07 aprile 2008

Commento su L'espresso "Il tifoso e il poliziotto". (Angela Taroni)

Raffaele Innato ha scritto: 7 Aprile, 2008 19:15
Cara Angela,
quante persone non eroi ma semplici lavoratori, casalinghe, insegnanti, carabinieri, giornalisti, poliziotti, finanzieri, artigiani, commercianti, imprenditori, liberi professionisti, sacerdoti…muoiono nel silenzio delle cronache, lontani dai flash dei fotografi. Eppure, ognuno di questi svolgeva il suo compito con onestà e abnegazione, servendo la famiglia, la nazione e aiutando persone bisognose. Sono milioni di persone che ogni giorno compiono il loro dovere sui luoghi di lavoro, rischiando di non tornare più a casa. Quando è morto mio padre, semplice operaio, il suo medico curante che lo conosceva da molti anni disse: “Oggi è morto un galantuomo!”. Mio padre non era un eroe, anche se ha combattuto la seconda guerra mondiale in un sottomarino (L. Manara) per 5 anni servendo fedelmente la sua Patria e ricevendo la medaglia di bronzo per merito di guerra e al valor militare, né si sentiva un eroe, né lo abbiamo considerato un eroe. Però, sapevamo di avere un ottimo padre, un onesto lavoratore e un uomo dedito interamente alla sua famiglia. Non basta una divisa e svolgere bene il proprio lavoro per essere considerati eroi. L’uomo poliziotto Mauro, morto nell’incidente, merita sicuramente rispetto e dignità, come uomo servizievole al suo lavoro e alla sua divisa, ma definirlo eroe, in contrasto con i balordi picchiatori degli stadi di calcio, gli fa sicuramente torto. Noi dobbiamo insegnare ai nostri figli a non essere degli eroi, ma semplicemente persone che devono amare il prossimo, il proprio lavoro, la pace e vivere con i giusti sacrifici e i giusti godimenti, facendo il proprio dovere e rispettando i diritti degli altri. Un caro saluto Raffaele Innato

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