30 dicembre 2010

Gli auguri per un anno nuovo già intaccato da rincari.

Tutti gli italiani si preparano a festeggiare il nuovo anno. Ognuno spera e si augura che il nuovo anno potrà essere migliore del 2010. Tutti a farci gli auguri e a incoraggiarci ad essere più ottimisti. Però, il 2011 si preannuncia non proprio roseo per le famiglie italiane. Le associazioni dei consumatori riunite hanno già forniti alcuni dati: forti rincari per cibo, benzina, trasporti, polizze e tariffe che, peseranno su ciascuna famiglia nel prossimo anno per circa 1.000 euro. Una dura stangata. Al primo posto della classifica dei rincari c'è la voce trasporti, treni, benzina, e pedaggi stradali con un aggravio per le famiglie di circa 195 euro. Al secondo posto, gli alimentari con 191 euro in più l'anno. A seguire, luce, acqua, gas, elettricità e rifiuti che costeranno alle famiglie 189 euro in più. Ma anche altri settori saranno la croce delle famiglie italiane nel prossimo anno: banche e assicurazioni, in particolare secondo l'indagine dei consumatori aumenterà la responsabilità civile per le auto. Si parla di un aggravio per famiglia di 1.106 euro per il prossimo anno: 267 euro per gli alimentari, 122 euro per i treni, compresi quelli dei pendolari, 41 euro per il servizio di trasporto pubblico locale, 65 euro per i servizi bancari, 105 euro per Rc auto, 3 euro per le tariffe autostradali, 161 euro per le bollette, 131 euro per i carburanti e infine, 87 euro per la benzina. Questa è la situazione reale del futuro che attende milioni di famiglie italiane per colpa di un governo che, impegnato ad occuparsi di leggi adpersonam, adcriccam e tagli alla scuola pubblica, alla ricerca e alla speranza dei giovani, per rimanere ben saldi sulle poltrone, ha trascurato le famiglie ignorandone le reali difficoltà, creando un'ingiustizia sociale sempre più grave. Continuano a propagandare che le tasse non sono aumentate e che non mettono mano nelle tasche dei cittadini. La realtà dimostra, invece, che hanno tolto anche le tasche ai cittadini. I tagli del governo e del ministro Tremonti agli enti locali, hanno fatto sì che questi non avessero altra scelta che scaricare sulle famiglie la maggior parte della riduzione dei trasferimenti, aumentando i costi dei servizi. Il risultato è che hanno impoverito i più deboli e arricchito i più ricchi, lasciando che l'evasione fiscale sia sempre alta. Occorrerebbe invece un sistema fiscale, con processi di detassazione riservate a quelle famiglie a basso e mediobasso reddito fisso, lavoratori dipendenti, autononi e pensionati, che sono i più colpiti. Servirebbe colpire i grandi patrimoni e le speculazioni finanziarie, perchè è inaccettabile che la crisi economica colpisca in maniera profondamente disuguale i cittadini e che a pagarne il prezzo siano sempre le fasce più deboli. Perciò, se vogliamo che il nuovo anno sia migliore del 2010, dobbiamo farci l'augurio che questo governo se ne vada a casa, per essere sostituito da un governo composto da persone più responsabili, che abbia come prospettiva la ricrescita di questo Paese culturalmente, economicamente e politicamente per il benessere comune e non per interessi dei pochi e per giunta arroganti.

12 dicembre 2010

Da Vendola aspettiamo concretezza.

Nichi Vendola

C
aro Nichi,
sono un uomo di sinistra e come tale seguo con molta attenzione l'evolversi delle problematiche nella politica nostrana. Seguo in modo appassionato e condivido la tua ascesa nella politica nazionale e internazionale. Tutte le volte che sei venuto a Taranto (e in una occasione ho avuto il piacere di donarti un mio libro) mi sono sempre emozionato e commosso, ascoltandoti con la tua capacità di esprimere un linguaggio, per certi aspetti nuovo, che cerca di infondere il suo significato nella speranza di un nuovo modo di interpretare la politica, fatto di solidarietà, di benessere comune, di legalità, di uguaglianza nel rispetto delle leggi, del rispetto del clima e dell'ambiente, e di rispetto della persona nelle diversità. Sono valori che ognuno di noi dovrebbe avere nel suo DNA senza bisogno di mettere delle regole. In Italia e anche fuori dai nostri confini, stai ricevendo molta stima e riconoscimenti, anche da personalità che non si riconoscono nella sinistra tradizionale, questo è motivo di orgoglio per un corregionale, che come me, vede affiorarsi la possibilità che qualcosa cambi in meglio, finalmente, in questo bailamme politico, dove non si capisce qual'è la testa o la coda di un ideale di vita. Si discute sempre di ciò che di male fà la parte avversa e che si dovrebbe cambiare la politica in favore del benessere economico e sociale per il bene del Paese. Però, registro da sempre che chi viene eletto al governo del Paese, intende per bene del Paese il proprio bene, dei famigliari, dei parenti, degli amici, dei gruppi di appartenenza e delle lobby. Accontentando tutte le persone più o meno vicine di partito o di appartenenza agli interessi personali o di bottega. Si cerca di fare qualche riforma che dia una parvenza di riconoscimenti ai meritevoli, ma che in effetti sistema meglio degli incarichi e privilegia i già privilegiati, e si accontenta il popolo distribuendo spiccioli qua e là, come aiuto ai bisognosi che possono tirare a campicchiare, e ai quali ogni tanto si riconosce qualche merito come regalia da spettacolarizzare all'opinione pubblica. Molti tuoi avversari, a cominciare dai partiti di centrosinistra, ti temono, e per svilire un consenso che per te si sta ampliando molto, dichiarano che usi belle parole, frasi accattivanti, hai capacità di raccogliere consensi, ti chiamano il Berlusconi di sinistra, che a me un pò mi preoccupa, ma non hai la risoluzione dei tanti problemi del Paese, se non girandoci intorno, magari appassionando con i vocaboli giusti, ma senza costrutto. Ora, il mio desiderio invece è quello di sapere che tu hai delle soluzioni concrete per risollevare le sorti di questo benedetto Paese. Non avrai la bacchetta magica, ma penso che un programma per affrontare i problemi nevralgici lo avrai, perchè non posso credere che, dopo tanti anni di politica attiva e di conoscenza dei nostri problemi, tu non abbia già messo su un progetto che affronti in modo serio le storture e le ingiustizie persistenti da sempre. Credo che questo interrogativo ce lo poniamo in molti, nel senso che ci va benissimo mandare a casa in primis Berlusconi, il centrodestra e poi i soliti noti della casta, ma nello stesso tempo desideriamo sapere quale strada dobbiamo percorrere per risanare, e per riprendere un cammino che certamente avrà delle insidie, ma che può darci quelle risposte, come la lotta all'evasione, la riduzione dei parlamentari, delle provincie, delle auto blu, dei privilegi, degli sprechi, maggiori diritti per i lavoratori e meno diritti per chi specula, lotta alle mafie e ai colletti bianchi, eliminare il costo della corruzione, meno investimenti alle armi e più aiuti ai giovani e alle famiglie più deboli, ecc... che da anni attendiamo speranzosamente, ma a tutt'oggi inutilmente. Se, come spero, tu spieghi a noi italiani come uscire concretamente da questo cortocircuito dannoso e di spregio, credo che la gente di inonderà di voti. In attesa,
con affetto
Raffaele

08 dicembre 2010

Matteo Renzi ha toppato.

