14 ottobre 2008

E se anche a Brindisi le chiedessero il pizzo?















Lina Wertmüller

Lina Wertmüller, la signora del cinema italiano, pantaloni a scacchi rossi e bianchi, pendant con l´immancabile montatura bianca sugli occhietti, aveva allestito a Taranto e a Martina Franca il set "Mannaggia alla miseria", dove avrebbe girato tutte le scene del suo film. Dopo aver girato diverse scene, ha spostato il set da Taranto a Brindisi per sfuggire alle continue richieste di denaro (pizzo).
La scelta di girare in Puglia era perchè è bella e porta fortuna, luogo prescelto per il suo primo set con "I basilichi". Quindi, nessuna esitazione, l´idea di Lina Wertmüller sulla Puglia rimane, malgrado le improvvide richieste di pizzo ricevute in terra tarantina che hanno costretto la troupe ad un improvviso cambiamento di programma. In 70 fra regista, attori, tecnici e produttori sono approdati ieri a Brindisi con un giorno d´anticipo, stavolta adeguatamente scortati dalla polizia. A Taranto, invece, erano rimasti alquanto scoperti, con poca protezione.
Il lavoro perciò prosegue, tensione alle spalle, mentre Lina Wertmüller impartisce le sue direttive. Da parte mia, rimasto costernato per l'accaduto riprovevole, come cittadino tarantino, la regista con tutta la sua troupe hanno la massima solidarietà.
Però vorrei fare una osservazione. Quasi tutte le pellicole della Wertmüller riflettono in maniera inequivocabile il suo impegno politico e sociale, con i personaggi principali aderenti all'anarchismo, al comunismo (se uomini) e al femminismo (se donne). Anche la trama e le azioni principali degli attori riflettono i conflitti socio-economici "lotta di classe" presenti nella storia dell'Italia. Alcune critiche rivolte alla regista sono state quelle di rappresentare il sud-Italia e i sud italiani secondo l'ottica di luoghi comuni che ha sicuramente il suo massimo picco in "Io speriamo che me la cavo" dove un professore proveniente dal nord Italia arriva per sbaglio in un comune in provincia di Napoli a portare ordine in una scuola afflitta da evasione scolastica e governata da una preside assenteista e da bidelli che chiedono il pizzo sulla carta igienica ed i gessetti. I bambini vengono prima mostrati come piccoli criminali, ma poi il professore riesce ad andarci d'accordo fino a tirare fuori il loro lato dolce ed affabile. Il film, ambientato a Corzano (comune inesistente nella realtà) mostra case diroccate, strade cadenti e immondizia in ogni dove ed è stato girato nelle zone periferiche di Taranto e nel centro storico di Corato.
Ora il fatto di preferire Brindisi a Taranto, dopo la richieste di pizzo, mi fa pensare che per la grande regista, fare le battaglie politiche-sociali, stando dietro una macchina da presa pescando e inventando immagini desiderate, risulta molto differente e più comodo, che farle restando sul posto e affrontarle nella realtà.
E se anche a Brindisi le chiedessero il pizzo?

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