03 gennaio 2009

Tante parole per nulla

11 commenti:

Anonimo ha detto...

rudi:
3 Gennaio, 2009 06:09
bella lettera.
ma non per offendere o sminuirne il significato, comunque il dover cedere dei politici di un passo, di un euro, di un favore, il dover decurtarsi di qualcosa è diventato una specie di tormentone, certo è la sacrosanta verità, ma se non succede qualcosa di forte, non cambierà mai nulla, ed ecco che è successa la crisi globale e credo che sia ora di pretendere un cambiamento, non piu di sperare nei nostri politici.
rudi

Anonimo ha detto...

bellerofonte:
3 Gennaio, 2009 09:18
Conosciamo l’uomo, gentile Innato. Giorgio Napolitano è la foglia di fico con la quale il governo di destra oggi legittima la sua attività politica come democratica quando nei fatti ha svuotato il parlamento di ogni funzione decisionale e occupato tutti i gangli decisionali.

Uomo simbolo della corrente dei miglioristi nel fu PCI, che con Macaluso e Chiaromonte si opponeva alla lotta al capitalismo per “migliorarlo dall’interno” in contrapposizione ad Ingrao e negli ultimi tempi a Berlinguer per l’abbandono del compromesso storico.
Il padre putativo della corrente che attualmente nel PD fa capo al segretario Walter Veltroni.

Poteva un presidente della repubblica Italiana che si è connotato nel tempo come uno dei principali responsabili dell’attuale deriva della sinistra fare un discorso diverso in occasione dell’inizio dell’anno? Non credo proprio.

Oggi avremmo bisogno di un presidente come Sandro Pertini, la cui dirittura morale e saldezza di principi si manifestò con il proprio dissenso durante l’invasione statunitense di Grenada nel 1983 e le varie prese di posizione a fianco dei movimenti contro l’installazione degli euromissili.

Ma tutto questo è parte della storia della sinistra nazionale ed internazionale, che viene nel tempo fagocitata dallo strapotere del capitalismo per rinascere sulle contraddizioni inalienabili che i capitalismo porta in sé.

Quanto tempo ed in quale modo la sinistra risorgerà dalle ceneri dipende in buona parte dagli eventi ed anche da noi, coloro i quali pensano che l’economia non sia anarchia ma sia governata da una scienza che per essere applicata ha bisogno di organizzazione e delle condizioni idonee. A noi favorire le condizioni perché i tempi siano prossimi.

Anonimo ha detto...

Roberto:
3 Gennaio, 2009 11:17
Per mettere in sesto questa povera Italia ci vorrebbe un secondo Masaniello…

Anonimo ha detto...

Salva Tores:
3 Gennaio, 2009 11:20
Sul nostro Presidente della Repubblica abbiamo scritto abbastanza qualche mese fa. Anche a lui, come a quasi tutti i politici “di nome” è stata riservata una buona dose di critica. Se siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, non è consentito salvare nemmeno coloro per i quali troveremmo difficoltà a muovere rilievi.
Per esempio, non mi permetterei mai di biasimare un Oscar Luigi Scalfaro o un Carlo Azeglio Ciampi, persone degne del massimo rispetto, però ritengo che tutta la classe politica, messa insieme, ha la grave responsabilità di aver fatto cadere il Paese, la nostra Italia, così in basso.
Non si è alzata una voce, dico una, dai banchi del Parlamento per accusare, per condannare con voce chiara, sicura e forte il vergognoso andazzo di una categoria di uomini e donne che ha saputo soltanto difendere i propri interessi e privilegi. Sono tutti in conflitto di interessi, stanno lì da anni, metà della mia vita, a godere di denaro, immobili, lusso e benessere, fingendo di avere a cuore le esigenze della “ gente che non arriva alla quarta settimana del mese”. E’ questa la frase che ci siamo sentiti dire da tutti i politici, con voce bassa e triste, sino alla noia, sino a farne perdere il duro significato.
Vi ricordate le prime apparizioni della Lega in Parlamento con il cappio in evidenza ? Gli striscioni da stadio ? La mortadella del fascista ? Che squallore ! Mi si rivolta lo stomaco quando penso a che cosa abbiamo dovuto assistere impotenti. Siamo scesi giorno per giorno in un degrado tale da autorizzare qualsiasi cittadino a sbracarsi, ad abbandonare l’ educazione, le buone maniere perché dall’ alto quello era l’ esempio che veniva trasmesso.
Ed il povero Giorgio Napolitano che cosa avrebbe dovuto dire la notte di Capodanno ?
“Cari cittadini italiani, sono qui dinanzi a voi per comunicarvi che mi vergogno di far parte di una classe politica arrogante, ingorda ed insensibile. Non mi riconosco in loro, per cui rassegno la mie dimissioni e vi chiedo scusa se non l’ ho fatto prima. Mi auguro che lo facciano anche tutti coloro come Ciampi e Scalfaro che non sono stati in grado di far prevalere la loro rettitudine rispetto ad una casta di malfattori”.

