29 luglio 2008

Lettera aperta al Presidente Vendola.

Caro compagno Vendola,
mi permetto e mi pregio di scriverti perché ho molta stima e rispetto della tua persona e delle tue idee. Io, sono pugliese, da sempre difensore delle ingiustizie e delle prevaricazioni. In Italia, la politica e il paese non stanno attraversando un momento di buoni propositi e di concrete aspettative. Gli italiani, complice una legge elettorale antidemocratica, hanno eletto un Governo di destra e hanno mandato in Parlamento all'opposizione un centro moderato, e una sinistra a casa. Come ben sappiamo, però, nel nostro territorio nazionale la sinistra non è sparita, diciamo che sta meditando e medicandosi le ferite.
Ho sperato che tu diventassi il segretario di Rifondazione Comunista come punto di partenza per il riscatto della nuova sinistra, sia per la tua grande capacità di comunicatore e sia per il tuo carisma indiscutibile. Purtroppo, non è successo, ma ho apprezzato le tue parole dopo la sconfitta: "non abbandoniamo la battaglia, che non riguarda i giochi di potere nel Prc, ma la restituzione di una sinistra che parli al Paese".
Ebbene, da qui bisogna ripartire per iniziare un lungo ma sano cammino.
La tua lunga esperienza politica e la tua preparazione culturale, ti serviranno a trovare il percorso più giusto e più idoneo, per una lenta ma graduale risalita di consensi che potrà far tornare agli albori un partito di sinistra, che non può essere lasciato nelle sole piazze, seppur luoghi di dimostrazioni legittime e di ritrovo delle idee e delle persone. Da qui, voglio ripartire per iniziare a dire che dovremmo mettere in assoluto il valore della solidarietà, e quindi della collettività al centro della politica e della società, del rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra popoli e culture, tra le persone. Chi pratica la solidarietà non sbaglia mai. Perché è garante dell'uguaglianza, della giustizia, di una distribuzione più equa della ricchezza e aiuta i cittadini ed i popoli al rispetto dei diritti e dei doveri, per una vita più democratica e più sana. La solidarietà non deve essere intesa come carità o beneficenza, né come debole buonismo, ma come principio cardine da attuare nella politica, nella vita quotidiana, nel lavoro, nei rapporti tra le persone e nella comunione d'intenti benefici. Solidarietà vuol dire non essere egoisti, non isolarsi dagli altri, ma vivere e convivere con gli altri per amarsi e per traguardare lontano verso orizzonti di pace e di fratellanza. Per ottenere questo c'è bisogno di un impegno costante rivolto alla trasformazione sociale, culturale ed economica. Ci vuole un serio progetto di medio e lungo termine, ispirato al convincimento democratico della non violenza e di non prevaricazione delle idee diverse, ma alla creazione di una casa comune, nella quale accogliere le diversità come arricchimento e contributo ad una socialità più condivisa e più accettata. So bene, che la strada è lunga e impervia. Gli ostacoli sono molti e se ne aggiungono sempre degli altri. Ma qui sta la capacità e la perseveranza delle persone che, come te e me con responsabilità e ruoli diversi, credendo ad una società solidale, equa e giusta sapranno superare tutte le difficoltà per giungere alla meta ultima della convivenza pacifica, democratica e civile di tutti i popoli e degli uomini. Pertanto, non mi sottraggo dal dare un mio contributo pratico. Iniziando dal suggerire al partito un nome concreto: Partito della Solidarietà. Il colore della bandiera rosso del sangue e del fuoco, due elementi di vita essenziali. Sopra l'immagine di un bimbo appena nato (l'innocenza pura e la nuova vita), che guarda verso l'alto l'arcobaleno, che rappresenta il ponte della vita, sul quale inizierà il suo lungo cammino di pace e di benessere. Il programma deve avere come punti principali: il rispetto dell'uomo in tutte le sue forme, senza distinzione di sesso, di razza e di colore, dei diritti alla libertà di pensiero e di idee, e l'obbligo di partecipare alla vita sociale, contribuendo col suo lavoro e le sue capacità al miglioramento della società della quale è parte integrante. La società deve provvedere a dare l'istruzione necessaria al fine di collocarlo nell'ambito lavorativo per le sue attitudini, per soddisfare l'esigenza di una vita dignitosa. Bisogna, ridare dignità e riconoscere al lavoratore, la capacità di essere parte centrale di un sistema economico sociale, in grado di premiare la fatica e la costanza quotidiana di persone, che hanno la soddisfazione di partecipare attivamente alla vita sana dello Stato. Riconoscerne i meriti pubblicamente. Mentre per coloro i quali, non vogliono sentirsi parte attiva della vita del paese, bisogna che la legge li metta in grado di recuperarli, attuando una serie di correttivi e di formazione, che li guidi a capire l'importanza del partecipare. La scuola e la ricerca devono essere investite responsabilmente per preparare e migliorare le risorse del territorio e delle persone. Il nostro territorio deve essere in grado di soddisfare alla domanda energetica interna alla esigenza sufficiente ad una popolazione, che deve provvedere ai beni primari, senza sprechi. Bisogna considerare il risparmio energetico dal petrolio e dal carbone, e approvvigionarsi di energia alternativa che esiste sul territorio (eolica, solare, idraulica...). Ridare ai campi, ai terreni e ai coltivatori, la loro naturale capacità di produrre sano, bene e sufficiente al fabbisogno della popolazione. Le imprese che vogliono lavorare e investire sul territorio, saranno messe in grado di godere delle agevolazioni anche fiscali, ma devono soddisfare e rispettare il territorio, l'ambiente e i lavoratori. Devono pagare le tasse a seconda della capacità redditizie e reinvestire sul territorio per produrre sempre meglio e sempre più in sicurezza. Non più morti sul lavoro per inadempienza e negligenza delle imprese, ma più vita con accortezza e attenzione sulle regole e norme da rispettare con meno profitto. Coloro che non rispettano la legge devono essere condannati ed espiare la pena. Il crimine organizzato, i piccoli criminali e tutti i condannati devono essere messi in condizioni di non nuocere, facendo scontare loro le pene dei reati commessi, con severità rieducandoli e facendoli lavorare per guadagnarsi l'ospitalità delle carceri. Chi lavora bene sta meglio, chi non lavora o lavora male starà peggio in qualità e più a lungo. La magistratura deve essere in grado di giudicare bene e in tempi stretti. Chi dimostra di allungare i tempi senza giustificata motivazione verrà penalizzato. Le strade devono essere più sicure, con più illuminazione, con più controllo e chi sbaglia paga. Non si può accettare che un individuo o più individui, possano scorazzare e uccidere innocenti sulle strade e poi cavarsela con omicidio colposo. Allora, far partire l'educazione stradale nelle scuole, sui posti di lavoro, dare la patente dopo accurata visita psicologica e sociologica. I veicoli non devono poter superare velocità non consentite, con congegni da inserire per poter ridurre il numero di giri. Agevolare una politica dei trasporti pubblici ecologica che disincentivi l’uso del mezzo privato inquinante. La politica dei politici deve costare molto meno riducendo il numero degli eletti e degli amministratori e riducendo il potere di stare dappertutto. Abbattere gli obbrobri che offendono l'ambiente e rovinano il paesaggio. Noi abbiamo l'obbligo etico e morale di lasciare alle nuove generazioni un ambiente sano perché possano continuare nella specie umana, cosa che a noi è stato possibile. Insomma, temi concreti e realistici per portare le persone a pensare e muoversi con più sensibilità, al rispetto del prossimo e di noi stessi, per una vita semplice fatta di normale quotidianità, ma che vale la pena di viverla in pace e tra gente che si vuole bene.
Un caro saluto

