27 luglio 2008

Commento su L'espresso "Ma davvero a sinistra siamo più colti?" (Rudi Toselli)

Raffaele Innato ha scritto: 27 Luglio, 2008 19:01
Io penso che la questione è stata posta in maniera inesatta.
La nozione di cultura è di origine latina, proviene dal verbo “coltivare”. L’utilizzo di tale termini è stato, poi, esteso, a quei comportamenti che imponevano una “cura verso gli dei”: così il termine “culto”.
Il significato moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze ed esperienze che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia, il termine cultura nella lingua italiana denota due significati principali sostanzialmente diversi:Una concezione umanistica considera la cultura come la formazione individuale, un’attività che consente di “coltivare” l’animo umano, in tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta.Una concezione antropologica o moderna considera la cultura come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo. Concerne sia l’individuo sia le collettività di cui egli fa parte. In questo senso il concetto presuppone l’esistenza di diverse culture, e tipicamente viene supposta l’esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico, e l’appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa alla condivisione di un’identità culturale.Esistono quindi diversi significati del concetto di cultura.
C’è una concezione classica della cultura che consiste nel processo di sviluppo e mobilitazione delle facoltà umane che è legato al carattere di progresso dell’età moderna.
C’è una concezione antropologica della cultura che è “l’insieme complesso del sapere, delle credenze, dell’arte, della morale, del diritto, del costume acquisito dall’uomo in quanto membro della società”. L’uso popolare della parola cultura in molte società occidentali è per designare i beni di consumo o attività come l’arte o la musica. Altri usano il termine di “cultura alta” per distinguerla da una presunta “cultura bassa”.
Giusto per rimanere nel tema di cultura di sinistra o di destra, e dare una risposta, si può dire che la cultura ideale della sinistra tende a guardare e salvaguardare gli interessi della collettività per un benessere sociale solidale. Mentre la cultura di destra tende a guardare molto gli interessi individuali, non tenendo in considerazione che possono essere deleteri se in contrasto, come spesso accade, con l’interesse e il benessere di tutto un popolo.
Io sono dell’idea che sarebbe opportuno che tutti i popoli, prendessero in considerazione l’assoluta necessità di traguardare agli interessi generali e solidali, come cerco di fare da tantissimi anni. Se questo vuol dire avere idee e cultura di sinistra, ebbene, io sono di sinistra ma non per questo mi sento un poveraccio, anzi…!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

giuseppe guastella:
28 Luglio, 2008 00:17
Senza sinistra ,senza cultura
Gentile Rudi,sarei curioso di sapere dove ha pronunciato D´Alema quelle parole che onestamente non metti tra virgolette .(Potresti chiarire la fonte?)
In particolare sarei curioso di sapere se lei le ha estrapolate in ragione della loro importanza Se cosí fosse, piú di qualche dubbio sulla “cultura” di D´Alema e degli elettori di sinistra sarebbe lecito.
Giustamente il carissimo Raffaele ricostruendo il processo evolutivo del concetto “cultura” ci lascia aperta la domanda : Quale è il fondamento culturale che ci viene in aiuto per scegliere dove apporre un segno.
D´Alema parla di “fenomeno politico”,ne fa una disanima acuta nei concetti e molto velata nelle conclusioni. Molto!
Parlando della sinistra la sua analisi è acuta e di ampio respiro, una spanna al di sopra delle capacitá culturali degli interlocutori .
Sul “fenomeno”,all´estero, pare che adesso nessuno abbia piú voglia di indagare o é ritenuto sufficiente il dizionario mondiale delle biografie.
L´Economist sintetizza con “mamma mia!”

rudy ha detto...

caro raffaele la tua spiegazione del significa della parola (cultura)
è stato molto chiaro, ma ha mè interessava sapere come facciamo a dire che siamo piu acculturati, ad esempio ho amici missini che apparte l'indirizzo anno una cultura pregevole.
poi mi dispiace se tisei offeso ma non era nelle mie intenzioni, anche perchè nella bassa bolognese da dove scrivo il termine poveraccio è anche un sinonomo di onestà, certo indigenza ma prevale l'onesta.
molto piacere di discutere con te (se posso usare il tu)
ciao rudi

Anonimo ha detto...