Anonimo ha detto...

TK:
3 Gennaio, 2009 11:46
Cari tutti,
non ho mai capito con quale coraggio le varie cariche dello stato e i vari parlamentari, sottosegretari, ecc. potessero invitare il ‘popolo’ all’austerità, a ‘tirare la cinghia’, o, all’inverso, a spendere per aiutare la macchina economica (!). Ci vuole un assenza totale del senso del pudore: politico, morale, civile.
Proposta: che gli stipendi dei ruoli sopradetti, incluso il Presidente della Repubblica, siano decretati da una commissione estera; che gli stessi stipendi seguano l’andamento di quelli comuni, con gli stessi alti e bassi, con lo stesso tasso di licenziamenti.
Saluti
TK

Anonimo ha detto...

Assunta Manno:
3 Gennaio, 2009 12:30
Dal Quirinale arriva un comprensibile messaggio di incoraggiamento, si arriva a inserire la crisi tra tutte le meraviglie del creato, per le quali ogni giorno ringraziamo il buon Dio. Grazie quindi a Gesù per averci dato il sole, il mare, le montagne, la natura, il sorriso di un bimbo e ovviamente anche la crisi, senza la quale saremmo rovinati.

Gli italiani non la pensano allo stesso modo e toccano con mano che la crisi è un fatto negativo e che a forza di mazzate potrebbero non avere più le energie necessarie a rialzarsi. In corrispondenza della mezzanotte del 31 dicembre mi è arrivato un sms sul telefono che recitava così: “Chi mi ha inviato gli auguri per un buon anno 2008 di pace e serenità sappia che non sono serviti a un c…o. Per il 2009 invito tutti quanti a inviare soldi, buoni benzina, bonifici e derrate alimentari, grazie lo stesso”. Solitamente i messaggi fanno molta strada, a forza di ricezioni e rinvii lo stesso messaggio sarà passato da un cellulare e l’altro forse milioni di volte e chi riceve un messaggio del genere girandolo agli amici solitamente lo fa perché condivide il suo contenuto.

Assunta Manno

Anonimo ha detto...

taras2008:
3 Gennaio, 2009 15:31
Quanti sermoni ci tocca sorbire, quanta ipocrisia che scorre da queste bocche. Ogni anno ci dobbiamo nutrire dalle falsità con cui i capi di governo e di stato ci inondano. Con i falsi auguri, ci propinano le dosi di allucinogeni necessari a mantenere il controllo delle menti ormai alla loro mercè. Ci vogliono far capire che va tutto bene e contemporaneamente ci gettano addosso la croce dei sacrifici che dobbiamo ancora fare. Si inventano qualunque cosa vero o falsa che sia, pur di giustificare continuamente la loro fame insaziabile di sfruttamento delle popolazioni.

