25 aprile 2010

Odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

O
ggi 25 Aprile 2010, 65 anni dopo la liberazione dell'Italia dai nazifascisti. Una giornata particolarmente importante per una Nazione come l'Italia che ha vissuto decenni tragici di dittatura prima e della guerra poi. Il popolo italiano lasciò che salisse al potere un uomo chiamato Benito Mussolini. Il quale abusò della propaganda, della comunicazione e della forza per convincere i cittadini a seguirlo in quella che poi risulterà una sciagura. Ci fu molta gente che si oppose, ma ebbe vita breve e difficile. Il resto si fece trascinare in una illusione diabolica di conquistare il mondo. Dopo 65 anni, ci sono ancora residui e gruppi di persone che inneggiano la figura di questo dittatore. Questo ci dovrebbe far riflettere per comprendere che una Nazione democratica non deve esimersi da attenzionare questi fenomeni negativi, perciò è necessario prendere da subito i dovuti accorgimenti e le giuste misure per respingere e debellare un piccolo cancro che può diventare metastasi, parteggiando con chi ha a cuore la libertà e la pace sociale. Perciò ho voluto pubblicare questo documento, uno dei famosi scritti di Antonio Gramsci.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. (Antonio Gramsci -11 Feb. 1917-)

Nessun commento: