31 ottobre 2008

Commento su L'espresso “Sono tornati i giovani. Qualcosa cambierà” (Stefania Rossini)

Raffaele Innato ha scritto: 31 Ottobre, 2008 13:19
Cara Rossini,
la sua interessante lettera mi dà lo spunto per esporre e far conoscere cosa ho scritto alcuni anni fa nel mio libro “Viaggio sul Pianeta della solidarietà”(pubblicato solo nel dicembre 2007), precisamente a pag. 42 e 43 cap.1: “…si stava creando l’idea di una globalità del Pianeta, solo attraverso il mercato internazionale dei prodotti per la libera concorrenza, come scambi di merci, spiegandola come una giusta condizione di parità di prodotti a garanzia di qualità e di costi inferiori, diritti dei popoli, liberi di scegliere in un clima di democrazia, il miglior prodotto.In realtà, si costringevano le popolazioni tutte ad accettare supinamente ogni prodotto imposto da un mercato, gestito da grandi imprese e finanzieri, promovendo, così, un sistema capitalistico sempre più individualistico ed egoistico, sulle basi di un mondo globalizzato fittiziamente. Di fatto, facendo perdere il clima solidale e di collaborazione dei popoli, che fino ad allora si era cercato di avviare a costruzione con grande difficoltà.
In questo putiferio generale egocentrico, nel marasma inquietante di una società decadente e moribonda, dove tutto era divenuto il contrario di tutto. Incredibilmente, però, pian piano dal ventre di questo organismo malsano sono usciti gli anticorpi benefici. Cioè sono nati e si sono formate associazioni, movimenti e gruppi spontanei, sempre più numerosi, di centinaia di milioni di persone, che sono serviti a fare da apripista.
Questi rivendicavano più giustizia, solidarietà, pace, uguali diritti e doveri: evidenziavano una molteplicità di guasti e di storture in un sistema capitalistico individuale globalizzato. Contestavano le disparità enormi che favorivano i ceti più privilegiati rispetto ai meno abbienti. Con il passare del tempo, questo divario diventava sempre più ampio e in maniera proporzionale cresceva anche il malessere degli scontenti.
Un po’ a ragione e un po’ a torto, questi movimenti, per farsi ascoltare, usavano mezzi e modi ora pacifici e ora un po’ cruenti.
Col trascorrere del tempo, però, questa massa di persone diventava sempre più grande, più convinta e mobilitata a voler cambiare le regole per una società più umana.
La certezza e la determinazione di questa moltitudine di gente per un cambiamento reale della società, si palesavano dal fatto che, tutti i propri componenti, appartenenti a larghi e diversi strati sociali ed economici, seppure con diverse credenze religiose cominciavano a ritrovarsi e confluire sugli stessi valori di solidarietà. Aggregandosi compattamente in un’unica collettività e rivendicando il diritto per tutti ad avere e godere della stessa parità, senza alcuna discriminante. Fatto del tutto nuovo che, rispetto ai tanti movimenti contestatori del passato non era mai avvenuto poiché manifestavano, perlopiù, per ragioni ideologiche, di classe e di religione.
Quindi, questo loro nuovo modo di evidenziarsi e di proporsi, il far parlare dei problemi reali, il far discutere la gente tra la gente, il far prevalere la ragione dei valori reali rispetto a quelli futili e fatui, ha fatto breccia nei cuori e nelle menti delle persone. Prima a quelle più sensibili e poi a quelle meno sensibili. Fino ad allargarsi sempre di più, a macchia d’olio. Tanto che, tutti noi planetari, presi da piccoli o grandi problemi di vita quotidiana, dopo essere stati in condizione di letargia finalmente, abbiamo aperto i nostri occhi e abbiamo iniziato a prendere coscienza che la situazione mondiale stava davvero degenerando.
Paradossalmente, alcuni degli stessi oggetti virtuali, si sono ritorti contro il sistema, aiutando di molto la diffusione dei pensieri e delle immagini, propagandando i reali obiettivi e quindi accelerando la ragione di necessità del cambiamento.
Perciò la nostra è stata una vera rivoluzione avvenuta dal basso, cioè dal popolo. Non è stata imposta da una Nazione potente o da alcuni governi o governanti, ma è stato il frutto di una presa di coscienza generale, nata da una esigenza oggettiva ed obiettiva della situazione gravissima in cui era caduta la popolazione mondiale…”
Con questo, ho voluto evidenziare che “l’onda” degli studenti e delle persone operose che, in questi giorni hanno manifestato pacificatamente e massicciamente contro una legge imposta, non nasce da un disegno politico preconfezionato da qualche stratega o da una sola parte del mondo politico, ma è il frutto delle aberrazioni e delle politiche fallimentari di questi ultimi decenni di una politica nazionale e internazionale, che ha copiato maldestramente, una politica oligarghica costruita solo sul valore del danaro e dell’apparenza, in danno forse irreversibile di una politica, che invece ha bisogno del contributo di idee e di valori della gente e dei popoli, per costruire un mondo senza danaro, ma vissuto in una reale solidarietà dei popoli per il benessere comune.
Una piccolissima e speranzosa fiammella si è accesa, ma non basta, bisogna continuare per vedere la luce nel suo splendore naturale, altrimenti ritorneremo nel buio pesto.
Un caro saluto

Nessun commento: