22 giugno 2008

"Utopia" sostantivo usato da chi non vuole cambiare?

Cara Rossini,
mi capita spesso, durante una conversazione, che mentre si parla della necessità di attuare un certo progetto o una certa idea che traguardano lontano, mi si risponde col sostantivo femminile "utopia". Ultimamente, anche lei, a proposito della mia lettera "Siamo una bella compagnia", ha usato questo termine. Ebbene, è da tempo che mi sforzo a far comprendere alla persona con la quale interloquisco, che non è esatto o meglio è improprio l'uso che se ne fa di questo termine. Il significato dato nel campo filosofico è di un disegno di una società perfetta, nella quale gli uomini dovrebbero poter realizzare una convivenza del tutto felice. Nel luogo comune, è l'aspirazione o speranza generosa ma spesso irrealizzabile. Di già io contesto che una società perfetta, intesa come bene realizzabile per tutti, non possa essere attuata. Per il semplice fatto che se all'idea di una convivenza e convenienza di vita benefica per tutti, si accompagna la decisione del popolo a metterla in pratica, non si può dire di essere degli utopisti, ma di avere attuato la volontà del popolo sovrano. E, credo che nessuno possa confutarlo. Lo stesso si può dire per tutte quelle aspirazioni o speranze che se accompagnate dalla giusta volontà e caparbietà di realizzazione dell'uomo, possono diventare realtà e non pura fantasia. E posso fare un paio di esempi per significarne tantissimi accaduti. Il viaggio dell'uomo sulla Luna. Quante coppie di innamorati osservando la Luna, sognavano di poter volare per toccarla da vicino. Ebbene, il primo allunaggio di un essere umano fu quello di Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, il 20 luglio 1969, questo per l'uomo è stato possibile. Chi si sognava di poter parlarsi da luoghi così lontani e addirittura guardarsi in video? Ebbene è successo. Quindi, perchè usare spesso a sproposito che, la realizzazione di un grande e importante progetto, è utopia. Non è forse più giusto dire che è utopistico convivere in un mondo dove le ingiustizie, le ineguaglianze, le guerre, i conflitti, le prevaricazioni, i crimini, gli abusi, le devastazioni dell'ambiente sono all'ordine del giorno; e tutti, in questo marasma, che prospettano, senza voler cambiare il proprio stato di vantaggio, una possibile pace ed equità?
"Quanto povera è la ragione dell'essere umano di fronte al cambiamento, quando è necessità cosmopolitica della propria esistenza." (Raffaele Innato)

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