22 giugno 2008

Commento su L'espresso "Resistere, resistere, resistere. Che altro sennò". (Marco Scipolo, giornalista)

Raffaele Innato ha scritto: 22 Giugno, 2008 12:20
Sono 14 anni che ci trasciniamo questo pesante e ingombrante fardello di un signore, che per aspirazioni personali e per legittimare i suoi affari non proprio trasparenti, si è volutamente reso protagonista nella politica italiana, grazie ai suoi mezzi di forte potere mediatico, per ascendere ai posti di comando istituzionali e cambiare le leggi a proprio uso e all’uso di gruppi appartenenti ad una schiera di persone, che con la democrazia hanno poca dimestichezza. Il fatto che egli riceva un consenso dal popolo elettore per governare, non lo mette al riparo da una sua illegittimità a candidarsi. Infatti, è proverbiale e risaputo il suo abnorme conflitto d’interesse, che in una nazione democratica non potrebbe essere possibile, in quanto qualsiasi decisione al Parlamento viene inficiata da un suo interesse personale. Il populismo creato intorno a questo signore è il frutto di una lunga e mediatica pubblicità, studiata appositamente per renderlo simpatico e attraente ad un certo tipo di persone, molte delle quali ignare della scelta demagogica espressa. Basta osservare gli anni dei suoi mandati al governo del Paese per rendersi conto quanto l’Italia sia peggiorata sotto tutti gli aspetti sociali, economici e politici, complice di una dipendenza associata di altri partiti, anche del centro sinistra, che sono stati colpevolmente assoggettati allo status quo. La scesa in campo politico di questo signore ha reso la politica italiana snervante e condizionata. Il popolo non ha potuto godere di un periodo di sana riflessione, per capire come meglio procedere a riprendere la diritta via, persa nella corruzione ad ampio raggio in tutti i meandri della nostra società. Ed oggi la situazione è diventata ancor più grave col dare ampio mandato ad una coalizione che ha come obiettivo gli interessi personali e di gruppi, raccontando ipocritamente agli italiani che faranno ogni sforzo per aiutare i più deboli. S’intende, sempre con le risorse della collettività (dipendenti, pensionati, artigiani, commercianti e imprenditori che dichiarano il giusto reddito). Invece, non ci permettiamo di toccare fino in fondo chi non dichiara tutto o chi evade o chi elude, pena complotti della magistratura o frutto di dicerie popolari, o quant’altro. Certo riaddrizzare una situazione molto compromessa come questa è difficile e gravosa, ma siamo obbligati a farlo, lavorando sui posti di lavoro, nelle strade, nelle piazze, negli ipermercati, nei diversi luoghi dove far sentire realmente la nostra voce onesta, dignitosa, sensibile, solidale; non solo per resistere, resistere, ma per proporre e proporre percorsi più giusti e più equi, per il bene del popolo italiano e non solo.

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