antonio:
29 Luglio, 2008 08:01
Secondo me, la cultura nel suo significato più classico non è né di destra né di sinistra. L’approccio alla soluzione dei problemi che assillano la nostra società è diverso nell’ideologia di sinistra rispetto a quella di destra.
Sono d’accordo con quanto afferma Raffaele che la cultura ideale della sinistra tende a salvaguardare gli interessi della collettività per un benessere sociale solidale, mentre la coltura di destra tende a salvaguardare gli interessi individuali.
Per capirci meglio potrei fare qualche esempio.
Dopo la seconda guerra mondiale ci fu una forte crescita industriale. L’Italia diventò sempre più ricca. La classe operaia ebbe una parte rilevante nella crescita del paese. Mentre l’Italia cresceva e molti si arricchivano, gli operai erano sempre più sfruttati e privi di ogni diritto civile. Gli operai, per esempio, non potevano scioperare. L’imprenditore che veniva chiamato “il padrone” poteva licenziare a suo piacimento. Così, negli anni 50, ebbe inizio una dura lotta per la conquista dei diritti civili. Il sindacato svolse un ruolo significativo in questa lotta, anche se avversato dalle forze conservatrice vale a dire, i partiti della destra. I partiti di sinistra furono accanto agli operai e lottarono affinché non fossero più sfruttati come animali.
La tecnologia avanzava e la società si trasformava. Il rapporto tra uomo e donna diveniva sempre più complesso. Molte coppie non riuscivano a portare felicemente a porto il loro matrimonio. Il numero di coppie infelici aumentava a dismisura e le separazioni di fatto incrementavano in maniera iperbolica. Ma mancava una legge che disciplinasse il rapporto di coppia quando la crisi raggiungeva limiti per cui la convivenza dei partners non era più possibile. Il socialista Loris Fortuna presentò in parlamento una legge che proponeva il divorzio nel caso la coppia di coniugi non fosse più in grado di rispettare il vincolo matrimoniale. Il parlamento non riuscì a legiferare e la parola fu data al Popolo attraverso il mezzo del referendum. Ovviamente i partiti si schierarono chi a favore e chi contro il divorzio. I conservatori (cioè i partiti di destra) furono contro il divorzio. I riformisti (cioè i partiti di sinistra) furono a favore del divorzio.
Un’altra lotta per la conquista di un diritto civile che riguardava le donne è stata quella per l’approvazione della legge sull’aborto. Anche in questo caso si dovette ricorre al referendum. Al solito, le forze conservatrici furono contrarie all’aborto. Il referendum passò grazie all’impegno delle forze riformiste.
Gli omosessuali sono stati oggetto di persecuzione da parte dei nazisti e fascisti, in quanto persone mostruose che non si potevano considerare nè maschi né femmine. Mentre la Chiesa mal li ha tollerati, ritenendoli dei peccatori, dei deviati.
Gli omosessuali erano relegati ai margini della società. Venivano derisi, scherniti e perfino malmenati. Col tempo, la società cominciò ad accettare gli omosessuali come persone afflitte da problemi esistenziali dovuti ad alterazioni del loro sistema biologico. Si affermò il concetto che non erano delle bestie ma delle creature di Dio, come le persone normali. La sinistra, al contrario della destra, si dimostrò più tollerante nei loro confronti e si movimentò affinché li venissero riconosciuti maggiori diritti.
La lotta all’evasione fiscale è un concetto di giustizia sociale. Viviamo in un Paese dove i più poveri pagano le tasse mentre i benestanti non li pagano o tendono a non pagarle. La pressione fiscale è alta ma chi ne risente sono gli operai, i pensionati, i lavoratori dipendenti pubblici e privati. Se tutti pagassero le tasse la pressione fiscale sarebbe più bassa, e i benefici andrebbero estesi a tutti. La destra vuole ridurre le tasse ma non vuole combattere l’evasione fiscale. Spera che riducendo le tasse i ricchi si convincano a pagarle, e propone anche dei condoni per convincerli. La sinistra, al contrario, si è proposta una dura lotta agli evasori che ha dato ottimi risultati. Il tesoretto ricavato grazie a questa lotta è stato utilizzato per migliorare le condizione delle fasce più povere.
Penso così di essere stato più chiaro.

Anonimo ha detto...

Una delle leggende metropolitane più dure a morire è quella che afferma la superiorità intellettuale della sinistra. Per sfatare siffatta favola è sufficiente un sola piccola, ma eloquente dimostrazione. Basti infatti pensare alle convinzioni dei progressisti a proposito di islam. Andiamo con ordine. Appare evidente che le dirigenze islamiche stanno attuando mediante lo strumento dell’immigrazione, un piano strategico di penetrazione soft nel mondo cristiano occidentale finalizzato alla sua colonizzazione. Purtroppo tale pianificazione sta silenziosamente procedendo a gonfie vele grazie all’ingenuità e all’annebbiamento ideologico terzomondista dei riciclati nipotini di Stalin. A chi osa rammentare il pericolo islam, oltre a gridare all’ossessione complottista, i nostalgici dell’impero rosso rispondono con la solita minestra riscaldata del pluralismo, dell’accoglienza, della solidarietà e buonismi discorrendo. Gli incantati sognatori della società multirazziale dovrebbero invece ricordare le parole che il Vescovo di Smirne (Turchia), Mons. Bernardini proferì qualche anno fa a Giovanni Paolo II durante un’udienza pubblica. “Santo Padre – disse – gli islamici mi ricordano ogni giorno che: grazie alle vostre leggi vi conquisteremo, grazie alle nostre vi domineremo”. Ora siamo maggioranza, ma quando saremo minoranza, chi avrà il coraggio di leggere la Costituzione italiana e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ai nuovi inquilini della mezza luna? Per gli islamici esiste il Corano, tutto il resto è spazzatura: diritti, libertà e regole democratiche incluse. Se lo hanno pure capito i “duri” di comprendonio americani nel pantano Iraq, possibile che gli “intelligentissimi” compagni di casa nostra insistano beotamente ad annunciare l’apocrifo vangelo del “volemose ben”? Gianni Toffali