05 settembre 2008

Visita al padre.


Questo racconto fa parte dei "Racconti d'Agosto" proposti da L'espresso. La direttrice Stefania Rossini ha predisposto un sondaggio per il più votato. Se vi è piaciuto potete votarlo sul Sondaggio http://espresso.repubblica.it/polls.jsp?idpoll=2039207 alla voce "Visita al padre". Grazie.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Dani:
27 Agosto, 2008 12:17
Mi sono un po’ commosso, sara’ forse perche’ l’argomento mi tocca. Questo problema dell’incomunicabilita’ fra padre e figlio e’ molto toccante. Purtroppo e’ sempre difficile riuscire a comprendersi, spesso quando si e’ giovani ed in lotta con il mondo intero, anche il mito di un padre giusto puo’ cadere velocemente. E un rapporto non ricongiunto e’ una ferita che fa’ fatica a rimarginarsi. In qualche modo pero’ adesso hai acquistato quella consapevolezza e quell’obbiettivita’ che ti ha permesso di “perdonare” tuo padre ma prima di tutto te stesso. Auguri a te e a tuo figlio.

Anonimo ha detto...

giuseppe guastella:
29 Agosto, 2008 00:23
Ciao Raffaele,
non credo proprio che tu abbia aspettato un giornata da mare per valorizzare l´insegnamento di tuo padre, ma la cornice che hai dipinto attorno al tuo pensiero lo eleva a filosofia.
Io con il mio parlo ancora la stessa lingua peró quella domanda epocale glie l´ho fatta anch´io. La risposta, tra un colpo di zappa rimandato e una cicca rianimata con minuzia contadina, l´ho conservata nella mia memoria, nella certezza che prima o poi l´avrei compresa.
Fu infatti una risposta troppo semplice, che mi apparve banale, quasi deludente. Non ebbi il coraggio di replicare alcunché. Cambiai completamente discorso come se avessi messo a nudo una debolezza non consona alla figura paterna. Non volevo scoprire se il disagio interiore fosse piú grande il mio o il suo. Il pover’uomo mi disse: “Non conoscevamo altro“.
Certo pensai, poveri, contadini, siciliani, analfabeti.
E, peró, quelle parole pronunciate da mio padre non potevano essere intese come banali. Dovevano necessariamente contenere veritá anche a lui sconosciute e che avrei dovuto portare alla luce, non potendo trincerarmi nell´attenuante dell’analfabetismo. Infatti furono fonte inesauribile di stimoli nella ricerca di semplici veritá
La piú recente delle quali la scoprii poco tempo fa in un videoclip di Eugenio Scalfari, in cui discuteva di giornalismo.
Quasi per chiedere implicitamente scusa per qualcosa che allora ho solo pensato, telefonai dalla Germania a mio padre e con la cornetta attaccata al computer gli dissi semplicemente: “Ascolta”.
“Porca miseria -esclamó alla fine- anche lui, studente universitario, a Milano, dice : Non conoscevamo altro“.
Si, perché la mala informazione non è una questione di scuola. È il regime!.
Purtroppo è difficile riconoscerlo vivendoci dentro, ed ancora peggio per chi ci nasce.
Non è facile per noi, formati al motto “il tempo è denaro”, estraniarci dalla vita che scorre, fermare la competizione un attimo per scegliere tra piú offerte la piú valevole .
Il ricordo della bellezza e la bellezza del ricordo, in un giorno di caldo bollente, sono due vie che per apparire distinte richiedono una buona dose di equilibrio intellettuale che non e´ caratteristica della giovane etá.
L´una ti invita al mare l´altra in quei posti che stimolano a discernere tra veritá false e falsitá vere, per non dover dire mai “Noi non sapevamo”.
Con stima,Giuseppe

Anonimo ha detto...

claudio:
29 Agosto, 2008 04:08
Al di là del fatto che mi viene tantissimo in mente “les bourgeoises” di Brassens, ma davvero in un discorso fatto in una simile situazione può starci un “danno origine a frammentazioni e spaccature nello stato sociale, per creare quel clima di odio…”? Davvero, pare scritta da un Pr di Berlusconi.

Anonimo ha detto...

Carlo:
Un bellissimo racconto. Il conflitto perenne tra generazioni, descritto con passione e amore, da chi ha riconosciuto il volto della vita.
Ho avuto il piacere di votarlo.
Grazie
Carlo

Anonimo ha detto...

Gianfranca:
Emozionante racconto. L'occasione perduta di non saper rispettare la vita e le persone che umilmente cercano di tracciare la strada più giusta per le nuove generazioni. Le quali non sempre percepiscono la parte buona da seguire.
Ho dato il mio voto convinto!
Ciao, Gianfranca

Anonimo ha detto...

antonio amato:
27 Settembre, 2008 21:03
grazie per aver scritto ciò che non sono riuscito a dire al mio.

Anonimo ha detto...

gabriella:
13 Ottobre, 2008 20:30
Leggendo il racconto ho pensato a quando mia mamma mi raccontava della prima volta che aveva assistito a un comizio, un discorso del duce a Genova. Diceva che era rimasta frastornata… ed affascinata dal potere e dalla forza di quelle parole, anche se era di idee diametralmente opposte. I giovani e i meno giovani poco informati si lasciavano convincere proprio
perchè “non conoscevano altro”.

Anonimo ha detto...

Adriana:
26 Ottobre, 2008 12:12
Ti ringrazio per avermi fatto ricordare le parole di mio padre.
Sono comunque convinta che ogni figlio non è la “copia” del padre ma può apprendere da lui importanti insegnamenti.
In “quel periodo” era difficile esprimersi oggi abbiamo ancora il “voto”.