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Raffaele
ti ringrazio per la stima e la fiducia; non sono il Segretario del Prc ma non ho abbandonato l’idea di costruire una sinistra aperta, nuova, moderna all’altezza del tempo presente.
Ti soffermi su una parola importante come solidarietà. Vedi Raffaele credo fermamente che quella parola racchiuda un universo valoriale e simbolico a cui dovremmo guardare senza mai avere la presunzione di conoscerlo abbastanza. Sono due gli ambiti in cui noi, popolo di sinistra, dovremmo declinare con tutti i nostri sforzi la parola solidarietà. Il primo è la nostra comunità politica di riferimento. Di cui dovremmo avere cura, di cui dovremmo proteggere le relazioni, gli uomini e le donne che ne fanno parte, i loro sentimenti. Molto spesso, a sinistra, anziché interrogarci sui nostri limiti e sui nostri punti di debolezza abbiamo preferito fomentare odi e asti, probabilmente perché inadeguati ad affrontare situazioni difficili, ad avanzare soluzioni, a restituire credibilità e fascino alla sinistra. Hillmann scriveva che “il fallimento della parola è alla base dello scatenarsi della violenza”. Ecco non dobbiamo mai smettere di utilizzare la parola, di darle un valore alto, quello di strumento di condivisione, di confronto, di solidarietà. E poi c’è un altro ambito che riguarda il mondo in cui viviamo, quello in cui le politiche sicuritarie della destra, la costruzione del nemico attraverso la fabbrica della paura, stanno portando a riva effetti nefasti, il razzismo ne è l’esempio più brutale.
E allora mi auguro che la solidarietà sia l’architrave delle politiche che proponi e su cui in Puglia stiamo facendo la nostra parte.

Un caro saluto
Nichi Vendola