23 luglio 2008

Commento su L'espresso “Amarcord “L’espresso” di 12 anni fa” (Dino Faralli)

Raffaele Innato ha scritto: 23 Luglio, 2008 19:40
In un noto film: “Miseria e nobiltà”, il grande Totò, rivolgendosi ad un uomo ignorante, lo lodava per la sua ignoranza e ribadiva che tutti gli uomini dovevano esserlo, così egli poteva scrivere tante lettere, essendo uno scrivano a pagamento, che gli avrebbero permesso di vivere e mangiare bene sempre.
Una Nazione, una società per crescere ha bisogno di un popolo che ha capacità e volontà di sviluppare, ha bisogno di uomini guida e giusti che devono avere idee lungimiranti, preparazione e carisma per essere seguiti. In Italia, noi abbiamo molte persone intelligenti, preparate e con doti carismatiche. Abbiamo anche un popolo che è vivo e che ha dimostrato sempre quella capacità di sapersi adattare bene e di farsi strada quando le condizioni lo hanno permesso. Quando è stata a rischio la sua libertà ha saputo reagire con dignità e coraggio dando la propria vita, e ha saputo costruire un grande paese democratico scrivendo una delle migliori carte costituzionali del mondo. Quindi, un popolo che ha tutti i requisiti giusti per emanciparsi e realizzare il sogno di un benessere economico-sociale più che soddisfacente. Però, c’è un problema. Siamo esageratamente orgogliosi da rasentare la stupidità. In qualsiasi settore, dalla politica allo sport, non vogliamo mai ammettere di essere in errore. Così facendo ci trasciniamo una nostra convinzione fino a morirne, anche se dentro di noi sappiamo di sbagliare, ma pur di non darla vinta a chi ha ragione, proseguiamo a perseverare nella nostra ottusità finendo di rimanere paralizzati e immobili. Ecco che poi, da ogni luogo escono fuori come funghi i parassiti, gli sciacalli e i furbi, che pur non essendo dotati di grande intelligenza, sanno però approfittare di questa faziosità inconcludente e perversa, speculando e lucrando sulla pelle di un popolo che merita, invece, un destino e una vita migliore.
Perchè, se continuiamo su questo percorso sbagliato, a lungo andare, possiamo finire come il Totò scrivano, che seppur contento dell’ignoranza del suo cliente, alla fine non si beccherà nemmeno un soldo, poichè il suo interlocutore non ha più niente da spendere.

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