12 gennaio 2009

Commento su L'espresso "Ma cosa vogliono le casalinghe?" Ilaria Mascetti

Raffaele Innato ha scritto: 12 Gennaio, 2009 17:38
Cara Signora Mascetti,

la Chiesa dà la sua ricetta contro la crisi economica. E chiede al governo un fisco più equo e lo stipendio alle casalinghe e di varare forme di riconoscimento per il lavoro delle donne che si prendono cura dei bambini e degli anziani e fanno risparmiare una montagna di soldi allo Stato.

Il cardinale Ennio Antonelli ha detto: “E’ importante applicare equità nel prelievo fiscale alle famiglie ed un riconoscimento anche al lavoro domestico a cui deve essere dato il giusto valore. Non si capisce come possa valere di meno se svolto da una madre anziché da una colf: quest’ultimo entra nel Pil e l’altro non è considerato per nulla”.

Circa un anno fa con una mia lettera (anche in questo forum), feci rilevare l’importanza di trovare una soluzione, una legge, una norma, verso una categoria di persone, di donne che non godono di nessun riconoscimento concreto, nessuna protezione o agevolazione di sostentamento da parte dello Stato, a fronte di un lavoro quotidiano abbastanza gravoso, che le tiene impegnate per quasi tutta la giornata per tutti i giorni dell’anno senza soste. Quando parlo di casalinghe, chiaramente mi riferisco prevalentemente a quelle donne che svolgono solo il lavoro di casalinga, per scelta o per costrizione di fatto in una famiglia monoreddito. Queste donne fanno per i più un lavoro oscuro, direi che lavorano in nero, senza percepire un soldo e con l’aggravante di non poter ambire, nemmeno, ad un contratto da precari.

Per lo Stato la casalinga non è una professione e non viene considerato un lavoro nella propria famiglia. Se, invece, viene chiamata a lavorare fuori della famiglia diventa un quasi lavoro non ben definito (colf, badante, governante…), non bene retribuito, ma riconosciuto.

Noi siamo un Paese evoluto, emancipato, industriale, abbastanza ricco. Se siamo arrivati a questo risultato è perchè, oltre agli imprenditori, operai, impiegati, commercianti, artigiani, liberi professionisti… che lavorano, ci sono le casalinghe che svolgono un lavoro primario e importante nella nostra società, sono il perno principale della famiglia e in particolare della famiglia monoreddito.

Senza il contributo di queste donne laboriose, la nostra sarebbe una società zoppa, non riuscirebbe a camminare spedita, coesa e responsabile. Sinceramente, non riesco ad immaginare la famiglia, senza qualcuno che provveda ad accudirla e seguirla con l’amore, che solo una donna disponibile (24 ore su 24) e capace come la casalinga sa fare.

Tenga presente che io ho scritto un libro nel quale ho descritto un modo diverso di vivere la vita terrena, dove la casalinga non esiste e non si professano religioni.

Siccome noi viviamo in questo tipo di società, questa realtà, dove la casalinga ha molta importanza nella famiglia e nella società, una volta tanto che una autorità come il Vaticano solleva un problema concreto e proponga, a suo modo, di riconoscere, a queste laboriose e silenti lavoratrici, un diritto che mi sembra ampiamente strameritato, prendiamone atto e studiamo come economicamente si possa trovare una soluzione, perchè queste persone non siano escluse da un contesto sociale, del quale sono parte attiva.

Il lavoro è impegno e fatica. Nella casalinga sono intrinseche.

Un caro saluto


Nessun commento: