17 ottobre 2008

Commento su L'espresso “Io professore, massacrato in una scuola privata” (Angelo Rossi)

Raffaele Innato ha scritto: 18 Ottobre, 2008 19:19
Caro Angelo,
questa sua brutta esperienza le ha fatto comprendere quanto difficile è insegnare. In questa società dove il danaro è il padrone, pretendere d’insegnare a ragazzi che non hanno nessuna voglia d’imparare perchè tanto non cambia la loro prospettiva di vita, diventa quasi impossibile. L’errore o la conseguenza di questo malessere, sta nella mancanza di valori e di ideali della nostra società. Se tutto il sistema sociale economico si basa sulla valorizzazione del danaro e della sua potenza, è ovvio che tutti gli altri valori vengono svalutati, perdono significato. Quando si è molto giovani, non si riesce a distinguere quale può essere la strada più giusta da percorrere. Sono gli eventi esterni che trascinano a seguire le mode o i luoghi comuni dei ragazzi, facendoli assomigliare a degli automi telecomandati. Per fortuna non tutti i ragazzi sono figli condizionati di questo malessere. Ci sono ragazzi che hanno voglia di sapere e d’imparare. Seguono con interesse le lezioni cercando di capire quale può essere il proprio futuro. Da questi ragazzi bisogna prendere esempio per costruire una scuola vera, nella quale preparare gli insegnanti ad insegnare. Si, perchè non basta essere preparati culturalmente per fare il professore, è necessario avere la capacità di saper insegnare. Un buon insegnante deve riuscire a capire come stimolare gli alunni a seguire le lezioni.
Noi ragazzi del ‘68 di una scuola tecnica, eravamo una classe molto “movimentata”, il nostro professore d’italiano giovane, ma con la predisposizione all’insegnamento, aveva compreso che insegnare alla classica maniera non avrebbe portato a risultati positivi, quindi, pensò bene di diventare uno di noi, usando il metodo partecipativo d’interrogarci dal posto col libro aperto, che si poteva tranquillamente sfogliare e commentare. Ebbene, noi diventammo dei ragazzi interessati e bravi.
Ci fosse stato un’altro insegnante avremmo continuato sulla falsa riga.
Ogni buon mestiere ha bisogno sempre di un buon maestro, non “unico”.
Non si arrenda, la vita continua.
Un caro saluto

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