Il capitalismo si inventa prima la guerra, e fa affari sull’economia di guerra, finita la guerra, fa affari con l’economia di ricostruzione, poi si fa finanziare dallo stato la crisi succeduta alla ricostruzione. Poi c’è la crisi per la cortina di ferro, cade la cortina di ferro insieme al muro, e si inventano che è conveniente esportare un pò di democrazia. Non c’è più il comunismo e si inventano la globalizzazione, altra crisi perchè è subentrato un’altro pretendente alla spartizione della ricchezza mondiale con l’aumento del suo pil a due cifre ormai da molti anni. Infine il capitalismo più democratico del mondo,con le salsicce più imbottite di schifo, ha dato un altro colpo micidiale alla già traballante economia mondiale. Dopo tutto questo schifo, questi capi ci vengono a raccontare le favole, che da queste crisi i paesi ne devono venir fuori con miglior senso dell’equità sociale finalizzate a perseguire una maggior solidarietà verso i meno abbienti.

Signori capi di stato e di governo, non vi rendete conto che a queste litanie non ci crede più nessuno, perchè voi perseguite un unico scopo ed è quello di far arricchire maggiormente il capitalismo che state asservendo, tutto il resto sono chiacchiere. Avete reso le popolazioni, strumento senza anima per i vostri sporchi interessi. Non è vero che voi perseguite la pace, tant’è vero che mentre riducete le spese dello stato specialmente per il Welfare, state aumentando considerevolmente la spesa militare. Questa è la falsità del capitalismo.

Anonimo ha detto...

laltroparlante:
3 Gennaio, 2009 17:14
CANZONE AD PERSONAM

C’era una volta un uomo piccolino venuto dal nulla ma con grandi poteri
Riusciva a realizzare tutti quanti i desideri
Tutti quanti i sogni
Però i suoi
E a chi gli domandava da chi aveva ereditato questi magici poteri
Lui non rispondeva però in giro si diceva che li aveva avuti in dono una mattina
Da sua zia Bettina
E allora un giorno il popolo che era messo male sperando di ricevere in cambio i suoi favori
Lo nomina cavaliere e per questo lui è costretto a comprare un cavallo
E a far costruire una stalla nel castello
E poi mette un annuncio ”Noto cavaliere cerca uno stalliere”
E in tanti si presentano persino stranieri
Ma lui già sa chi scegliere, ha il fiuto per gli affari
Lui con le sue magie riusciva ad incantare
Sempre più persone
E il popolo sperava che un giorno avrebbe messo i suoi poteri
Al servizio di tutto il Reame
Ben presto sono in molti che cominciano ad amarlo, inneggiarlo
In cambio di promesse di un posto di lavoro
Che in quel tempo era raro più dell’oro
Ma lui ce li aveva e li prometteva
E alla sua corte non solo giullari e prestigiatori
Ma professionisti e per lo più avvocati e commercialisti
Ma anche imprenditori, banchieri, finanzieri, faccendieri, medici
Tutti tranne i giudici
Che per invidia e gelosia lo facevano spiare, intercettare, indagare
E qualche volta persino condannare
E allora un giorno lui decise “divento il vostro Re”
Farò io le leggi e ci libereremo di quei magistrati che non vogliono il bene del Reame
E chi è contro il Re si sa è un infame
Per lui non c’era niente che non sapesse fare
Ma il suo forte era comunicare comandare e a chi gli chiedeva
“Perché tanti giornali, tante televisioni?”
“Per informarti meglio popolo mio
Per fare gli interessi tuoi meglio popolo mio”
La favola continua ma c’è chi insinua che il finale dipenderà dal popolo
Se si sveglierà, altrimenti

….e pochi vissero felici e contenti

Anonimo ha detto...