Matteo Renzi

I
l giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, il rottamatore, è andato ad Arcore dall'indiscusso e unico leader da 16 anni del centrodestra Silvio Berlusconi, e su Facebook è scoppiato il caso Renzi dove le critiche sono state dure. Anche in casa Pd al sindaco di Firenze sono piovute critiche, per aver commesso l'errore di aver preso parte ad un pranzo con Berlusconi nella di lui dimora privata. Dal canto suo, Renzi, non ha mancato di sottolineare le sue ragioni in difesa del suo gesto. Ha raccontato che hanno pranzato insieme ed ha precisato che erano solo loro due, lui ed il presidente del Consiglio, non c’erano né Emilio FedeLele Mora. Ha dichiarato di essere andato ad Arcore per perorare la causa della sua città Firenze e per sostenere la legge speciale per la città. Ha tenuto a ribadire che non c’erano altri scopi segreti. Solo in un paese malato, ha detto il sindaco di Firenze, si può pensare che ci sia qualcosa sotto di non lecito. Bisogna dire che Renzi finora si era guadagnato molta simpatia, perchè in questo Paese di inamovibili rappresenta un pò la volontà di dare una scossa al mondo politico per liberarlo da un vecchiume atavico. Però questo suo gesto rischia di compromettere tutto ciò che aveva cercato di rappresentare. Un sindaco quando incontra un presidente del Consiglio non si reca nella sua residenza privata, ma a palazzo Chigi, nella sede istituzionale del Governo. E poi, non lo fa una settimana prima del voto di sfiducia, presentata dal suo stesso partito con tutte le opposizioni per chiudere definitivamente l’epoca del berlusconismo che ha fatto danni irrecuperabili al nostro Paese. Probabilmente e quasi certamente Renzi ha avuto motivi seri e finalità istituzionali, ma aver scelto di andare ad Arcore, in questo momento, significa seguire la strada di quel berlusconismo che usa confondere i ruoli delle istituzioni, che confonde pubblico e privato, interessi pubblici e interessi privati. Sicuramente, Renzi appartiene alla nuova generazione, ma lo stile di una politica seria, non può prescindere dal rispetto delle regole e della distinzione dei ruoli. E' la condizione principe della democrazia e della legalità istituzionale. Se si chiede la rottamazione di personalità politiche che hanno fatto il loro tempo nel centrosinistra, ed a ragione, nello stesso tempo non si può calcare il modello Berlusconi, altrimenti, vorrebbe dire che si è affacciato un nuovo leader all'orizzonte, ma non siamo fuori dalla palude del leaderismo e personalismo in politica. Perciò, pur considerando la stima al nuovo che avanza, la scelta del sindaco di Firenze di recarsi in una residenza privata e non nella più opportuna sede di palazzo Chigi è un segnale grave. E ci dovrebbe far riflette che non tutto ciò che è nuovo è migliore del vecchio, ma che le idee vecchie o nuove che siano devono avere in sè la concezione di portare benessere e rispetto delle regole, e soprattutto la distinzione che pubblico vuol dire interesse generale e che privato vuol dire interesse individuale.

04 dicembre 2010

La Costituzione italiana è una cosa seria!

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

E' tempo di fare chiarezza. La Costituzione italiana è una cosa seria. Da un pò di anni, una certa politica vuol far credere che, la sovranità appartiene al popolo solo attraverso il voto. E che l'eletto è colui che ha ricevuto la delega di disporre e imporre, conservando l'immunità e l'impunità, comunque. Chi viene eletto o meglio, la coalizione che ha più voti rispetto alle altre, che non sempre combacia con la maggioranza dei voti dei votanti, riceve un premio di maggioranza tale da avere alla Camera una rappresentanza maggioritaria per formare un Governo del Paese. Invece, la minoranza, che non combacia sempre con la minoranza dei voti dei votanti, viene messa in condizione di non poter fare una vera opposizione. Ora, questo modo di interpretare la Costituzione è totalmente errato. Una democrazia si fonda sul consenso maggioritario dei votanti reali e non su chi ha ricevuto più consenso degli altri, solo perchè questi si sono presentati separati. Gli elettori vengono chiamati alle urne per eleggere i parlamentari che faranno parte dei due rami del Parlamento. I candidati sono schierati in varie liste, nelle quali ci sono, i partiti che vogliono far parte di una coalizione perchè così possono accedere al premio di maggioranza, e i partiti o le liste civiche che, magari, vogliono presentarsi da soli, ma che difficilmente possono accedere al premio di maggioranza, e quindi, saranno condannati a stare all'opposizione. Ora, la coalizione che ha ricevuto un numero di voti maggiori degli altri partiti o coalizioni, ottiene la maggioranza in Parlamento, che non vuol dire avere per forza la maggioranza al Governo. Perchè, il Presidente della Repubblica, nomina una persona che, non necessariamente deve essere il capo della coalizione che ha ricevuto più voti. Ma è la persona che riesce a fare un Governo attraverso la fiducia del Parlamento. Si capisce bene che nessuno è certo di avere la fiducia, se non attraverso una dichiarata e votata fiducia in Parlamento. Perchè chi vota la fiducia, sono i parlamentari eletti dal popolo, i quali non hanno l'etichetta di vincitori o perdenti, ma sono gli eletti del popolo. Siccome, la nostra è una Repubblica Parlamentare e non presidenziale, significa che spetta al Parlamento sancire chi deve governare e chi invece stare all'opposizione. Ora è ovvio, che i partiti che si sono presentati agli elettori in quella coalizione, si riconoscono, almeno nel proposito, in un programma comune, per cui provano a trovare l'accordo per amministrare e governare il Paese. Ma i singoli parlamentari non sono obbligati a rimanare in uno schieramento piuttosto che in un altro. I parlamentari eletti, sono liberi di esprimere le loro idee e il loro voto avendo ricevuto la delega dal voto popolare, e non possono subire condizionamenti da schieramenti bloccati. Quindi, avere la pretesa di chiamare traditori, chi non è più d'accordo con una certa politica, o addirittura che, siccome non esiste più una certa maggioranza che aveva avuto la fiducia dal Parlamento, non rimane che andare alle elezioni anticipate, è assolutamente sbagliato e anticostituzionale. Perchè, è nei poteri del Capo dello Stato, nominare la persona che può formare un'altro Governo, che deve avere la fiducia dal Parlamento, i cui parlamentari tutti sono liberi di darla o non darla. E non c'è coalizione che tenga, ma sono i numeri dei voti che danno la fiducia o non la danno. Se poi, dopo alcuni tentativi, non si riesce a formare il Governo, solo allora, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere e si và ad un'altra consultazione elettorale. Perciò, la si smetta di interpretare la nostra Costituzione come un fatto personale o di schieramento, la si rispetti come è giusto che si faccia, se veramente si vuole parlare in nome del popolo e del Paese Italia.

28 novembre 2010

Nel centrosinistra da 20 anni manca una sana dirigenza .

Veltroni e D'Alema

N
el centrosinistra, da anni, manca chi deve fare da guida, cioè manca una dirigenza non all'altezza di fare un programma condivisibile. Dopo la caduta del muro, non c'è stata una politica programmatica e di proposte che erano necessari per portare il popolo di sinistra ad avere, non più l'ideale comunista legato alla Russia o un certo modo di concepire in senso verticistico, che ha portato a stravolgere il vero pensiero comunista di Marx, ma un ideale di un moderno socialismo, dove potevano entrarci, tutti coloro che volevano il benessere comune, e partecipare a creare le condizioni per una società prevalentemente di lavoro, di meritocrazia, di legalità, di individualismo legato alla comunità. Una società partecipativa per portare il Paese e l'Europa, e anche il mondo, in una logica di assieme, una logica che tenesse conto del rispetto della persona, del rispetto della libertà, del rispetto del lavoro, del rispetto dei più deboli e degli indifesi. Invece, si è fatti travolgere dagli eventi di una globalizzazione che premia la mercificazione dell'uomo, dell'ambiente, degli Stati, dei Governi. In un vortice di forte risucchio alla degenerazione, al consumismo sfrenato di prodotti di breve durata, e spesso inservibili, aumentando l'aggravio d'inquinamento e di spazzatura da smaltire in paesi sottosviluppati per dargli il colpo mortale. Quindi, non avendo avuto quella capacità d'iniziativa e di ragionevolezza, che dei dirigenti seri e capaci devono avere, si è accettati questo impazzimento dei grandi capitalisti e speculatori, i quali sono riusciti a corrompere tutte quelle personalità che avevano incarichi di responsabilità e di potere, per arricchire i più ricchi e impoverire i più poveri. Ora, diventa difficile, bloccare un sistema che non ha nè capo e nè coda, dove i territori e i Paesi interi sono radicalmente inquinati, sia dalle falde acquifere e dai veleni, e da una corruzione galoppante e vergognosa. Una soluzione possibile è che il popolo capisca, che non si può più scherzare, che è necessario partecipare al risveglio delle coscienze, a rigettare tutte le falsi illusioni di chi promette mari e monti, a proporre un nuovo modo di sociètà, nella quale non ci può essere un gruppo di persone che può decidere la vita e la morte di un popolo, ma ci deve essere un popolo che possa decidere in piena responsabilità e libertà la propria vita, ed una società più equa e più giusta per tutti.

18 novembre 2010

Il federalismo rovina della solidarietà.

