29 maggio 2008

Commento su L'espresso “I miei cari matti che nessuno vuole più”.

Raffaele Innato ha scritto: 29 Maggio, 2008 20:32
Dal film “Lo smemorato di Collegno: “In questo manicomio succedono cose da matti!” Solo che il manicomio in questione, non è quella struttura dove si curano o si alleviano le sofferenze di chi ha bisogno di aiuto concreto. Ma è il manicomio di una società che ha perso tutti i valori più importanti della solidarietà degli uomini, per una sana convivenza tra chi può e deve aiutare, e chi ha bisogno di aiuto. Non si ha più la capacità di frenare o fermare la violenza egoistica di predominare e calpestare il rispetto della persona. Siamo soggiogati e drogati da un mondo di fittizio benessere e di bellezza truccata. Non riusciamo più a guardarci dentro e confrontarci con una realtà che ci richiama alla concretezza del saper vivere nella trasparenza dell’essere. Abbiamo tutti bisogno di essere curati in luoghi, dove il denaro non deve esistere, dove il potere non deve essere inteso come predomino, ma come essere in grado di fare il bene di tutti. Si ha bisogno di strutture funzionali alle esigenze pratiche ed a misura d’uomo. Si ha bisogno di respirare aria benefica e non avvelenata da stupidi odii. Si ha bisogno d’incontrarsi e di sorridere alla vita. Noi dobbiamo capire quanto la vita è immensa e quanto siamo stati fortunati a ricevere questa gioia infinita. Dobbiamo liberarci da questa gabbia opprimente che ci siamo costruiti da falsità millenarie di pregiudizi e di invenzioni conflittuali. Se riusciremo a rompere le sbarre di questa nostra prigione, guardando ad un nuovo orizzonte, potremo dire di essere guariti tutti, di essere usciti da un vero manicomio e di aver ritrovato, finalmente, la ragione consapevolezza dell’uomo.

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