31 gennaio 2010

Un pò di memoria per non dimenticare.

Cei

L
a santa inquisizione, periodo che va dal 1542 (anno di nascita dell’Inquisizione Romana, presieduta personalmente dal papa) al 1761 (ultima esecuzione ordinata dall’Inquisizione a Roma). Una macchina infernale che la Chiesa cattolica ha promosso e perseguita con ogni mezzo. In Italia i morti per reati d’opinione (questa sarebbe oggi la terminologia corretta per designare dissenso, apostasia ed eresia) finivano al rogo o decapitati o condannati a terminare i loro giorni in prigione. Chi incorreva nei rigori inquisitoriali perdeva diritti civili e il patrimonio, cosi da esercitare un vero e proprio controllo sull’intera società, attuando persecuzioni da Bruno a Campanella a Galilei, per non parlare delle angherie e condanne a morte subite da ebrei, omosessuali e protestanti, con una particolare attenzione alla caccia delle cosiddette streghe di milioni di donne. La Chiesa cattolica in nome di una presunta idea di umanità, infliggeva sistematicamente morte e torture, ovviamente nel nome di Cristo (Christi nomine). Una evidente contraddizione, se si pensa al principio dottrinario della carità cristiana.
L’Inquisizione ha seminato morte e tortura per ben sei secoli. Inquisitori integerrimi come il cardinale Bellarmino, o papa Pio V sono stati proclamati santi.
La macchina inquisitoriale ideata dalla Chiesa cattolica, fu sconfitta dall’illuminismo, che pose l'individuo e la sua libertà a principio e norma. Sarebbe bene ricordarserlo, visto che le pretese religiose di controllo politico e sociale non sono stati mai dismesse. Oggi non ci sono più roghi, ma in nome della difesa e della propagazione della fede, la Chiesa non ha mai rinunciato a lanciare i suoi anatemi, pretendendo leggi in linea con la propria visione del mondo ed ottenendo privilegi di ogni sorta. Soprattutto quando trova nei funzionari dello Stato i propri utili strumenti.
Inoltre non bisogna dimenticare
l'influenza esercitata dalle gerarchie cattoliche sui governi di vari paesi nelle scelte di ordine etico - morale, come principale ostacolo allo sviluppo scientifico in alcuni campi come le ricerche che richiedono cellule staminali embrionali e sperimentazioni su embrioni.

29 gennaio 2010

Mentre i capipopolo vincono, il paese perde.

Il Parlamento

Le elezioni regionali di marzo, sempre di più stanno evidenziando una classe dirigente solo interessata a costruire o smontare alleanze, ad adoperarsi per il proprio tornaconto, a pensare di trarre vantaggi personali e fare affari. Mentre il paese resta immobile, senza idee e progetti, con una disoccupazione a due cifre e con centinaia di migliaia di persone che non sanno più a chi rivolgersi per poter sopravvivere. Tutti coloro che si propongono per guidare l'Italia, non hanno la capacità di presentare un progetto che guardi al futuro e ai problemi delle nuove generazioni. Si va solamente a slogan, senza contenuti e senza idee, mortificando le attese e le speranze degli italiani. Si avvertono segnali preoccupanti di disagio e di ostilità dei cittadini nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta, spesso non all'altezza del compito. E mentre ciò accade, la nostra classe dirigente appare interessata solo agli interessi personali e ai propri equilibri interni di correnti, senza rendersi conto che l'intero sistema si sta progressivamente sfaldando. Tutti i contendenti candidati auspicano di vincere le elezioni, si fanno le somme dei partiti e dei voti e il totale sembra dare ragione sia agli uni che agli altri. Comunque vada, un posto in prima fila lo si ottiene, uno stipendio congruo è assicurato e i vantaggi pure. Il vincitore si preoccuperà di assicurare al popolo che il suo impegno sarà per il paese. Il vinto, si preoccuperà di convincere la gente che vigilerà attentamente sull'operato della maggioranza. E i cittadini? I cittadini che hanno votato per i vincitori saranno contenti di brindare per la vittoria che li ripagherà nella speranza di raccogliere qualche briciola di favore o di soddisfazione di parte. Quelli, che hanno votato per i perdenti, mestamente si diranno che la colpa è stata di chi non ha saputo costruire bene le alleanze o di chi non avrebbe dovuto candidare persone poco convincenti. Quindi, ancora una volta, il paese avrà sprecato l'opportunità di guardare più alla risoluzione dei problemi reali e ad un progetto di riscatto e di crescita generale per tutti, per favorire una classe politico economica che da decenni tiene bloccata un Italia incapace di migliorarsi.

28 gennaio 2010

Ferrero, dovete darvi una mossa!