Umberto Bossi


S
i parla del federalismo come la panacea dei mali. La Lega ne fa da tempo una battaglia politica, non riuscendo con la secessione, ci prova col federalismo. E' una battaglia che però vuole portare soprattutto soldi nelle casse delle regioni del Nord, dimenticando che senza un Sud autosufficiente, l'Italia non sarebbe più una Nazione unita con la conseguenza di risvolti negativi sociali, economici e politici che si ripercuoterebbero anche al Nord. Il problema vero è che tutto gira intorno al denaro e all'egoismo. Ognuno crede di garantirsi una vita più sicura pensando ad accumulare soldi e proprietà. Si crede di vivere eternamente e che i problemi li creano sempre gli altri. La cosa importante ed esistenziale che l'uomo non è riuscito ancora a capire, è che ognuno di noi ha bisogno degli altri. Questa si chiama società, un insieme di nuclei e di persone che devono stare su un territorio, di cui nessuno è padrone. Ma tutti sono ospiti passeggeri, i quali devono sfruttare le risorse del territorio e quelle umane per vivere in solidarietà. Le leggi devono servire a creare il rispetto del prossimo e ognuno deve partecipare col proprio contributo all'interesse generale, con la propria capacità e intelligenza. Il federalismo economico per una società che guarda all'interesse generale è negativo. Perchè porta a guardare il proprio orticello e non all'orticello della vita. Oggi il problema è Nord e Sud, domani sarà tra le stesse regioni del Nord e tra le stesse regioni del Sud. Dopodomani sarà tra le stesse provincie del Nord e tra le stesse provincie del Sud e così via. Uno spezzettamento continuo dei territori e delle persone fino ad arrivare all'isolamento dell'individuo e alla perdita della società. Invece sarebbe giusto attuare la nostra Costituzione, soprattutto nei suoi principi, apportando degli accorgimenti migliorativi, che guardino più all'interesse pubblico e meno al privato, con una politica fatta di persone fuori dal conflitto d'interessi, nella quale si tiene conto delle capacità e del merito, in favore di un benessere comune che è la base del vivere dei popoli.

13 novembre 2010

Welfare nella globalizzazione.

La scuola

Il tema del welfare avrebbe bisogno di una approfondita analisi. Il welfare è un sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini un livello minimo di reddito e la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. E' diventato una esigenza primaria da quando la liberalizzazione del mercato ha creato più povertà ai poveri e più ricchezza ai ricchi. Purtroppo, è un tema che non viene mai affrontato globalmente e in maniera risolutiva. Questo tipo di globalizzazione feroce, senza quelle politiche che sappiano cautelare il lavoro, inteso come produzione di beni, è certamente a favore degli speculatori del mercato. Purtroppo, bisogna anche ammettere che in qualche modo noi siamo partecipi di questa distorsiva speculazione, perchè se anche noi piccoli risparmiatori investiamo in azioni o obbligazioni per guadagnare qualche percentuale di interesse, o acquistiamo prodotti che hanno solo la caratteristica di costare di meno, siamo complici dei poteri finanziari, che con questi capitali poi sfruttano le delocalizzazioni, trovare quei paesi che permettono di produrre con costi bassissimi il lavoro, e quindi creano la guerra tra i poveri. L'errore del popolo, appartenente al basso e medio ceto economico, è quello di non saper prendere di petto la questione sociale, imponendosi alla politica per far cambiare le regole del welfare in favore dei più deboli che sono la maggioranza della popolazione, perchè non ha la capacità di distinguere il suo bene e il suo male. Lascia che le questioni che interessano la propria vita vengono gestite da professionisti della politica, facendosi illudere che dando un voto di preferenza ad un partito invece che ad un altro, si possano risolvere i problemi nel giro di qualche anno. Non sapendo, invece, che le proprie questioni le deve risolvere non delegando, ma partecipando attivamente alla vita politica e sociale in maniera diretta, facendo pesare le scelte condivise, e unitariamente portarle a soluzione.

06 settembre 2010

Fini possibile apripista per una Italia diversa?


Gianfranco Fini

Il discorso di Fini a Mirabello, tanto atteso dal mondo politico e dagli italiani, ha annunciato la fine del Pdl. Fini lascia che Berlusconi resti al potere promettendo il suo voto di fiducia su i cinque punti del programma-ultimatum di Berlusconi, incluso uno scudo giudiziario che non danneggi la collettività. Il suo discorso è stato a tratti brillante e pungente, ha attaccato frontalmente Berlusconi e gli ha scandito punto per punto le sue negatività di una politica fatta e gestita da padrone di azienda e non come politica del governare. Da bravo oratore è stato appassionato e molto istituzionale, capace di ridare agli italiani la vecchia emozione della politica ben elaborata coinvolgendo ed emozionando la gente. Ha volutamente lasciato sospeso l'annuncio sperato della fondazione del nuovo partito Futuro e Libertà, non ha citato una volta la parola partito, lasciando a Berlusconi la responsabilità della eventuale rottura, presentandosi nel contempo come nuovo leader di un centrodestra nazionale, liberale, sociale ed europeo. Ma non sarà facile che Berlusconi accetti di sottomettersi a Fini. Infatti, già prima delle elezioni regionali ebbe modo di scaricare la sua delusione proferendo la frase: "con Fini bisogna avere la pazienza di Giobbe". Spiegando che egli essendo un imprenditore è abituato a decidere da solo, mentre Fini pretenderebbe continue mediazioni, senza mai decidere. A distanza Fini gli ha risposto che: "le differenze sono il sale del confronto e della dialettica."
Questi due modi d'intendere la politica in un paese democratico quale vorrebbe essere l'Italia, la dice lunga su come s'intende amministrare e governare un paese, nel quale convivono oltre 60 milioni di persone che attendono risposte convincenti perchè si possano risolvere problemi di seria convivenza sociale e di sopravvivenza economica.
La opinione gratuita di un Capo di Governo che pensa di sistemare le cose chiudendosi in una camera da solo o in compagnia di qualche suo fidato, per poi uscirne, avendo deciso quali alchimie avrebbe escogitato per convincere che le sue idee sono le più belle e le più giuste, evidenzia la stortura che stiamo vivendo in questi decenni, di mancanza di dialogo nella politica, di mancanza di libero pensiero, di mancanza di conoscenza della realtà, ma soprattutto non ci si rende conto che una cosa è la fabbrica e l'impresa, dove l'utile economico è il bene primario, e un'altra cosa è il vivere sociale dove ci sono una miriade di problematiche, che guardano all'interesse generale e alla difesa dei più deboli e dei bisognosi.
Fini ha fatto bene a ricordare l'importanza della dialettica nel Parlamento e che la Magistratura è un organo indipendente, e io aggiungo che nel nostro paese abbiamo una eccellente Costituzione, nella quale chiaramente è scritto che le leggi sono uguali per tutti. E su questo importante principio che noi cittadini dovremmo essere capaci di portare la politica e i politici a ragionare e a spendere l'energie per una migliore e sana società. Creando il senso del dovere nei confronti del benessere comune, rispettando le individualità premiando i meritevoli, ma che siano portatori di una qualità della vita per l'intera collettività, nessuno escluso. Se Fini è stato illuminato benevolmente in questo senso, per dare una svolta ad una politica divenuta corrotta ed affaristica, che sia il benvenuto tra noi cittadini comuni ed onesti. Ed insieme a lui che si possano convertire tutti gli altri, così da iniziare un percorso dove l'uomo egoista lasci il posto in favore dell'interesse generale.




22 agosto 2010

La sovranità dal popolo è passata ai politici di professione e alle lobby.

Sede del Governo

L
a politica, in Italia, da decenni ha perso la sua attitudine di socialità e di giustizia per diventare sempre di più sinonimo di economia finanziaria. Politica ed economia sono sovrapposte. Non esiste distinzione netta. L'economia dipende dalla politica e la politica dall'economia. Può accadere che una si sovrapponga sull'altra, ma sempre in una condizione di simbiosi e di beneficio reciproco. La politica è essa stessa diventata economia, una delle imprese più importanti del nostro Paese con decine e decine di miliardi di giro d'affari annuo. I soldi servono per fare politica e i politici servono per sviluppare l'economia delle lobby degli amici degli amici. Il politico economico può aspirare e diventare Presidente del Consiglio, come è successo con Berlusconi.
Il Parlamento è un obiettivo economico, un punto di arrivo per l'arricchimento, non esistono più parlamentari legati ad un ideale per una società più equa e più solidale, esistono invece parlamentari che agganciati alla politica sono diventati ricchi o benestanti. La politica è un affare, un business. I partiti prosperano grazie ai finanziamenti pubblici, hanno strutture sul territorio del tutto simili a un'azienda con capi e sottocapi e di dipendenti ai loro ordini in Parlamento, nelle Regioni, nelle Province, nei Comuni. Le elezioni le vince chi ha potere economico e di comunicazione.
Politica ed economia camminano sullo stesso binario. La privatizzazione del pubblico svuota lo Stato sociale che lega una comunità in favore del profitto per qualcuno. Lo Stato ha perso la sua funzione di potere Costituzionale che lo ha sempre contraddistinto per diventare potere del Capitale, chi lo gestisce si fa Stato. La sovranità dal popolo è passata ai politici di professione e alle lobby.

