votare non è sempre la stessa gente, ci sono quelli che nel frattempo sono passati ad altra vita, chi si è trasferito e viceversa ci sono quelli che votano per la prima volta e chi è diventato nuovo residente, ci sono nuovi candidati, nuove forze in campo. Altrimenti, le elezioni sarebbero solo un iter burocratico o una prassi decisa da chi già governa. Quindi, sarebbe opportuno e giusto che fare riferimenti alla precedente elezioni, sia un raffronto solo delle differenze espresse dagli elettori, ma pensare che tutto si è fermato alle elezioni precedenti come se nel frattempo non sia successo niente è veramente odioso e ipocrita se non corroborato da una buona dose di ignoranza.

28 febbraio 2011

Un governo arroccato solo per difendere il suo leader.

Manifestazione delle donne

L
a situazione attuale è che c'è un governo legittimato dagli italiani e da una legge chiamata "porcata", con la quale c'è stato un premio di maggioranza che ha messo in netta minoranza l'opposizione. Il governo anche avendo avuto una maggioranza ampia, è quasi sempre ricorso a mettere la fiducia e fino ad oggi non è riuscito a fare una riforma vera, come aveva promesso agli elettori. Da quasi un anno, dal governo è uscito un gruppo di parlamentari cospicuo che chiedeva più democrazia all'interno del Pdl, che se non fosse stato per alcuni parlamentari dell'opposizione che si sono ritrovati nella maggioranza, il governo sarebbe caduto. Detto ciò, quindi, aldilà dei presunti reati che il PM e il Gip contestano al capo di governo, questa risicata e confusa maggioranza non riesce a governare il Paese come dovrebbe. Berlusconi, fino a quando non prenderà atto di questo stato di cose e fino a quando una maggioranza dei numeri in Parlamento ci sarà, l'Italia purtroppo è condannata a stare in surplace. Da molte parti delle istituzioni e da tutta l'opposizione si era chiesto a Berlusconi di fare un passo indietro, e di fare un'altro nome nella maggioranza che avrebbe potuto avere una più larga adesione per fare riforme che veramente servono al Paese, come la legge su un federalismo condiviso da una più ampia maggioranza, una legge sul fisco più equo, una legge per fare la riforma delle istituzioni e della giustizia più giusta e più celere, una legge per ridurre il numero dei parlamentari, e una legge elettorale che lasciasse ai cittadini la libertà di decidere la scelta dei suoi rappresentanti. Invece, Berlusconi non vuole lasciare il potere, perchè sa che non potrebbe più organizzarsi delle leggi adpersonam per evitare i processi e non per affrontarli, come facciamo tutti noi comuni mortali (di avvocati bravi ne ha a iosa), quindi si lega alla Lega di Bossi e costringe gli italiani, in modo particolare noi del Sud, a subire leggi in favore del Nord, vedasi le milleproroghe e un federalismo confuso e squilibrato fiscalmente. Ora, si dice che l'opposizione non è in grado di formare delle proposte ed un leader. Ma a che serve se Berlusconi continua a non voler lasciare? E' vero anche che non c'è una linea ben precisa di che cosa fare, ma la situazione è bloccata, perchè la maggioranza non vuol saperne di cambiare atteggiamento in favore di una politica che faccia quelle riforme che servono ai cittadini, perchè arroccata a difendere il suo leader costi quel che costi. In questa fase di stallo è logico poi che ogni partito ed ogni leader fa la politica che più gli è consona, mentre nel frattempo c'è una piazza e milioni di persone fuori dal Parlamento, che nell'attesa sta cercando di far sentire la propria voce, richiamando la politica alle sue responsabilità, ed a lungo andare, qualcuno la dovrà pur sentire volente o nolente.

15 febbraio 2011

Esodo disastroso della globalizzazione..

