21 settembre 2008

Commento su L'espresso "Si può essere credenti non praticanti?"(Francesco S. Liberoinformazione)

Raffaele Innato ha scritto: 21 Settembre, 2008 16:56
Credere in un ideale o nelle riflessioni profonde di chi ha ritenuto di ricevere una illuminazione o di chi predica qualcosa che è fuori dalla nostra possibilità e cognizione umana, è umanamente possibile. Accade da sempre e si combatte, anche, in nome del proprio credo. Il problema nasce quando gli stessi credenti pretendono che gli altri debbano praticare dottrine, luoghi o riti che secondo un sentire comune, portano ad aprire le porte della beatitudine e del benessere comune. Basterebbe che fosse lo stesso credente a praticare quello che egli stesso predica a favore della solidarietà, perchè ciò avvenisse. E mi riferisco, non di certo, al praticare simbolicamente i luoghi o i riti abituali, ma a comportarsi e seguire il sentire di una propria coscienza, che abbia come rispetto le persone, gli animali e le cose della natura. Spogliarsi dell’egoismo, dell’arroganza, della proprietà, del danaro, dell’ambiguità, dell’ipocrisia e aprendo le porte all’umiltà, alla sincerità, alla fratellanza, all’uguaglianza e alla distribuzione equa dei beni, contribuendo con gli stessi diritti e doveri a rendere il mondo e le persone più giuste perchè possano vivere nell’amore.
Allora, credere e praticare si può e si deve!

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