22 giugno 2010

Pensiero rivolto ai politici. Una iattura per il paese.

Silvio Berlusconi

I candidati e i politici, durante le campagne elettorali o le varie esposizioni al pubblico, cercano di farsi apprezzare, con qualche distinguo, per la volontà e la passione con le quali pensano di dare contributi di idee, programmi e progetti per un futuro dalle caratteristiche di solidarietà, libertà, benessere, giustizia, più lavoro, più distribuzione delle risorse, più investimenti nela ricerca, nella scuola, nell'informazione, per un ambiente più sano, per un miglior utilizzo del territorio, per una maggiore attenzione alla salute, migliorando le strutture e le infrastrutture, migliorando i servizi rendendoli più efficienti, in modo particolare nella P.A., più lotta all'evasione fiscale, alla criminalità e al terrorismo, maggiore sicurezza sul lavoro. Insomma, preannunciano una prospettiva di futuro migliore, soprattutto per i giovani che devono costruirsi una propria vita, una famiglia, una casa. Poi, una volta eletti, i loro programmi si trasformano in una brutale iattura per il Paese, con la prerogativa che i soli a beneficiarne sono loro stessi e alcune lobby a loro vicine. Infatti, l'economia è ferma, la competitività del sistema arranca, i conti pubblici sono fuori controllo, i redditi della famiglie italiane sono in forte dimagrimento, i giovani e il mondo del lavoro vivono di precarietà e incertezze. E' aumentato il divario tra ricchi e poveri. Sono aumentati i poveri e si sono arricchiti di più i ricchi. Si è voluti con forza partecipare ad una "guerra per la pace", nella quale abbiamo i nostri morti e paghiamo un prezzo alto di risorse. Il Mezzogiorno è in piena crisi, come anche nel resto del Paese, diventa molto difficile per le famiglie monoreddito riuscire ad arrivare a fine mese, insomma, c'è una situazione davvero allarmante e tristemente negativa. A questo dobbiamo aggiungere una politica estera ambigua e incapace di far parte integrante di una Europa che politicamente avrebbe bisogno di essere unita, con interessi comuni, che presenti un progetto politico comune, che sappia parlare e confrontarsi col resto del mondo, per creare e costruire insieme un mondo di pace, con politiche di giusto equilibrio che possano aiutare realmente i paesi più poveri ad essere autosufficienti, sapendo sfruttare le proprie risorse e fare in modo che non abbiano il grave problema della grande emigrazione di massa, che non fa bene a loro, ma che non fa bene nemmeno a noi. Ma che con molta ipocrisia tutti dicono di combatterla, ma in verità molti furbi la sfruttano.

05 giugno 2010

A Parigi Schiavone fa suonare alto l'inno di Mameli.

Francesca Schiavone

A
Parigi Schiavone fa suonare alto l'inno di Mameli, mentre la bandiera italiana sventola il suo tricolore. L'italiana Francesca Schiavone ha vinto il Roland Garros, il più importante torneo del mondo sulla terra battuta. In finale ha sconfitto l'australiana Samantha Stosur, numero 7 del mondo, col punteggio di (6-4 7-6 con tie break finito 7-2) in un'ora e 38'. È la prima vittoria di una tennista italiana in una prova del Grande Slam. Ha vinto la sua determinazione e la sua caparbietà. Voleva a tutti costi la vittoria e l'ha ottenuta. E' stato un incontro giocato sulla lealtà e sul rispetto dell'avversario. Una partita che la Stosur ha cercato di farla sua, forte del fatto che aveva battuto Francesca già quattro volte. Ma oggi sul campo c'era un'altra protagonista che non lasciava spazio a dubbi, era Francesca Schiavone italiana. Che ha portato a casa una storica vittoria del tennis femminile azzurro sulla terra rossa del Roland Garros. Finora il tennis femminile azzurro si era fermato alla semifinale, nel 1954. È stata una finale che la 'Leonessa' italiana ha dominato nettamente col corpo e con la mente.

Manovra ingiusta per i lavoratori in mobilità.

Giulio Tremonti

V
orrei far presente che nella manovra 2011/2012 presentata dal Governo e firmata dal presidente Napolitano, tra le tante iniquità (non si toccano i grandi patrimoni e le rendite finanziare colpevoli della recessione e dello sconquasso), c'è una grave ingiustizia per quanto riguarda le finestre di uscita per accedere alla pensione dei lavoratori in mobilità. Nel comma 5 art. 12 del decreto sulla previdenza si dice: -le disposizioni in materia di decorrenza dei trattamenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi nei limiti del numero di 10.000 lavoratori beneficiari, ancorchè maturano i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal 1° Gennaio 2011, di cui al comma 6.-che sono anche coloro i quali si trovano in mobilità, prima del 30/04/2010. Quindi, per una quota di 10.000 unità c'è la possibilità di essere esonerati dalle nuove finestre, per gli altri invece si vedrebbero ritardata la messa in pensione di almeno 6 mesi. Il metodo che usa l'INPS per scegliere i 10.000 lavoratori, che usufruiscono dell'esonero dalla finestra, è la data di inizio della mobilità e la data del raggiungimento dei requisiti pensionistici.- Ora si capisce bene che stiamo parlando di persone che per anni sopravvivono con 750 euro scarsi al mese e che non vedono l'ora di accedere alla pensione per avere una più idonea retribuzione, che permetta loro di vivere gli ultimi anni della vita con meno disagi. Spero che questa norma vada corretta, perchè la trovo oltre che ingiusta, anche incostituzionale, per il semplice fatto che le leggi devono essere applicate con equità e non come una lotteria. Nella trasmissione "Ballarò" Cazzola affermò che i lavoratori in mobilità non venivano toccati. Si farebbe cosa giusta e gradita se questa ingiustizia venisse corretta.

25 aprile 2010

Odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

O
ggi 25 Aprile 2010, 65 anni dopo la liberazione dell'Italia dai nazifascisti. Una giornata particolarmente importante per una Nazione come l'Italia che ha vissuto decenni tragici di dittatura prima e della guerra poi. Il popolo italiano lasciò che salisse al potere un uomo chiamato Benito Mussolini. Il quale abusò della propaganda, della comunicazione e della forza per convincere i cittadini a seguirlo in quella che poi risulterà una sciagura. Ci fu molta gente che si oppose, ma ebbe vita breve e difficile. Il resto si fece trascinare in una illusione diabolica di conquistare il mondo. Dopo 65 anni, ci sono ancora residui e gruppi di persone che inneggiano la figura di questo dittatore. Questo ci dovrebbe far riflettere per comprendere che una Nazione democratica non deve esimersi da attenzionare questi fenomeni negativi, perciò è necessario prendere da subito i dovuti accorgimenti e le giuste misure per respingere e debellare un piccolo cancro che può diventare metastasi, parteggiando con chi ha a cuore la libertà e la pace sociale. Perciò ho voluto pubblicare questo documento, uno dei famosi scritti di Antonio Gramsci.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. (Antonio Gramsci -11 Feb. 1917-)

24 aprile 2010

Diciamo: "Basta è ora di fare le persone serie"

