01 settembre 2008

A proposito di "Giustizia".

Sabato pomeriggio, mentre ero intento a mangiare un piatto di spaghetti al sugo, guardavo la trasmissione"linea blù", e interessato alla bellezza della natura, stavo ammirando il paesaggio e i fondali dell'isola di Gorgona colonia penale prima e carcere di massima sicurezza fino ai nostri giorni. L’isola “piatta” è una risorsa unica: praterie di Posidonia vera e propria “nursery” della fauna ittica dell’alto Tirreno, le catacombe più importanti a nord di Roma, la Villa Romana di Agrippa, il Sanatorio di Punta Marchese dove fu confinato anche Sandro Pertini, una flora e una fauna caratterizzate da molteplici rarità dovute ad un’evoluzione “in isolamento” e un eccezionale flusso migratorio. Non trascurando le strutture del carcere, intese come “monumento” moderno della storia del nostro paese che va dai briganti della Maremma ai prigionieri austriaci per arrivare agli anni di Piombo e alle stragi di mafia. Nella parte più chiusa, si trovano le baie e scogliere tra le più belle di tutto l’Arcipelago Toscano. Tuttora, l’isola ospita il penitenziario ed è quindi un’isola chiusa, nella quale si può sbarcare soltanto con un permesso del Ministero degli Interni o per fondati motivi dovuti alla navigazione, come avaria di bordo o mare grosso. La sua popolazione è quindi formata soltanto da detenuti e da guardie. L’isola, malgrado la sua costa irta di rocce e spaccature, ha un aspetto pianeggiante e tranquillo: cactus, ulivi e agave, si inseriscono dolcemente in questo pezzo di terra mite di clima e di colori, che con i suoi campi coltivati a grano e orzo, colmi di assolato silenzio, ci riporta ad una immagine di vita campestre ed invidiabile.
La conduttrice, quindi, con la sua doverosa curiosità, ci porta a scoprire i luoghi e le stanze del carcere, che non hanno nulla da invidiare alle stanze di dignitose abitazioni civili, e ci spiega in che modo carcerati e carcerieri vivono la loro quotidianità: cucinano e mangiano dei buoni piatti di pesce fresco, godono di passeggiate ariose, partecipando in maniera propositiva alla vita dell'isola. Insomma, una sana e salubre vita che si possono permettere solo poche persone benestanti. La mia mente, in risposta a quelle immagini televisive mi ha rimandato in un baleno alle scene di disagio sociale, di quelle persone oneste, dignitose, ma povere che tra i rifiuti sono alla ricerca di cibo per sfamarsi.
Allora, mi chiedo e chiedo: "qual'è il limite della libertà? E quali i confini dell'ingiustizia?"

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