12 luglio 2007

Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano


Illustre Sig. Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
mi chiamo Raffaele Innato e sono cittadino italiano.
Mi rivolgo a Lei perchè è persona molto sensibile e importante.
Io ho appena concluso i miei 57 anni di età, rispetto ai Suoi che sono di 82 buone e intense primavere.
In tutti questi anni della mia vita, ho inseguito il sogno irrealizzato di una politica che guardasse agli interessi e alle aspettative dei più deboli, che creasse le premesse per realizzare una società basata sui valori dell'uguaglianza e sul rispetto della giustizia e che tenesse conto della solidarietà tra gli uomini per creare una pace vera, senza bisogno di ricorrere alla guerra per interessi che sono sempre di parte.
Io, come milioni di persone che hanno creduto ad un mondo socialista, mi sono sempre attivato per poter realizzare una società, dove avremmo trovato benessere e piacere di vivere in una grande comunità di persone per bene, nella quale, ognuno nel proprio ruolo e nel proprio lavoro, avrebbe contribuito a far crescere l'umana consapevolezza che tutti abbiamo bisogno di vivere questo lasso di tempo della nostra breve apparizione sulla Terra con amore.
Io, essendo figlio di un operaio galantuomo e di una casalinga amorevole, che hanno sacrificato un' intera vita per migliorare la vita dei propri quattro figli e la nostra società. Ho percepito da subito quanto dovesse essere difficile crearsi un percorso, che poi avrebbe potuto dare soddisfazioni e una vita dignitosa. Così, ho studiato e mi sono diplomato, non desistendo dal partecipare attivamente alle lotte per i legittimi diritti od a tutte quelle manifestazioni che richiamavano quella giustizia sociale, a cui ho sempre creduto ma che è sempre stata assente. Ho militato nel nostro partito e finanche partecipato nella mia città al "servizio d'ordine" del P.C.I. già con E. Berlinguer, poi con Natta, Occhetto, D'Alema, Veltroni…Quando Lei è venuto a Taranto da Ministro dell'Interno l'ho salutata con affetto e con ammirazione, perché ho sempre creduto e seguito il grande ideale di una società con eguali diritti, ed ero commosso ed emozionato, quando dai Suoi discorsi e dai discorsi dei dirigenti del partito, ascoltavo quelle frasi importanti dai contenuti alti di libertà, di democrazia, di lavoro per tutti, di benessere per le classi meno abbienti, pronunciate con enfasi e con sincera passione. Mi facevano sentire più fiducioso, meno debole, tanto che camminavo a testa alta perché fiero di perseguire la giusta strada, che mi avrebbe reso giustizia delle tante lotte e dai tanti sacrifici quotidiani.
Quando c'erano le elezioni politiche o amministrative, non avevo alcun dubbio, il mio voto era scontato. Ogni volta, la mia grande speranza era che il mio partito doveva governare, perché avrebbe saputo distribuire meglio la ricchezza del Paese e avrebbe costruito un futuro migliore per i tanti milioni di donne e di uomini che da sempre vivono in condizioni precarie. Quindi, mi prodigavo a divulgare in tutti i luoghi da me frequentati, dal posto di lavoro rinunciando di fatto alla carriera, alla strada con gli amici e i conoscenti dedicando gratuitamente molto del mio tempo libero. Nelle manifestazioni e con gli scioperi mi sono sempre speso per rafforzare quei sentimenti e quelle frasi forti che mi ridondavano frequentemente, le facevo mie. Poi, dopo le note peripezie e cambiamenti con divisioni interne del P.C.I., P.D.S., D.S., prossimo P.D., dal lungo tunnel dell'opposizione, già come D.S., si è passati, finalmente, a governare come centrosinistra: dalle grandi parole ai fatti. Grandi speranze e aspettative per milioni di italiani che aspettavano da una vita questo importante evento. Poi, invece, qualche barlume di luce e molte delusioni. Giustificate con motivazioni diverse: di congiuntura, di debiti pregressi, di eredità ricevute da errori e così via. Perciò, una impossibilità di governare per il bene comune delle persone comuni. Anzi, allargando ed espandendo il lavoro precario col beneplacito dei rappresentanti di tutte quelle categorie che vogliono bene a quei giovani, figli di genitori che contano poco. Ai quali non riconosciamo alcun futuro e nessuna certezza.
La situazione attuale è obnubilata. Da una parte si dice che abbiamo poche risorse economiche per favorire i giovani e le persone meno abbienti, però dall'altra ci sono quasi 10.000 militari impegnati in zone di guerra con costi esosi. Da una parte vogliamo ridurre le spese dello Stato sociale, però dall'altra manteniamo i grandi privilegi per i rappresentanti e i funzionari dello Stato. Da una parte vogliamo riformare la Previdenza sociale allungando l'età pensionabile, però dall'altra non si riportano i benefici previdenziali dei politici alla stessa stregua degli altri normali pensionati e non si riducono le pensioni privilegiate. Da una parte si parla di lavoratori in esubero nella Pubblica amministrazione, però dall'altra non si riducono il numero dei politici e degli amministratori.