In alto la bandiera tricolore

Pierluigi Bersani, chiama a raccolta le opposizioni: «Le tensioni nella maggioranza sono imprevedibili. Le forze di opposizione non possono sottovalutare i rischi che Berlusconi per un verso e la Lega per l'altro possono dare per accelerare una situazione che non riescono ad affrontare. Serve una responsabilità nuova, un impegno più forte a discutere e concertare l'azione parlamentare e un lavoro per stringere i contenuti dell'alternativa». Per accelerare il confronto con le opposizioni, il leader del Pd, che nei giorni scorsi ha già incontrato il leader Idv, Antonio Di Pietro, continuerà colloqui e verifiche con le altre forze di opposizione dentro e fuori il Parlamento. Il Paese, sovrastato di problemi, assiste attonito a lacerazioni molto profonde nella maggioranza che in un colpo solo ha distrutto tutta la retorica berlusconiana dell'isola felice. Fini ha evidenziato i rischi dell'unità del paese. Da qui la necessità di accelerare il confronto nelle opposizioni. All'appello di Bersani i primi a rispondere sono stati i Verdi, che si sono detti «pronti ad un un Comitato di Liberazione Nazionale con tutte le forze politiche che vogliono liberare la democrazia italiana». Le differenze politiche fra le forze di opposizioni, parlamentari e non esistono, ma ora più che mai è necessario superare i distinguo perché in gioco c'é il futuro del paese e quello della democrazia italiana.
Le preoccupazioni di una deriva sociale e politica sono condivise da una moltitudine di gente del nord, del centro e del sud, dal disoccupato al cassaintegrato, da chi sta perdendo il lavoro e da chi non riesce a sopravvivere. E' una situazione davvero seria, c'è una guerra tra poveri con i furbi che si arricchiscono. La politica del bipolarismo a tutti i costi, ha portato ad una divisione nel paese. Prima di creare un'alternanza tra due modi d'intendere l'amministrazione di un paese, c'è bisogno di regole certe e condivise a larghissima maggioranza, tra le quali una legge che permette di votare il candidato direttamente, che abbia i requisiti di persona che non è sfiorata dalla illegalità o da condanne. C'è bisogno di riformare i due rami del Parlamento, riducendo il numero dei deputati e accelerando l'iter legislativo. Necessita la riforma della giustizia dando più risorse e diminuendo notevolmente i tempi di giudizio. Però nel frattempo, c'è bisogno di riportare l'economia del paese in positivo, creando infrastrutture e condizioni favorevoli, acchè si possono rivedere gli investitori ritornare ad investire in Italia. Questo si può attuare con un accordo di tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore le sorti dell'Italia unita, discutendo e realizzando le soluzioni per uscire da queste sabbie mobili che ci stanno portando sempre più giù. Non è più tollerabile sopportare queste inutili divisioni tra territori e tra chi ci sguazza fomentando odi che non servono a nessuno, se non a chi ci può soltanto speculare. Quindi, fa bene Bersani a richiamare un patto repubblicano che coinvolga la maggior parte di forze politiche che vogliono il benessere e l'unità del Paese Italia, e faremmo bene noi italiani persone responsabili a far sentire il nostro grido: "Basta è ora di fare le persone serie".

19 aprile 2010

Si affaccia sulla scena il finismo?

Gianfranco Fini


D
opo il berlusconismo durato quasi 16 anni, si affaccia sulla scena politica italiana il finismo?
Non c'è dubbio che il politico che più di tutti sta facendo parlare di se è Gianfranco Fini presidente della Camera. Sappiamo dalla sua storia politica che nasce dal M.S.I. di Almirante per arrivare alla svolta di Fiuggi con Alleanza Nazionale, per poi ritrovarsi nel pdl di Berlusconi.
In questi anni di intensa attività, si è assistiti ad una continua trasformazione del suo pensiero di uomo di destra conservatore, fino a intravvedere un pensiero da uomo di destra moderato con aperture progressiste. Ultimamente, con le leggi adpersonam proposte dal centrodestra in favore del premier Berlusconi, ha preso le distanze, riconoscendo in queste delle anomalie costituzionali evidenti. Inoltre, non sopporta che un potere esecutivo anche se eletto legittimamente dal popolo, non può travalicare gli altri poteri, senza il rispetto dovuto dalla nostra Costituzione. Quindi, essendo uomo delle istituzioni e ricoprendo una carica importante, sente l'esigenza di far rispettare quelle norme che una democrazia parlamentare come la nostra esige. In una normale situazione politica di un paese normale, questa è prassi comune che non meraviglia. Invece, in un paese come il nostro, dove la politica ha perso il suo essere arte del saper amministrare e legiferare per il bene comune e per risolvere i problemi di una nazione, rispettando i principi che tengono legati una società democratica, diventa una novità quasi allarmante, come se fosse un grave errore non seguire il vento della maggioranza, dove al timone della nave paese c'è un capitano dalle idee un pò bizzarre che con la sua ciurma sta seguendo, nel mare in tempesta, una rotta libera verso terre ignote. Non capendo che a governare quella nave non c'è una sola persona che dà ordini, ma ci sono una serie di strutture e di uomini capaci e incaricati a guidare quella nave verso terre più tranquille che salvaguardino la sua struttura e il suo contenuto.
Una di quelle strutture è il parlamento con il Presidente della Camera che sta operando da tempo per far funzionare al meglio il potere legislativo, anche se non gode dell'appoggio della maggioranza. Lo stesso non si può dire del Presidente del Senato che più volte non ha dimostrato equidistanza. Dobbiamo ricordare che quando si ha un incarico istituzionale bisogna essere al di fuori degli schieramenti. Purtroppo, bisogna anche dire che al di sopra di tutti c'è il Presidente della Repubblica, che avrebbe potutto essere più incisivo a far rispettare i ruoli di chi governa e di chi fa l'opposizione, parlando in maniera più esplicita, senza bisogno di farsi tirare la giacchetta un pò da una parte e un pò dall'altra. In questo Fini è stato più netto, pur facendo parte della coalizione governativa. Ecco perchè da parte della maggioranza c'è sofferenza e nervosismo, con buona simpatia di una buona fetta del popolo di sinistra, che vede finalmente un politico comportarsi come tale, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Farà da apristrada ad un nuovo corso di politica più vera e più necessaria al nostro paese, smantellando sedici anni di berlusconismo?

18 aprile 2010

Bersani propone il "patto repubblicano".

Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani fa la proposta di un "patto repubblicano", chiamando tutti quelli che sono disponibili a riformare le regole nel solco della nostra Costituzione, una delle più belle del mondo. Naturalmente si rivolge non solo all'opposizione o alla maggioranza, ma a tutte le persone responsabili. La sua richiesta parte dal fatto che in dieci anni il governo del centrodestra non ha profuso alcuna riforma che serve realmente al paese. Ha governato sulla base di un meccanismo di personalizzazione, che non ha risolto nulla, anzi l'ha peggiorato. Invece, bisogna che la democrazia sia rafforzata per renderla piu' efficiente.
Il segretario Pd Bersani invita a guardare al tema del lavoro: "Siamo di fronte a un dramma, abbiamo il 28% di disoccupazione giovanile ed e' una crisi economica senza precedenti, in cui si riducono gli investimenti che invece andrebbero aumentati. E' assurdo ridurre gli investimenti pubblici in questa fase". Bisogna lavorare ad un percorso di unificazione del sistema dei diritti e alla stabilizzazione del lavoro dei giovani: presto presenteremo delle proposte perche' in tutta Italia si sviluppi un dibattito sul tema."
Penso che la proposta possa essere condivisibile, perchè la gente ha bisogno di risposte concrete e di ascoltare idee che possano migliorare le tante precarietà. I cittadini che hanno a cuore i propri interessi e quelli del paese, saranno ben disponibili a far sentire le loro preoccupazioni e i bisogni. Il paese corre sul filo del fallimento se non si interviene con efficenza e concretezza, pertanto una politica più vicina alle esigenze dei cittadini è senz'altro la benvenuta. L'importante è seguire il percorso tracciato per portarlo a buon fine. E fare delle idee un progetto condiviso per far si che si spazzino via i personalismi e i propri egoismi, per far posto al benessere generale e alla dignità, che da qualche decennio si è persa nei meandri del mal costume e delle furbizie.

17 aprile 2010

Berlusconi e la mafia di serie B.

