16 ottobre 2008

Commento su L'espresso “Caro Saviano, la tua partenza è una sconfitta per noi non per te” (Mauro Ottonello, Genova)

Raffaele Innato ha scritto: 16 Ottobre, 2008 21:09
Caro Roberto,
non so se un luogo diverso dall’Italia ti possa dare più tranquillità. Non so se al tuo posto sceglierei di rimanere o di andarmene. So che è giusto che tu faccia la tua vita di persona libera, come hai dimostrato di esserlo denunciando fatti e persone appartenenti a quella malavita, che tanto malessere e devastazione crea in un mondo che avrebbe bisogno di civile convivenza e amore del vivere solidale.
Sono un meridionale come te e come te ho vissuto la mia adolescenza da esterno tra gente abituata alla legge della mala. Io abitavo di fronte al boss della città, morto molti anni fa. Quasi quotidianamente, noi abitanti del quartiere, assistavamo ai combattimenti tra bande e famiglie contro famiglie. Poi, arrivava puntualmente il boss che metteva tutti al proprio posto. Noi ragazzi e gente del quartiere, avevamo nei confronti del boss, il senso del timoroso rispetto. Bisogna dire che i bravi ragazzi e le persone per bene godevano del suo rispetto e della sua protezione gratuita. Se un delinquente si permetteva di darci fastidio lui interveniva in nostro favore. Questo modo di fare, ai nostri occhi, lo faceva diventare simpatico. Però, noi per la nostra strada legale e loro i malavitosi per la loro strada illegale. La delinquenza di allora si finanziava dalla prostituzione, dal gioco d’azzardo, dall’usura e dal pizzo, non per tutti. Ho avuto modo di conoscere da vicino i malavitosi con le loro debolezze e la loro arroganza di “dritti”. Noi a Taranto usiamo dire che il dritto muore sempre dalla mano del più fesso, proprio perchè nei confronti del più fesso si sentono troppo sicuri. Quindi, persone in carne ed ossa con qualche pregio ma molti difetti. Uomini, nati dal malessere di una società malata che pur tecnologicamente moderna e avanzata, si trascina un malcostume atavico, dove ci deve essere: il furbo e il fesso, il criminale e il buono, l’onesto e il disonesto, il ricco e il povero, il padrone e lo schiavo, il lavoratore e il disoccupato, l’arrogante e l’umile, l’eroe e il vigliacco, il dirigente strapagato e l’operaio malpagato, il corrotto e l’incorrotto… Tutte persone che fanno parte di un circuito vizioso e viziato da ingiustizia millenaria, chi comanda e chi subisce, con giustificazioni diverse, pensate e tramandate da mentecatti per favorire i più egoisti e i più scaltri, ma che porta ad un solo fine per tutti, la tragedia umana e la fine di tutto.
Allora, chi riesce ad evidenziare ed a sdradicare questo marciume, cercando di riportare ogni uomo sulla diritta via della solidarietà umana e del felice convivere, in un mondo più giusto e più equo per tutti, ha solamente da guadagnare, in termini di benessere corporeo e di soddisfazione di vita, chi invece, rimane impigliato nella rete di questo sistema perverso non avrà mai conosciuto la libertà del vivere.
Un caro saluto
Raffaele

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