
Palazzo Ghigi
La politica italiana è bloccata dal fatto che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in diverse dichiarazioni rilasciate alla stampa, e non solo, ha avanzato l'ipotesi che i processi penali (tutti legati alla sua attività imprenditoriale) a cui è stato sottoposto a più riprese, costituirebbero una manifesta persecuzione giudiziaria orchestrata dalle "toghe rosse", cioè da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra, che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica, nonostante le prime indagini siano di gran lunga precedenti (1979) alla sua "discesa in campo" (1994), dichiarando che la magistratura è contro di lui, impedendogli di governare contro le ragioni della sua legittima elezione. Quindi, il suo potere esecutivo è messo a rischio da un'altro potere quello "giudiziario", che a sua volta non è eletto dal popolo. L'esigenza che da più parti si mette in evidenza è che c'è bisogno di una legge costituzionale, la quale dia garanzia al capo del governo di governare perchè è il popolo che lo chiede e per i tanti problemi che il Paese deve affrontare per uscire dalla crisi economica ed istituzionale. Ora diamo per scontato che il capo del governo abbia le sue ragioni di impedimento a governare senza avere l'assillo dei procedimenti giudiziari che ci sono, come sono anche evidenti le ragioni della magistratura a voler procedere su reati ascritti contro Berlusconi. Allora, come trovare a sbrogliare la matassa. Diamo la possibilità a Berlusconi di svolgere il suo compito di capo del governo, sospendiamo i processi pregressi a suo carico fino a quando il governo cade, o per fine legislatura o per mancanza di fiducia o per evidenti ragioni di non proseguimento dell'attività di questo governo. Rimanendo il fatto che lui può decidere di farsi processare anche durante il suo governo. Dopodichè la magistratura deve continuare con le indagini senza impedimento. Berlusconi, però in questo frangente deve liberarsi del suo patrimonio e non deve sfruttare le sue proprietà per influenzare l'opinione pubblica, nè può esprimere giudizi contro il potere giudiziario, nè partecipare a nuove elezioni nel paese, nè essere capo di un partito, pena la sua caduta dall'incarico. Ha la sua sede di governo, ha il suo stipendio di capo dell'esecutivo e riceve tutte le attenzioni e i privilegi di un capo di governo. Terminato il suo incarico, deve rispondere alla magistratura per farsi processare, e finchè durano i suoi processi non prescrivibili, non è più candidabile a nessuna carica dello Stato italiano, fino a quando non è dimostrata la sua innocenza dopo i tre gradi di giudizio. Tutte le leggi che verranno promulgate durante il suo incarico non possono essere retroattive, cioè non adpersonam. Non solo, ma in caso di condanna, deve scontare oltre la pena prevista anche il periodo di tempo per cui non ha voluto sottoporsi ai processi. La legge è uguale per tutti e tutti devono rispettarla in misura uguale, ma chi riceve un privilegio che gli altri non hanno, in caso di condanna deve pagare di più degli altri.