Roberto Saviano

Lo scrittore Roberto Saviano, in una lettera pubblicata su Repubblica, si rivolge al premier Berlusconi dopo il suo attacco:
«Chiederei di porgere le sue scuse non a me, ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata, di fare cattiva pubblicità al Paese, non è un modo per migliorare l'immagine italiana, piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo migliore per innescare il cambiamento. Questa è la strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan».
L'esternazione gratuita del premier contro le "finction" e il libro "Gomorra", hanno il sapore di una difesa, non tanto per il paese quanto per l'amico Dell'Utri, che come sappiamo è sotto processo di appello per essere stato già condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. E per il quale il PM ha chiesto una pena maggiore di 11 anni. La coincidenza è alquanto sospetta. Lo stesso Dell'Utri, in un intervista ha dichiarato di essere entrato in politica per legittima difesa. "A me delle politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Mi candidai nel 1996 per proteggermi. Infatti subito dopo mi arrivò il mandato di arresto. Non sono mica cretino. Quelli mi arrestano." Ha anche aggiunto che l'imputato che stanno giudicando i magistrati non esiste. Insomma, un Dell'Utri virtuale.
Quindi, un Berlusconi che, ancora una volta devia l'attenzione dell'opinione pubblica. Tenta di sminuire la forza del potere mafioso , colpendo chi, per raccontare delle tristi e tragiche verità, rischia la pelle, vivendo attorniato dalla scorta 24 ore su 24, raccontando che il governo la sta decimando, per cui il Senatore Dell'Utri, anche se si dimostrasse colluso, sarebbe solo per associazione esterna di una criminalità che alla fine conta poco e in fin di vita, e per giunta combattuta dallo stesso Dell'Utri senatore per avervi contribuito insieme al governo.


16 aprile 2010

I matrimoni di Berlusconi durano se è lui a comandare.

Berlusconi e Fini

Per Berlusconi i matrimoni durano fino a quando a comandare è lui. Il Pdl, fino ad oggi, ha ricevuto un numerico consenso elettorale, ma senza una politica, non si va molto lontano. Se un partito è fondato solo su un patto di potere, e non c’è una politica, un programma, dei progetti, il consenso elettorale per forza di cose si riduce. Ora, tra Berlusconi e Fini è rottura totale. Quello che sta accadendo nel Pdl è il segnale evidente di un collasso. Il loro progetto di dare l’idea di un partito forte e coeso, senza aver compiuto un percorso maturo, li ha portati ad un risultato di rottura che prima o poi doveva avvenire. Se il potere è uno straordinario collante per tenere gli equilibri precari tra forze diverse, tuttavia senza un comune sentire di idee e di progetti, la strada ha un percorso breve. Berlusconi minaccia Fini di dover rassegnare le dimissioni da presidente della Camera, qualora crei dei gruppi parlamentari distinti. Il presidente del Consiglio ignora che la terza carica dello Stato viene eletta dalla maggioranza e che una volta eletto rappresenta tutto il Parlamento. Il presidente del Senato Schifani, seconda carica dello Stato, invece invoca nuove elezioni, ignorando o facendo finta di ignorare che solo il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Nel Pdl ci sono due opposti modi di concepire lo Stato e la politica, che non sono conciliabili tra loro: da una parte, la visione accentatrice di Berlusconi, dall’altra quella democratica e liberale di Fini. Col terzo incomodo della Lega, che approfittando di un voto favorevole alle regionali, vorrebbe comandare tutto il Nord, e con la prospettiva che nel 2013, candiderebbe a presidente del consiglio un suo uomo. Tutto questo accade, mentre c’è un Paese che attende le riforme che servono alla collettività e non ai pochi, con le quali poter rilanciare il sistema democratico e la sua economia che annaspa e che sta creando seri problemi di stabilità sociale.

06 aprile 2010

Il terremoto de L'Aquila un anno dopo. Bertolaso e Berlusconi fischiati.

Immagine del terremoto

L'Aquila ricorda e piange i suoi morti. Un anno fa 6 aprile del 2009 il terremoto fece 308 morti e più di mille e cinquecento feriti. In venticinquemila si sono ritrovati nel capoluogo abruzzese, alle 3.32 nel totale silenzio rotto solo dai 308 rintocchi della campana delle Anime Sante. Gli aquilani commemorano le loro vittime, ma ribadiscono la volontà di tornare ad occupare il cuore della città gravemente ferita. I soldi promessi dal governo per la ricostruzione «arrivano con il contagocce» ha detto il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. Nel frattempo, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso è tornato sulle contestazioni di lunedì da parte di alcuni cittadini, che durante una seduta straordinaria del Consiglio comunale de L'Aquila hanno fischiato il messaggio del Presidente del Consiglio S. Berlusconi, riservando applausi a quello del Presidente Napolitano. «Forse la minoranza ha avuto il sopravvento sulla maggioranza silenziosa che invece ha apprezzato e apprezza il nostro lavoro» ha detto Bertolaso della Protezione civile, difendendo le scelte e l'operato del governo. «In ogni democrazia - ha sottolineato - c'è libertà d'espressione, anche se in un consiglio comunale bisognerebbe avere più rispetto delle istituzioni. La verità è che qui si è fatto un lavoro straordinario e incredibile e questo è sotto gli occhi di tutti. Io constato che la maggioranza silenziosa degli aquilani in questi dodici mesi non ha mai fischiato e non fischia neanche oggi». Il dottor Bertolaso quando si tratta di darsi i voti e difendere il suo governo è sempre il massimo. Non ci dobbiamo scordare che, prima del disastro, erano mesi che vi erano le scosse, e non ci si è preoccupati di mettere almeno delle basi logistiche nel territorio, già predisposte in caso di emergenza. Non solo, non si è provveduti a preservare tutti quegli abitanti, compresi i ragazzi dell'università, che avevano fatto presente come gli edifici erano a rischio. Dopodichè, ammesso che l'intervento della protezione civile sia stato veloce, non si è pensato di dare avvio ai lavori di ricostruzione, coinvolgendo da subito tutti i lavoratori e le risorse del posto per riprendere quanto prima una necessaria normalità, seppur in emergenza e con i tempi che ci vogliono. Per non parlare degli scandali degli appalti con costi gonfiati. Le persone e i volontari della protezione civile certamente hanno dato il massimo delle loro energie, ma chi ha diretto il tutto, in testa Bertolaso, non ha lavorato per il meglio della popolazione terremotata, ancora oggi ci sono 33mila persone che non hanno una casa. E qui non c'entra l'opposizione e nè la polemica che la si vuole infilare ad hoc, per coprire le mancanze.

04 aprile 2010

Papa, dalla chiesa vogliamo più verità che parole di circostanza.

Papa Raztinger e Cardinale Sodano

Oggi giorno di Pasqua, il cardinale Angelo Sodano rivolto al Papa Benedetto XVI si è espresso: "Buona Pasqua Padre Santo, la Chiesa è con te, dolce Cristo in terra". Con un gesto non previsto dal protocollo. "Oggi la Chiesa è con lei, con lei sono i cardinali suoi collaboratori della curia romana, con lei i vescovi che guidano le 3mila circoscrizioni ecclesiastiche e quei 400 mila sacerdoti che servono generosamente il popolo di Dio nelle parrocchie, nelle scuole, negli ospedali come pure nelle missioni. È con lei il popolo di Dio che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio". Parole significative in questo momento di forte tensione attorno alla Chiesa e allo stesso papa per lo scandalo della pedofilia.
Nella preghiera dell'Angelus davanti a migliaia fedeli, Benedetto XVI ha lanciato un messaggio forte: "Anche ai nostri giorni l'umanità ha bisogno di un 'esodo', non di aggiustamenti superficiali, ma di una conversione spirituale e morale, della salvezza del Vangelo per uscire da una crisi che è profonda a partire dalle coscienze". Poi è tornato sul tema dell'aborto: «La potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l'umanità, affinchè essa superi le tragiche espressioni di una ‘cultura di morte' che tende a diffondersi, per costruire un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta». E ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose, il Signore Risorto conceda la forza d'intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena». Come al solito ha ammonito e consigliato ai paesi e ai cittadini del mondo di aprirsi al Vangelo e alle coscienze, e di trovare la concordia per avere la pace. Quindi, ha trascurato volutamente di parlare delle grandi contraddizioni e dei problemi della chiesa. Come, non ha fatto alcuna menzione sulle vittime delle violenze subite dai preti pedofili. Ha parlato giustamente di esodo, ebbene io consiglierei al clero di guardarsi bene all'interno e di prendere quelle decisioni giuste per iniziare a conformare la chiesa su quelli che sono i veri valori umani. Il rispetto delle persone, il rispetto delle libertà degli uomini e delle donne, il rispetto della dignità, il rispetto delle leggi degli stati democratici. Mandi fuori dalla chiesa tutti coloro che non hanno rispetto del prossimo. Se hanno sensibilità per la vita si sposino e procreino come tutti gli esseri umani figli del loro Dio: "Andate e moltiplicatevi". Producano e lavorino per contribuire al benessere della collettività, perchè nel mondo muoiono troppi bambini per fame. Con le belle parole non si riempie la pancia a nessuno, ma ci vogliono atti concreti e operosità, che vuol dire anche aiutare la ricerca e la scienza per creare le condizioni giuste al fabbisogno delle popolazioni tutte e a concretizzare quella pace di cui si fa molto "chiacchiericcio", ma che si fa ben poco per raggiungerla.