Fab1963:
4 Gennaio, 2009 08:29
Gentile Signor Raffaele,
il Presidente della Repubblica (inteso come ruolo costituzionale) esprime il senso di unità nazionale e parla per tutti, destra centro (ma c’è ancora il centro?) e sinistra.
Non è un giocatore, non è un arbitro (pensi a quante polemiche su rigori non dati, se lo fosse) non è uno spettatore.
E’ un’altra cosa: un simbolo.
Lei nel trascegliere i brani del discorso di fine anno dell’attuale capo dello stato ha omesso un breve passaggio, quello in cui egli esprime preoccupazione perchè la crisi colpirà soprattutto lì dove ci sono bambini.
Ed è la seconda volta in tre discorsi che il vecchio Giorgio Napolitano parla esplicitamente di bambini: la prima nel 2006 per salutarli ed ora, pochi giorni fa per ricordarci che loro sono l’anello debole della nostra società, perchè sono i più indifesi.
Da cittadino e da papà di due anelli deboli molto piccoli io mi sento rappresentato e, per ciò che è nelle sue possibilità, “protetto” da questo presidente.
Ha i suoi limiti, è persona come tutti noi, ne abbiamo scritto a lungo nei mesi scorsi (io per primo ne ho criticato il troppo facile assenso ai troppi decreti legge propostigli dall’attuale governo in relazione a materie in cui la necessità e l’urgenza erano quantomeno opinabili), ma per una volta non potremmo provare ad ascoltare senza replicare a un atto che non è politico con la p minuscola (il discorso di fine anno) ma Politico con la P maiuscola?
Cordialità.

Anonimo ha detto...

Raffaele Innato:
4 Gennaio, 2009 16:58
Gentile Fab1963,
la mia preoccupazione e sfiducia verso gli uomini e le personalità che rappresentano, o meglio, che dovrebbero rappresentare lo Stato e tutti i cittadini, non sta nelle loro parole e grandi discorsi retorici a favore di tutta la popolazione compresi gli innocenti bambini (proprio perchè si tratta di esseri delicati si dovrebbe essere più accorti nel menzionarli nella maniera più concreta e non per caricare solo teoricamente il senso del discorso), ma sta nel fatto che questi signori non amano svestirsi mai dei tanti privilegi, proprio in favore di quei bambini dei quali tanto amano parlare, ma solo parlare.
Ho avuto modo di scrivere al nostro caro Presidente, per chiedergli esplicitamente di dare ai bambini meno abbienti la possibilità di essere ospitati nella lussuosa e ariosa sede del Quirinale, per studiare come gli altri bambini più fortunati. Ebbene, la risposta dopo otto mesi è stata pienamente elusa, facendomi solo notare che le spese per sostenere l’apparato del Quirinale di oltre 217 milioni di Euro dell’anno 2007 che è pari alle spese di una città di 150.000 abitanti, erano state ridotte dell’1,7 % per stare al passo dell’inflazione programmata. Intendendo che per la prima volta era stato fatto uno sforzo lodevole.
A lei o a te l’arduo concetto.
Un caro saluto
Raffaele Innato

Anonimo ha detto...

Fab1963:
4 Gennaio, 2009 20:52
I bambini..
Sono sempre un argomento delicato, apparentemente “facile” da utilizzare in un discorso.
Apparentemente. Proprio per la loro peculiarità è facile invece individuare i discorsi in cui i bambini vengono citati per essere usati e non sono amati.
Lo si sente a pelle. E’ una sensazione non traducibile a parole, ma lo si sente.
Non furono usati l’ 11 ottobre 1962 da Papa Giovanni XXIII nel celeberrimo “discorso della luna” (Tornando a casa troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: “questa è la carezza del Papa”). In quell’occasione furono amati, come sempre fece quel Papa santo.

Ma non sono stati usati nemmeno da Giorgio Napolitano, 82 anni, che a loro ha riservato la sua attenzione preoccupata e percepita come sincera da chi scrive.

Gentile Signor Raffaele,
La ringrazio dell’attenzione che ha voluto dedicare al mio precedente intervento.
L’argomento da Lei sollevato è molto interessante, come sempre peraltro, ed ha diverse possibilità di lettura.
Ma ritornando al concetto con cui ho aperto l’attuale intervento, l’apparente facilità ad utilizzare i bambini e l’altrettanto facilità ad individuarne l’uso a fini strumentali, non riesco a concordare con quella Sua lettera inviata otto mesi or sono al Quirinale, per i motivi indirettamente sopra esposti.
E me ne spiace.
Ma proprio non ci riesco.