21 settembre 2008

Il mio maestro "unico" e i dilettanti al governo allo sbaraglio.

Dopo aver frequentato per tre anni la scuola privata a pagamento in un'istituto religioso, la quarta e la quinta elementare le ho dovute frequentare in un'istituto pubblico col "maestro unico". Che come denominazione calza a pennello per la sua unicità in tutto. La mattina, fin dalla prima lezione, quando s'iniziava un dettato, il mestro aveva premura di chiedere se qualcuno non avesse con sè la penna. In caso di risposta negativa, la prestava lui, ma in cambio di danaro (ogni ora costava una cifra 5 o 10 lire).
Quando si accorgeva di avere oggetti personali che in casa non gli servivano, come poteva essere un quadro, ci diceva che dovevamo acquistarlo, facendo una colletta, perchè serviva come abbellimento in aula. Tutte le mattine, s'inventava l'elezione del capo classe. Il quale non veniva eletto regolarmente dalla classe con il semplice voto o perchè si era distinto per capacità, ma veniva scelto in base alla offerta massima in danaro di chi versava una maggiore quota in lire al maestro. Spesso, però devo dire con tutta onestà, diventava coscienzioso. Ci chiedeva di fare offerte in danaro per i più poveri che s'intascava regolarmente, inventandosi in cambio dei bollini della croce rossa e similari.
Un giorno, un alunno gli chiese in prestito una penna, il maestro non se lo fece dire due volte, perchè in cambio doveva ricevere il solito affitto. Ebbene, quella volta, gli andò male perchè l'alunno minacciò di riferirlo al direttore. Però, il ragazzo non superò l'anno.
Credete che il mio racconto sia inverosimile? Tutt'altro, ometto per opportunità il nome del maestro..., gli anni di riferimento sono 1958/59 e 1959/60, in una scuola pubblica della città vecchia di Taranto.
Ho voluto raccontare un fatto accaduto circa 50 anni fa.
La televisione non la possedeva quasi nessuno, il telefono idem, internet non esisteva, la radio non era un mezzo di grande diffusione, l’auto era una chimera…Eravamo usciti da una guerra disastrosa voluta dal pensiero “unico” di un personaggio unico. Eravamo in un periodo di ricostruzione con l’analfabetismo a livelli disastrosi. Noi bambini di allora, per necessità, andavamo a lavorare nelle piccole botteghe come garzoni per guadagnarci la “settimana” e imparare un mestiere. Io, per fortuna ero uno dei privilegiati, ci andavo solo d’estate. Le scuole erano sprovviste di riscaldamento e di strutture adeguate, i maestri usavano ancora la bacchetta (da non confondersi con quella magica del sig. B.) per bacchettare noi alunni. Il clima che si respirava non era molto roseo e c’erano ancora i residui postfascisti. La maggior parte delle abitazioni erano fatiscenti, la gente per lavorare era costretta ad emigrare, la povertà si toccava a tutti i livelli e la gente si arrangiava come poteva. Il mio maestro unico, molto probabilmente deceduto, diciamo che come uso di espedienti esagerava, commettendo reato e abusando di una posizione di privilegio per arrotondare uno stipendio che, allora, era sufficientemente remunerato da permettergli una vita dignitosa. Questo suo atteggiamento da estortore, non ha prodotto in noi bambini, un insegnamento nobile e moralistico, anzi, in talune occasioni, poteva essere emulato da noi per commettere reato.
Quindi, la morale di questa triste vicenda si può riassumere che, in tutte le cose della vita, in modo particolare nelle professioni di grande responsabilità e importanza strategica come la scuola, per un popolo che vuole essere democratico, evoluto, rispettoso, moderno e tecnologicamente avanzato, “quattro occhi vedono sempre meglio di due” e due maestri concettualmente sono meglio di uno solo, per evitare che l’insegnamento di un’unico pensiero possa risultare nefasto a bambini che per loro natura sono sempre indifesi.
La Gelmini farebbe bene a tenerlo in dovuto conto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

soso':
21 settembre 2008
Caro Raffaele,
la Gelmini non terrà in conto nulla che non sia il mandato che ha ricevuto, quello di smantellare la scuola pubblica come servizio educativo alla collettività, così come i fannulloni di Lorello Brunetta servono per smantellare la pubblica amministrazione e i chirurghi macellai, indubbiamente esistenti ma non nella spaventosa misura indicata sempre dall'ineffabile Lorello , servono a smantellare la sanità pubblica. A favore di chi e di cosa , lo intuisci benissimo!

Anonimo ha detto...

frapem:
21 settembre 2008
Sono d'accordo con te Soso, ma lo status quo non è più sostenibile, non ce lo possiamo permettere, a me vengono i brividi quando penso che se gli investitori stranieri, e tanti stati che vantano crediti nei confronti de nostro paese, ci togliessero la fiducia, crollerebbe tutto il nostro sistema sociale, sanità e scuola compresi.E' normale che Berlusconi parta dall'attaccare le conquiste popolari, ma noi non possiamo rispondere con un no affiancando i sindacati, appoggiando lo sciopero generale come si fece nel 2003? con Cofferati. Perchè anche se la cosa avrebbe successo, e il governo vedrebbe assottigliarsi la sua base di consenso, un domani che torneremmo al governo, magari con una nuova unione, come mi pare sia nel progetto di Dalema, noi ci ritroveremmo ad affrontare gli stessi problemi, ma con un debito pubblico ancora più alto, date le condizioni di crescita in cui ci troviamo.Allora, a mio avviso, noi dovremmo ammettere che tagli pesanti nella pubblica amministrazione vanno fatti, che magari nella scuola il corpo docente va razionalizzato, mentre il corpo non docente può essere privatizzato, e così nella sanità e in tutti quei settori dei servizi pubblici dove è possibile privatizzare, naturalmente con gare di appalto trasparenti nelle cui offerte si tenga conto della dignità dei salari e stipendi e della sicurezza dei lavoratori.Ma dovremmo anche essere capaci di pretendere da questo governo e questo parlamento un taglio chirurgico al numero dei parlamentari, e all'assetto istituzionale che razionalizzi tutto il sistema politico con un enorme risparmio di spesa.Dobbiamo inoltre abbattere il precariato in tutti quei luoghi di lavoro pubblici e privati in cui la mansione svolta non è precaria.E questo si può fare obbligando le ditte che forniscono servizi a riassumere i lavoratori della ditta che perde l'appalto, lasciando al lavoratore la scelta di essere o meno liquidato o continuare a maturare i suoi diritti dovuti all'anzianità.

Anonimo ha detto...

AnzaloneMichele:
21 settembre 2008
Grazie, grazie per aver condiviso con me la tua esistenza. Sono un ragazzo di 21 anni, mi fa un gran bene leggere le tue e le altre storie di questo blog.

Anonimo ha detto...

Anzalone.Michele:
21 settembre 2008
Frapem... corpo non docente privatizzato. Mhmmmm..... mi piace..