21 marzo 2010

Manifestazione-comizio del pdl un grande flop.


Manifestazione pdl a Roma.
S
iamo stanchi di tante falsità. I cittadini italiani non meritano tanta ipocrisia e bugie. La manifestazione-comizio del pdl è stato un flop, sotto tutti i punti di vista. A piazza S. Giovanni dalle molteplici foto panoramiche, si può facilmente dedurre che non c'erano più di 50 mila persone. La questura per non scontentare il premier ha dovuto inventarsi 150 mila presenze, il minino per non dichiararlo un grande flop. Infatti ci sono volute tre ore in camera caritatis per enunciarlo. Il pdl è in forte difficoltà. Ci sono contrasti interni che stanno esplodendo. Perfino La Russa ha detto basta all'inno: "menomale che Silvio c'è". I finiani stanno prendendo le distanze. Poche sono state le presenze dei giovani, c'erano molte persone anziane e stanche. Bossi ha detto che lui è stato l'unico che non ha mai chiesto una lira a Berlusconi. Facendo intendere che tutti gli altri sono stati esauditi economicamente. La scenata della lettura in coro dei candidati alla regione del centrodestra, è stata pessima, ha messo in evidenza un federalismo inesistente, perchè tutte le proposte e i programmi, sono gestiti dal governo centrale, e mi ha ricordato quando ai tempi dell'asilo la suora a noi bimbi ci faceva leggere in coro, le frasi scritte dal direttore. E alla fine tutti applaudivano. Agli elettori del centrodestra, consiglio di prendere le distanze da questo modo di concepire la politica, l'Italia ha bisogno di gente che abbia il coraggio di dire la verità, senza nascondersi nella dietrologia, che sono gli avversari che sbagliano. Dovreste incominciare a imparare l'autocritica. Quando si fanno degli errori è giusto che si ammettano, così si ha modo di crescere.
L'umiltà di imparare fa grandi le persone. L'arroganza di sapere le rende piccole.

05 marzo 2010

I predatori del berlusconismo.


Il Parlamento in seduta comune

E’ difficile non farsi allettare da proposte che possono migliorare il proprio status sociale economico. Questo succede in qualsiasi luogo dove è presente una gerarchia di ceti sociali e di potere. L’uomo per sua natura è egoista, è il suo DNA istintivo della sopravvivenza animale. L’esempio più semplice può venire dalla spartizione di una preda. Tutti cercheranno di mangiare la parte più sostanziosa e prelibata, ma solo alcuni ci riusciranno. L’importante è avere l’obbiettivo che alla prossima preda andrà meglio. Ma chi arriva a nutrirsi della parte migliore? Chi è più forte e più scaltro, il resto si deve accontentare.
Ma si potrebbe cambiare questo modo di arrivare alla preda? Certamente sì, basta che i predatori si mettano d’accordo con delle regole, facendo in modo perchè ognuno possa assaggiare tutte le parti della preda. Il problema dove nasce? Dalle regole. Il più scaltro farà approvare delle norme che favoriscono se stesso convincendo gli altri che sono regole giuste per tutti. I meno attenti si ritroveranno svantaggiati, ma saranno contenti di aver partecipato. Qualcuno, si accorgerà dell’inganno, ma sarà troppo tardi.
E’ la storia dell’uomo e della sua sconfitta di uomo della ragione che non si è mai emancipato, se non tecnologicamente e figuralmente.
Ecco che poi si cerca l’appiglio o la speranza verso cose che non esistono, se non nella nostra mente obnubilata di uomini miseri.

21 febbraio 2010

E poi dicono che uno diventa pedofilo.

Umberto Eco

Su L'espresso n.8 del 25 febbraio ho letto la "Bustina di Minerva" titolo "Quinto Potere" di Umberto Eco, noto critico, saggista, scrittore e semiologo di fama internazionale. L'abitudine della nostra Italia, secondo Eco, verteva su due principi che hanno sempre contraddistinto i politici di una volta: uno si configurava con il detto "meglio esercitare il potere che fornificare", l'altro che se gli uomini di potere volevano avere rapporti sessuali, miravano alle grandi donne. Oggi invece, colpisce il fatto che gli uomini politici si fanno corrompere per sevigi resi da professioniste che ricevono mille euro a prestazioni. Quindi, spiega che il sesso era concepito ai tempi di Giulio Cesare come il riposo del guerriero dopo una battaglia, mentre oggi i potenti sembrano aspirare ad una serata a base di veline senza pensare alle grandi imprese. Dopodichè si sofferma ad elucubrare il tema dell'eccitazione sessuale navigando su internet, scoprendo che ci sono 130 milioni di siti porno a dispetto di siti che seppure più importanti culturalmente, non superano i 5 milioni come quello su Gesù. O che ci sono milioni d'italiani che attraverso il teleschermo hanno visioni quotidiane che sono dieci volte più invitanti di quelle che solo i commendatori milanesi potevano procurarsi negli anni Quaranta. Eppoi, dice: "Oggi una persona normale è provocata dal sesso in misura assai maggiore di quanto poteva accadere a suo nonno. Pensate persino a un povero parroco: una volta vedeva solo la perpetua e leggeva solo l'Osservatore Romano, oggi si vede ancheggiare fanciulle scosciate tutte le sere. E poi dicono che uno diventa pedofilo."
E qui, in quest'ultima frase, ho avuto un blocco mentale che mi ha sconcertato. Ho riletto la frase: "E poi dicono che uno diventa pedofilo", sperando di essermi sbagliato. No, non mi ero sbagliato e ho fatto una riflessione. Pedofilo è colui che è attratto dai bambini e non dagli adulti. Secondo Eco, potenzialmente, chiunque, egli compreso, se vede ancheggiare fanciulle minorenni può diventare pedofilo? Il pedofilo non è più un malato da curare e da combattere ma una vittima di queste ragazzine osè? E la Chiesa fa male a condannare i suoi pedofili?
Non è che a furia di raccogiere bustine, Eco inizia a perdere quella lucidità del pensare saggio, che gli è sempre stata riconosciuta con merito?
Spero che al più presto smentisca questa sua frase, che a dir poco, è indecente.

18 febbraio 2010

Berlusconi incomincia a vacillare.

Palazzo Grazioli

Mentre a Milano, per colpa dello smog, l'aria è diventata irrespirabile e dannosa per la salute dei cittadini. A Roma, il clima che si respira in questi giorni in via del Plebiscito è di forte preoccupazione. Da palazzo Grazioli, dove sono stati chiamati a rapporto
diversi ministri (Tremonti, Alfano, Fitto, Scajola, Matteoli...), Silvio Berlusconi nervosamente entra e esce dal salotto in cerca di un sorriso perduto. Tra i chiamati non poteva certo mancare il sottosegretario
Gianni Letta che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere coinvolto nell’inchiesta che si è abbattuta sulla Protezione civile.
I sondaggi, sempre amati dal Cavaliere, cominciano a confermare che a pagare il prezzo più alto sarà lui e il suo partito in questa nuova ondata di tangentopoli, che pare essere solo agli inizi.
La competizione con la Lega al Nord è fortissima e Berlusconi teme che una ripresa dell’azione giudiziaria sulla corruzione induca alla fine la Lega a prendere il sopravvento.
Berlusconi è più taciturno e pensieroso del solito. Ad un suo deputato di lungo corso aveva confessato di voler "gettare le chiavi" di via dell’Umiltà. "Così com’è questo partito non ci serve a nulla". Scajola per contenere la delusione del suo capo e dell'elettorato di centrodestra, illustra il piano Sud, solo che Tremonti gli risponde picche, perchè non ci sono soldi, la cassa è sotto osservazione europea. Ma il berlusca, insiste che bisogna trovarli, altrimenti, si rischia di non finire la legislatura nel 2013, tradendo così una insicurezza che ha sempre rinnegato nelle sue tante esternazioni di uomo forte e sicuro.
Che sia arrivata l'ora del tramonto berlusconiano?
Alle elezioni regionali l'ardua ma speranzosa sentenza.




16 febbraio 2010

Piero Ricca. Un cittadino scomodo.

Piero Ricca

Alto, corporatura possente, barbuto, sicuro, preparato, Piero Ricca, si presenta così davanti ai politici e vip che sono sulla cresta dell'onda. Egli è sempre accompagnato da una videocamera con la quale vengono riprese tutte le fasi della sua intervista da cittadino che vuole sapere, informare e che vuole far rispettare la nostra Costituzione. Non ha paura e non teme il confronto con nessuno.