Paolo Ferrero

Caro Ferrero,
sono un pugliese di sinistra stanco di una politica oligarchica e personalistica. Ho votato Vendola, perchè in questo momento rappresenta una sfida contro un potere centrista e compromesso. Nichi sa parlare al popolo e sa commuoverlo, ha carisma e preparazione culurale. In Puglia ha saputo dare una svolta contro l’inquinamento delle grandi industrie (Ilva e Eni) e ha fatto diventare la Puglia la prima in Italia per produzione di energia alternativa. Ha commesso certamente degli errori come lui stesso ha tenuto a precisare, ma ha dimostrato di voler vincere le battaglie. Ha capito che non conviene perderle, solo per mantenere fede ad ideali che in questo momento sono sopiti. Ecco, che la sinistra dovrebbe fare una riflessione su quanto sta accadendo col berlusconismo e i compromessi affaristici. Cioè bisogna che si faccia un patto di solidarietà di tutte le forze che si riconoscono in una sinistra dei valori delle persone, del lavoro, della laicità dello stato, dell’ambiente sano, della meritocrazia, della legalità, della giustizia uguale per tutti, della scuola pubblica per tutti…Bisogna avere l’umiltà di tornare tra le persone, tra la gente, ascoltarla e ridarle fiducia. Basta con le continue divisioni su chi deve essere maggioritario per dimostrare di essere il meglio. Se la sinistra riesce a confluire su un unico partito con un programma di unità e di progetto condiviso, c’è un popolo del 15%, del 20% o anche di più, che non aspetta altro. Questo è il momento di darsi una mossa, parlare con i genitori, con i giovani, parlate di speranza, di progetti, di idee, fatevi dire da loro cosa si aspettano dalla politica, dimostrate loro serietà e capacità di realizzazione dei loro piccoli ma importanti sogni.
Questo dovete fare!!!
Un caro saluto

27 gennaio 2010

Chi è l'uomo oggi?

Qualche decennio fa esisteva l'uomo e la donna. L'uomo era colui che sapeva portare i pantaloni. La donna era colei che doveva usare la gonna. Oggi l'uomo indossa ancora i pantaloni, ma per un fatto estetico. La donna, invece, a volte usa la gonna e a volte usa il pantalone. Di uomini se ne contano poco in giro, sono per la maggior parte preda del "sesso corruttore". In politica, di uomini non ne riesco a scorgere alcuno. Per essere degli uomini, bisogna possedere delle qualità particolari. Una di queste è l'essere maschio, che non vuol dire fare il conquistatore del gentil sesso, ma è un modo di comportarsi da uomini. Uomini non si nasce per destino o per eredità ricevuta. Uomini si diventa conquistando lo spazio di capacità che la società mette a disposizione. Per capacità, s'intende l'uso che si vuole fare del proprio intelletto. Se si vuole usarlo per fini collettivi o per fini individuali. Se si vuole usarlo per benessere sociale bisogna essere capaci di essere retti e onesti, in modo che la società possa riconoscere le qualità di uomo. Se si usa per fini individuali non si ha bisogno di avere comportamenti corretti, in quanto tutto l'uso è concentrato per il proprio tornaconto di falso uomo.

25 gennaio 2010

Lettera a Bersani da un pugliese "doc".

