13 marzo 2008

Commento su L'espresso "Per chi è la festa della donna?" (Riccardo Miccichè-Valentina Mirabile, Agrigento)

Raffaele Innato ha scritto: 8 Marzo, 2008 22:22
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, io non so ben ridir com’i’ v’intrai, tant’era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.Così Nora Helmar profondamente e moralmente delusa, abbandona la casa, il marito, i figli per cercare solitariamente se stessa, per scavare e rintracciare nella profondità del proprio io le radici robuste del proprio essere morale, per adempiere ai doveri che ognuno ha verso se stesso prima che verso gli altri.La dipendenza della donna dall’uomo nasce fin dalla preistoria, principalmente dalla conformazione fisica più debole nella donna. L’uomo era il cacciatore, la forza bruta, avendo doti fisiche naturali possenti per avere la meglio sulle prede che servivano da sostentamento per sopravvivere. Questa subalternità, non più di forza fisica, ma di potere è seguita nei secoli, e ancora oggi vive in tanti paesi del mondo, come risulta anche essere nei paesi occidentali e in Italia. Per la maggior parte dei casi, questa iniqua prassi è valida in linea generale, perchè ci sono casi dove l’uomo è subalterno alla donna (donna manager e uomo operaio, o donna ricca e uomo povero). La tecnologia e l’emancipazione sono elementi importanti che certamente aiutano a creare le condizioni di maggior opprortunità per la parità di diritti tra uomo e donna. Come anche i diritti internazionali per il rispetto delle persone di sesso diverso, possono dare un grande contributo di eguaglianza di diritti e di doveri. Ma, la componente che, secondo me, può creare quella solidarietà vera tra uomini e donne, è la ricerca del proprio io che, sia Dante che Nora trovano nel distacco da una società maligna, per seguire quella finalità di vita che dia quella giustizia giusta, che non sta per forza di cose nel sesso, ma sta soprattutto nella convinzione che, pur con ruoli diversi, ognuno dà il contributo di convivenza e di socialità per una vita di pace e di benessere per tutti, di cui questo mondo ha bisogno.Auguri sinceri a tutte le donne.Raffaele Innato

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