Nato a Verbania 38 anni fa è un attivista giornalista freelance, divenuto noto per la sua attività politico-sociale e per le aspre critiche rivolte a vari esponenti dell'establishment politico, economico e mediatico. E, soprattutto, per i colloqui faccia a faccia, le performance al megafono, i volantinaggi e le manifestazioni di strada che, riprese con videocamera digitale, vengono poi caricate su YouTube.

Dice di sè: "Sono un cittadino incensurato. Non ho mai compiuto un gesto di violenza. Ho sempre rispettato le leggi. Da anni sono impegnato politicamente, in modo trasparente e nonviolento, in mezzo ai movimenti della società civile, per difendere la mia idea di Democrazia Costituzionale. Ho il vizio di interpellare i potenti richiamandoli alle proprie responsabilità, e il vanto di risponderne sempre in prima persona. Ogni mia iniziativa civile muove dall’esigenza di esprimere a pieno la mia libertà di pensiero ed è in definitiva ispirata al concetto fondante del primato della legge e al valore della testimonianza della verità."

Ho visto e apprezzato molti dei suoi video con interviste a 360 gradi, su politici, giornalisti e uomini di potere. Le sue domande sono semplici ma efficaci, molto spesso non ricevono risposte da chi invece avrebbe il dovere di chiarire e d'informare l'opinione pubblica, su quanto succede nei meandri dei giochi dei palazzi istituzionali e non.

Nelle sue interviste chiede il coinvolgimento della gente, spesso a gran voce, perchè vuole che la gente sappia a quali persone si dà il potere di gestire una grande Nazione quale è l'Italia.

Personalmente la trovo una persona simpatica e che gode del mio rispetto. Cerca di stare fuori dal coro, per poter essere libero di interpretare il suo ruolo di libero cittadino scomodo dei potenti, ma che esige far valere il diritto di cittadinanza libera di ogni cittadino che vuole sapere dove si nasconde la verità.

11 febbraio 2010

Guido Bertolaso e la sua S.p.A.

Guido Bertolaso

F
iglio del vicentino Giorgio ex Direttore Generale del'Aeronatuica Militare (ha fatto volare il primo Starfighter della storia dell'Aeronautica italiana) e nipote del cardinale Camillo Ruini. E' laureato con lode in medicina all'Università La Sapienza di Roma. Il suo padrino politico è Giulio Andreotti, zio Giulio, che lo ha fatto diventare il Bertolaso che oggi conosciamo.
Su L'espresso del 29 dicembre 2009, il giornalista Fabrizio Gatti nel suo articolo aveva messo in evidenza il rischio di trasformare la struttura della Protezione civile del signor Bertolaso, in società per azioni, descrivendo una serie infinita di rapporti tra alcune società e l'entourage del Guido, il più amato degli italiani, dai quali fuoriuscivano appalti vinti dagli amici degli amici, con spese sempre più gonfiate, per opere che con la Protezione civile non avevano alcun collegamento.
Scrive Gatti:"Bertolaso ha trasformato la Protezione civile in una macchina per creare consenso. Anche tra gli imprenditori. Basta leggere i bilanci della società privata che dal 2001 in poi ha vinto tutti i principali appalti per l'organizzazione dei grandi eventi. E' una srl con appena 35 mila euro di capitale. Si chiama Gruppo Triumph e ha sede a Monte Mario a Roma. A capo del gruppo c'è una ex interprete dell'ambasciatore Usa in Vaticano, Maria Criscuolo, 47 anni, ben addentro al potere. Dal centrodestra al centrosinistra. Da Gianni Letta a Walter Veltroni. E anche alla Santa Sede. M. Criscuolo guadagnava già nel 1994 un fatturato di 632 mila euro. Spiccioli rispetto a quanto fattura ora: 28 milioni 32 mila euro, secondo i bilanci delle sue società srl. Bertolaso non bada a spese quando c'è da fare bella figura. Per il vertice Nato-Russia 2002 solo per le attività connesse all'organizzazione, gli allestimenti, la ristorazione, le fotocopiatrici, gli interpreti, la Crepuscolo riceve 7 milioni 45 mila euro. Il 7 dicembre 2007 un alto ufficiale delle forze armate, che lavora a Palazzo Ghigi, scrive su due fogli in due buste sigillate i nomi di chi vincerà l'appalto del G8 2009. La dottoressa Criscuolo, nome scritto nelle buste, con la sua Triumph vince il contratto ultramilionario per il vertice della Maddalena, poi trasferito all'Aquila..."
Questa è una delle tante storie di corruttele infinite, dove i soliti poveri contribuenti onesti, con lavoro e sacrificio, pagano tasse esose per far arricchire e divertire i vari monarchi, difesi da altri monarchi e sorretti da un popolo che crede ancora nella fatina e nei reami.

09 febbraio 2010

Dichiarazioni di Ciancimino, il popolo vuole la verità.

Massimo Ciancimino

L
e affermazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito della Democrazia Cristiana legato alla corrente di Salvo Lima e Andreotti, al processo di Palermo secondo cui Forza Italia sarebbe nata dalla trattativa fra lo stato e la mafia all’nizio degli anni ‘90, ha provocato una netta condanna da parte del Popolo della Libertà, che parla di “agguato al governo”, la Lega sottace. L’Udc non ci crede. Il Partito democratico mostra prudenza, mentre l’Italia dei Valori mostra attenzione e preoccupazione per le sorti dell’Italia, con questo governo “paramafioso”. Berlusconi evita ogni replica ufficiale, ma in privato non nasconde la sua indignazione, parlando del solito copione che si ripete ogni volta che c’è una campagna elettorale.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano parla di un tentativo di delegittimazione dell’azione di un governo che combatte la mafia, mentre il senatore Marcello Dell’Utri (già condannato in primo grado a 9 anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa)annuncia querela nei confronti del “folle totale” che lo ha direttamente chiamato in causa.
Tutte risposte legittime, da parte di chi è chiamato direttamente in causa e opinioni altrettanto legittime da chi vede le parole di Ciancimino come un’attenzione a capire meglio cosa può essere accaduto. Ora, secondo una logica democratica spetta alla magistratura e alle indagini ed eventuali riscontri, se queste affermazioni portano ad una verità o sono solamente dichiarazioni giusto per portare caos in una politica che chiara non è. Ora, se realmente si vuole dimostrare nei fatti che le parole di Ciancimino siano solo diffamazione, credo che la cosa più semplice da fare per eliminare ogni dubbio, sarebbe quella di rispondere con documenti alla mano e non solo per il fatto di essere stati eletti dal popolo(anche Vito Ciancimino è sempre stato eletto dal popolo). Se invece, quelle parole sono accompagnate da una qualche verità, il fatto di rispondere: “agguato al governo” non è proprio la risposta che il popolo si aspetta da chi ha il potere della Nazione. Anche perchè è stato rimarcato più volte che il legame politica e mafia è abbastanza reale.


06 febbraio 2010

Vademecum alfabetico per il buon politico.

Nichi Vendola candidato alla regione Puglia.

Il 28/29 marzo si voterà per eleggere i nuovi consigli regionali. Sono
elezioni importanti per le stesse regioni, ma anche per il paese. Per
chi ha a cuore le sorti della nostra Nazione e il futuro dei nostri
figli, propongo un vademecum alfabetico per essere certi di
ritrovarci, come dirigenti politici del nostro paese, persone che
meritano il compito a cui deleghiamo la nostra fiducia:
a) ascoltare i bisogni della gente,
b) badare all'interesse generale di tutto il paese e della regione,
c) capacità di risolvere i problemi della collettività,
d) dovere di rispettare la Costituzione,
e) esporre il programma in modo chiaro,
f) fedele al suo mandato,
g) garante del popolo,
h) honnete homme (uomo onesto),
i) istruito per assolvere il suo compito di persona pubblica,
l) laico nel suo mandato,
m) moralità acquisita,
n) necessità di confronto con chi la pensa in maniera diversa,
o) oculato nelle scelte,
p) promesse concrete da realizzare entro il termine del suo incarico,
q) qualificato per la sua funzione specifica,
r) rispettoso di tutti i cittadini e delle opinioni altrui,
s) solidale,
t) trasparente,
u) umile,
v) visione chiara e complessiva della cosa pubblica,
z) zelante.