03 giugno 2008

Commento su L'espresso "Il 2 giugno? Una data del calendario" (Carmela Carpendu) Arborea Or

Raffaele Innato ha scritto: 3 Giugno, 2008 10:34
La festa del 2 giugno sancisce la scelta democratica degli italiani verso la Repubblica, chiudendo la storia monarca del Regno d’Italia durato fino al 2 giugno 1946. Quando, gli italiani votarono il referendum popolare e decisero per la repubblica. Fu eletta anche un’Assemblea Costituente, con il compito di eleggere il capo provvisorio dello stato e per scrivere la nuova carta costituzionale. Sono trascorsi 62 anni da allora, ma si continua a rappresentarla con una parata militare, che secondo il mio modesto parere, è poco attinente. La scelta democratica del libero voto, senza l’uso delle armi, dovrebbe essere rappresentata dalla società civile, accompagnata da simboli che rappresentano l’unità del nostro popolo e l’aggregazione Nazionale. Dovrebbe essere partecipata da tutte le regioni italiane dal Nord al Sud, con balli e danze folkloristiche, con usi e tradizioni italiche pacifiche. Invece, si continua a mostrarla unicamente col simbolo delle armi e delle divise. Cerchiamo di dare un senso di pace e di gioia, smilitarizziamo almeno le feste! …Poi, si parla di “nuova Repubblica”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sacher:
3 Giugno, 2008 14:49
Sono perfettamente d’accordo con Raffaele Innato. Così come oggi la parata per la Repubblica è stata disertata dalla Lega, fino a ieri veniva disertata dalla sinistra estrema che è sempre stata allergica alle parate militari. D’altro canto, come sottolinea Innato nel suo post, le sfilate di carri e soldatini armati poco si addice ad una festa che dovrebbe, invece, rimandare a simboli democratici e a quell’unità del paese e degli italiani che lo popolano, che non viene calpestata solo in nome della Padania, ma principalmente da quel sentimento molto tipico italiano di pensare prima di tutto ai fattucci propri. Tale sentimento a livello politico è assolutamente trasversale e non è un effetto della politica della Lega, bensì il terreno fertile su cui tali particolarismi hanno potuto germogliare. E allora se il legame con la propria identità particolare e con il proprio fazzoletto di terra è più forte di quello con il paese, ben venga la proposta di Innato di svolgere una festa della repubblica che riconosca e rappresenti le diversità, ospitandole sotto una stessa bandiera. Questo dovrebbe essere il senso della festa e questo è l’unico modo per coltivare in senso positivo e unificante, le diversità culturali, storiche e socio-economiche del nostro paese.