Barcone della speranza

Il sistema attualmente in vigore nel mondo della globalizzazione del mercato libero, è un sistema disastroso. Le multinazionali dei grandi capitali, per fare profitto aprono e investono nei paesi sottosviluppati e poveri, corrompendo i governi e i governanti. Questo porta a creare, in parte ad uno sviluppo tecnologico del territorio e ad un consumismo accellerato delle risorse, in parte ad arricchire una casta di comando, facendo illudere la massa che il proprio paese sarà più forte e concorrenziale di un altro. In realtà, chi si arricchisce sono gli speculatori e gli arraffatori, invece la massa è schiavizzata a lavorare e sopravvivere in condizioni di assoluta assenza di regole democratiche. Allora, succede che quando i cittadini si rendono conto che sono diventati schiavi di un sistema squilibrato e affamati, tendono a ribellarsi ed a emigrare verso paesi che vivono una situazione meno coercitiva. Ma, questi paesi ospitanti, a lungo andare, non potranno rispondere alla grande richiesta di lavoro e di cibo dei grandi flussi d'immigrazione, perchè al loro interno si sono create altre fratture nella propria società, dove i ricchi sono più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, in conseguenza degli investimenti che sono andati in altri paesi ancora da sfruttare. Pertanto, si potrà avere fra non molto che alcuni paesi cosiddetti ricchi avranno una popolazione più che raddoppiata, composta in larga parte da stranieri, mentre nei paesi poveri si avrà una popolazione dimezzata per gli esodi e per aumento di morti per povertà. Questa situazione porterà ad una esplosione nei paesi ospitanti, in quanto non potranno sopportare l'invasione enorme. Quindi, c'è il rischio evidente di una catastrofe sociale, che può avere conseguenze inimagginabili. Invece, la soluzione più equilibrata sarebbe che in ogni paese si producesse il giusto necessario per il bisogno della popolazione, che comunque dovrebbe regolare la crescita demografica, in modo tale che non ci sia un aunmento abnorme della popolazione, altrimenti non basterebbero le risorse naturali per soddisfarla. Ma per arrivare a questo si dovrebbe fare una politica internazionale, che coinvolga tutti i governi del mondo a pensare ad una ridistribuzione e ad un riequilibrio sociale, dove l'uomo si senta uguale agli altri e protagonista della sua vita, che non deve essere l'aspirazione della ricchezza materiale, ma viverla nella pacificazione e nel giusto rispetto del suo habitat.

31 gennaio 2011

Il Paese si prepari al dopo Berlusconi.

Silvio Berlusconi

B
erlusconi ha gettato alle ortiche la possibilità di dare al paese quelle riforme necessarie per far risalire la china e farlo diventare un paese di eccelenza nel panorama euoropeo e internazionale. Perciò ha dimostrato incapacità politica. La sua capacità l'ha dimostrata ampiamente negli affari personali e nello sfruttare bene la comunicazione e i suoi mezzi di comunicazione per acquisire più voti e farsi eleggere. Si è fatto condizionare molto dalla Lega di Bossi subendone la ricattabilità politica. Non ha saputo tenere a freno la sua arroganza nei riguardi degli stessi alleati degli ex AN, con i quali avrebbe potuto rinforzare il suo stesso partito. Si è lasciato prendere la mano. Non è stato consigliato bene dai suoi stessi dirigenti ad adottare una politica che guardasse meglio ad un equilibrio fiscale tra chi possiede molto e paga poco perchè dichiara poco, e chi possiede poco e paga molto perchè è costretto a dichiarare alla fonte, come non è riuscito ad investire sulle tante risorse umane dei tanti giovani e dei tanti cervelli. Quindi, si è lasciato trascinare dall'onda sinuosa senza prendere la giusta rotta, che lo avrebbe messo in condizione di essere il vero protagonista positivo della scena politica italiana. Ora, chiudendo la lunga fase berlusconiana, la strada maestra per ricucire e dare uno sbocco al paese è quella di creare (come ha consigliato D'Alema, ma non perchè lo ha detto lui) una alleanza di tutte quelle forze responsabili e capaci di qualsiasi schieramento, che abbiano il fine categorico di fare poche ma essenziali leggi. Iniziando da un fisco equo (redditometro), chi più ha più paga e chi meno ha meno paga, una detassazione sul lavoro per attrarre gli investimenti, una riforma più moderna ma solidale del Welfare, una lotta severa all'evasione e agli abusi ("Presa diretta" su Rai3, ha evidenziato lo sconquasso del territorio), una legge elettorale dove l'elettore si sceglie il suo rappresentante, riduzione degli onorevoli e senatori, eliminazione delle provincie, trasparenza dei redditi prima di entrare in carica e dopo il mandato compresi i componenti famigliari. Insomma, quelle poche riforme fondamentali condivise in larga maggioranza che fanno del nostro Paese un modello di correttezza, nel quale si formano due schieramenti che si danno battaglia con lo scopo di gareggiare per migliorare il benessere e la vivibilità dei cittadini, senza che si muniscano di colla speciale per non staccarsi da quelle poltrone per interessi puramente personali.