Da una parte si dice che l'età di aspettativa di vita si è allungata, però dall'altra ci sono più di 1300 lavoratori, per la maggior parte giovani, che ogni anno muoiono di incidenti sul lavoro, ancora di più per incidenti stradali, per non parlare di morti sempre più numerosi per malattie d'inquinamento dell'ambiente o di malattie e incidenti invalidanti.
Da una parte si parla di maggiore sicurezza nelle città e far aumentare le Forze dell'ordine, però dall'altra si tolgono migliaia di poliziotti dall'ordine pubblico con le scorte ai politici e non solo.
Da una parte si dice di investire sulla meritocrazia, però dall'altra alimentiamo il nepotismo.
Da una parte si dice di fare la suddivisione dei rifiuti per riciclare, però dall'altra si permette che i rifiuti non si raccolgono dalle strade, lasciando gli operatori ecologici a non intervenire per mancanza di mezzi. Da una parte ci sono i cani imbellettati e ben curati trattati da persone, dall'altra ci sono le persone tra i rifiuti alla ricerca di cibo e trattati da cani… Insomma, ingiustizie, sprechi e contraddizioni che non agevolano un clima di pacificazione e di solidarietà umana.
Ora, caro il mio Presidente, Lei è persona di potere. E' il massimo esponente istituzionale della nostra Repubblica. Certamente non ha tutti i poteri e non ha la famosa bacchetta magica che risolve di colpo tutti i problemi e che riporta tutte le cose sul giusto binario della equità. Però Lei è persona che nella Sua vita ha profuso pensieri, idee e valori di legalità, eguaglianza, di democrazia sociale, di parità di diritti e doveri. Da un anno Lei Signor Presidente, ha una carica istituzionale molto importante che Le fa onore. Vive e risiede al palazzo del Quirinale, in un bel giardino dall'aria salubre su una superficie di 4 ettari. E' attorniato dal "reggimento dei corazzieri". Gode della collaborazione di centinaia di addetti che si prodigano a supportarLa per agevolare la Sua dimora, preoccupandosi di organizzare e sistemare al meglio tutto ciò per cui ha bisogno: la Sua persona, la Sua consorte ed il compito per cui Lei deve svolgere per il suo mandato. Inoltre, può scegliere di vivere nella tenuta Presidenziale di Castelporziano, presso Roma, e Villa Rosebery, a Napoli. Lo stanziamento nel 2006 per la Presidenza della Repubblica è stato di 217 milioni di euro. Legittimamente e legalmente ne ha tutto il diritto. Lo prevede la nostra Costituzione. Però, se me Lo permette, Lei ha sempre parlato bene da socialista e del "socialismo democratico", ha scritto più di un libro sull'argomento. Per questo ideale ha lottato, studiato ed è stato eletto al Parlamento come rappresentante del popolo più volte, stando quasi sempre all'opposizione. E' stato eletto Presidente della Camera ed ha fatto anche parte del Governo come Ministro nel Governo Prodi, oltre ad essere Senatore a vita. Questo dimostra che Lei ha dato molto alla politica, ma che ha avuto anche molto dalla politica.
Ebbene, da umile cittadino seguace socialista ed idealista, quale io sono stato, privo di privilegi, mi piacerebbe e ne sarei orgoglioso che Lei, appassionato della politica che ne ha fatto una Sua professione e che ha raggiunto la massima carica dello Stato, facesse un gesto di coerenza politica per confermare, quanto delle Sue idee socialiste riformiste dichiarate vivono e s'incarnano nella Sua persona. Un gesto personale non, necessariamente, istituzionale, con risorse personali in favore del Suo ideale che Le ha permesso di raggiungere una grande notorietà mondiale e anche un benessere economico significativo, perché promuova con fondi reali un progetto per la realizzazione di una piccola modesta comunità laica da portare da esempio, dove i bambini prima e le persone tutte si possano sentire uguali, senza distinzione di alcun genere. Dove tutti possano studiare secondo le capacità intellettive. Dove chi ha le capacità possa affermarsi, ma per aiutare chi di capacità ne ha meno. Dove s'impara a toccare la solidarietà degli uomini e dove nessuno possa sentirsi al di sopra delle parti. Dove tutti capiscano che conviene stare uniti per raggiungere gli obiettivi che fanno bene alla collettività. Dove Lei Signor Presidente non si deve sentire obbligato a camminare con la scorta o con le auto blu o attorniato da persone in divisa, dove si può mischiare con la gente normale, parlare e vivere con loro. Lì, con la gente che ha bisogno di attuare le Sue idee di riforme vere, dove si toccano i problemi del quotidiano, dove non si vive più soli emarginati ma insieme a collaborare ed aiutarsi. Così da assaporare la gioia di vedere, finalmente, iniziata la reale rivoluzione democratica di una società più giusta e più equa, per la quale Lei ed io, con ruoli e modi diversi, ci siamo battuti e continuiamo a batterci per seguire quell'orizzonte che illumini le menti a vivere una vita nella semplicità, nella pace e con amore, di cui ne abbiamo un enorme bisogno.
Certo della Sua sensibilità La ringrazio anticipatamente.
Un caro saluto da una persona semplice che per il bene dell'umanità, continua a credere che solo nella socialità e solidarietà degli uomini ci possa essere benessere e pace.

"L'isolamento dalle persone, il rifiuto di convivere con gli altri porta inevitabilmente alla morte dell'individuo." (Raffaele Innato)






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