13 maggio 2008

Commento su L'espresso "La schiena dritta di Travaglio e la fuffa degli altri" (Augusto Lauretig) Remanzacco

Raffaele Innato ha scritto: 13 Maggio, 2008 16:51
Il signor Augusto ha sollevato una questione importante, sulla opportunità di un giornalista schietto come Travaglio, di fare affermazioni scomode in TV, sulla vita privata di un importante uomo politico. E sarebbe pertinente che i nostri commenti si attenessero al tema, senza cadere in sproloqui.Il caso incriminato si riferisce agli anni ’80, quando Schifani era socio insieme a La Loggia, Nino Mandalà e Benny D’Agostino della società di Villabate che, attraverso la pianificazione del piano regolatore del comune palermitano, diresse i lavori per la costruzione di un centro commerciale attorno al quale ruotavano gli interessi della cupola. I fatti narrano che Nino Mandalà fu condannato in primo grado a 8 anni per associazione mafiosa più 4 anni per intestazione fittizia di beni; Benny D’Agostino è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e Nicola Mandalà è l’uomo accusato di aver coperto gli spostamenti di Bernardo Provenzano per ben due anni. Lo stesso presidente del Senato Renato Schifani lo ha ammesso il 18 ottobre 2004 davanti ai giudici della Terza sezione penale del Tribunale di Palermo. In quella sede ha riconosciuto di aver avuto rapporti di affari con il suddetto Mandalà nella società «Sicula brokers». Il Nino Mandalà è ritenuto il capomafia del mandamento di Villabate, comune dove il presidente Schifani, all’epoca avvocato senza cariche parlamentari, ebbe anche un delicatissimo incarico di consulente per le questioni urbanistiche. Campanella, parla di affari e in una sua deposizione dice che «il prg di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare, e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato con La Loggia…Schifani avrebbe cooordinato con il progettista di fiducia tutte le richieste che Mandalà avesse voluto inserire in materia urbanistica». Riferisce anche di tangenti. Sia l’onorevole La Loggia che il senatore Schifani hanno deciso di querelare Campanella. Si tratta, perciò, di dichiarazioni pubbliche, di documenti facilmente consultabili che Radio Radicale ha messo in onda in uno «Speciale giustizia». A raccontare di una storia fatta di frequentazioni molto imbarazzanti è lo stesso protagonista, Renato Schifani, presidente del Senato della Repubblica italiana.Questi sono i fatti. Raccontati anche da Travaglio al pubblico telespettatore, per evidenziare che, nella vita privata del nuovo Presidente del Senato, converrebbe guardare meglio per una maggiore trasparenza. Visto che ha il secondo incarico istituzionale dello Stato più importante, e che in mancanza del Presidente della Repubblica fa le sue veci. Quindi, non stiamo parlando di un semplice imprenditore, di un libero professionista, di un artigiano, di un lavoratore o di una persona comune. Stiamo parlando di una persona che ha un importante carica pubblica, presiede la camera senatoriale e rappresenta l’Italia e gli italiani nel mondo. Siccome, viviamo o pensiamo di vivere in un paese democratico, dovrebbe essere una ovvietà, poter mettere in discussione dei fatti realmente accaduti e chiedere all’interessato protagonista di rispondere a delle affermazioni che gli vengono rivolte. Senza il bisogno di far intervenire terzi a difesa della importante carica, come se la figura istituzionale bastasse a coprire la persona che la indossa, rendendola improvvisamente illibata. Rimango esterefatto, quando un servizio pubblico come la RAI, abituato a divulgare molti programmi di sottocultura senza provare un pò d’indignazione, non difende poi l’operato legittimo e di libertà d’espressione e d’informazione dei propri giornalisti (rischiando anche la vita), che esponendo dei quesiti importanti esigono risposte esaustive. Io, inviterei il Presidente del Senato Schifani a dare delle chiarificazioni, con documenti e prove alla mano, per togliere ogni dubbio e per confermare nei fatti che egli è totalmente estraneo a questa squallida vicenda. Altrimenti, chiamare il partito di appartenenza “partito della libertà” come emblema di diritti, di uguaglianza e di democrazia di un popolo, risulterebbe inadatto, ma sarrebbe più appropriato definirlo il partito della libertà personale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

A proposito di Travaglio:

L’industria della coscienza …

Ma chi fa parte dell’industria della coscienza? Chi oltre all’attuale e ben nota leadership politica di sinistra - i noti Piero Fassino, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Fausto Bertinotti, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro - ne fa parte? Ecco alcuni nomi illustri: Beppe Grillo, Roberto Benigni, Dario Fo, Marco Travaglio, Michele Santoro, Gino Strada, Nanni Moretti e tanti altri come loro che da sempre si adoperano incessantemente a tenere ben sveglie le coscienze altrui e ben alti i propri profitti grazie al sentimento spinto di matrice sinistra. Già, perché sono migliaia i cultori dell’ideologia buonista ancora attivi, e hanno tutti - salvo qualche rarissima eccezione - un denominatore comune: un cospicuo conto in banca. E così fu che la cosiddetta elite della coscienza si inventò paladina dei poveri, per poi in seguito spacciarsi per la parte migliore del paese, la parte più buona, quella sana …

http://new-italy.net/i-falsi-profeti/industria-della-coscienza/