PierLuigi Bersani

Caro Bersani,
le primarie svolte in Puglia, portano la vittoria straordinaria di Nichi Vendola. Io sono un pugliese "doc" e amo la mia terra e la mia gente. Noi del tavoliere abbiamo una grande storia con personaggi e uomini famosi della politica, della cultura, dell'arte. Siamo un popolo di lavoratori e di gente a cui piace vivere ed essere solidali. Vendola incarna e rappresenta la nostra terra e la nostra gente. Egli non ama solo parlare della gente, ma ama parlare con la gente. Nei cinque anni del suo mandato ha saputo dare una svolta alla Puglia, chiedendo ed ottenendo rispetto da chi per molti anni è stato abituato a deturpare e inquinare un territorio fantastico. Un esempio è stato costringere Riva (Ilva) ad aprirsi alla città di Taranto per collaborare a disinquinare ed a investire sul territorio per migliorare un ambiente, che parla di morte sul lavoro e per il lavoro. Ha investito su una politica ambientale rivolta alle nuove forme di alternativa al petrolio, diventando la prima in Italia per produzione di nuove energie. Ha investito sulla scuola dando più risorse all'università. Ha trasformato centinaia di precari in lavoratori stabili. Ha dichiarato la sua contrarietà a privatizzare l'Acquedotto Puglliese, tanto caro a qualcuno. Insomma, ha iniziato a fare un lavoro di miglioramento per una Puglia migliore. Questa politica che attiene più ai fatti e all'interesse della gente, è stata recepita e accettata dal popolo pugliese, che ha visto nella persona di Nichi, un uomo del popolo, che sa parlare e capire le esigenze e i problemi della gente, un uomo che sa entrare nei cuori e nei sentimenti di chi si aspetta dalla politica, non inciuci, non baratti, non compromessi rovinosi, ma fatti concreti e onestà. La politica non è solo vincere le elezioni, costi quel che costi con alleanze incoerenti, per abbattere un avversario duro e compromesso. La politica è stare vicino alla quotidianità della gente, saper ascoltare, saper programmare soluzioni utili alla collettività, mettersi al servizio della comunità, avere idee che servono realmente a migliorare, non riformare per riformare, ma solo se è necessario e opportuno. Fare politica non può essere considerato un mestiere, significa partecipare con passione e amore al benessere della società, per costruire una migliore società, senza schemi precostituiti e preconcetti, ma per guardare verso la evoluzione dell'uomo per la sua salvaguardia e per il suo bene.
Perciò, mi aspetto, da ora in poi, che il PD diventi un partito della gente e per la gente, che non si chiuda in stanze con bottoni scollegati, ma per progettare e programmare un percorso lineare, che abbia come punti essenziali: la laicità dello stato, la riduzione dei parlamentari, la giustizia uguale per tutti, candidati senza macchia, riforma delle elezioni con candidati scelti dal popolo, meno tasse al lavoro e al sociale, più tasse ai patrimoni e alle rendite, riforma del fisco più proporzionale con tanti scaglioni di reddito, lotta all'evasione più capillare, meno soldi alle scuole private e più investimenti alla ricerca e per quella pubblica, sanità pubblica più efficiente e di merito e meno convenzioni con i privati ad eccezione di strutture molto specialistiche, razionalizzazione della spesa pubblica con risorse a favore dei più deboli e delle famiglie più bisognose, migliore gestione delle forze dell'ordine rafforzando i quartieri e le città con più criminalità, premiare con agevolazioni fiscali le imprese che dimostrano merito per correttezze delle regole, migliori collegamenti ferroviari per tutte le città, norme più severe per chi possiede animali domestici con obbligo di patentino, luoghi di divertimento e di svago devono avere un limite di orario e più controllo per alcolici e bevande dannose, immigrazione regolarizzata alle neccessità del paese, aiutando l'integrazione a coloro che dimostrano di volere accettare le regole democratiche insegnando loro la lingua e le leggi e dandogli per un periodo di tempo un'accoglienza decente fino a diventare autonomi, per i casi di rispetto dei diritti umani lo stato deve occuparsi di dare strutture che abbiano il minimo indispensabile, e che da parte di questi ci deve essere reciproca collaborazione a lavorare per mantenerle sane. Insomma, una politica umana ma più razionale che tiene conto dei problemi dei più deboli, ma che guarda attentamente ai bisogni e alle necessità di un paese che ha bisogno di crescere economicamente e socialmente con politici all'altezza del compito, non facile ma certamente possibile.
Un caro saluto
Raffaele Innato

24 gennaio 2010

Finalmente una bella giornata di democrazia!

Statua della libertà

Oggi è una bella giornata di democrazia. Si, perchè nella mia regione Puglia si votano le primarie tra chi dovrà essere il candidato per le elezioni regionali di marzo per il centrosinistra. Da una parte c'è Nichi Vendola presidente uscente appoggiato dalla sinistra e dal popolo che gli riconosce la bontà del suo operato. Dall'altra parte c'è Francesco Boccia deputato del PD appoggiato da una coalizione di partiti di un centrosinistra allargato anche dall'UDC, nel caso di vittoria di Boccia. La candidatura di Boccia è stata cercata e voluta a livello nazionale dai dirigenti del PD, perchè vorrebbero vedere una coalizione PD, IDV, UDC, da prepararsi come futura coalizione nazionale per abbattere Berlusconi. Escludendo di fatto una compagine di sinistra divisa che è molto presente sul territorio da milioni di persone, ma non gode di rappresentanza in Parlamento. Vendola, essendo uomo politico di sinistra, leader del partito Sinistra e Libertà, ovviamente non ci sta a rinunciare alla possibilità di avere in Italia un partito della sinistra che conti anche nel Parlamento, nel quale potrebbero convergere tutti i movimenti, la società civile, il popolo che sentono il bisogno di essere rappresentati da uomini e idee che appartengono alla propria cultura e al proprio sentire, di gente che è stanca di essere gestita da una oligarchia di uomini di schieramenti opposti, ma con interessi simili, cioè favorire le proprie lobby. Oggi, quindi, si gioca una partita molto importante per il futuro della regione Puglia e per tutto il paese. Perchè se vince Boccia, potrebbe essere il candidato vincente di una coalizione che esclude di fatto la partecipazione del popolo alla vita politica del paese. Se vince Vendola, si potrebbe prospettare la rivalsa di un popolo di sinistra, ma anche di chi non accetta diktat dall'alto, che vedrebbe allargarsi uno spiraglio di speranza verso una società più democratica e più vicina alle persone, che quotidianamente devono lavorare affinchè si possano realizzare quei sogni, seppur modesti, che sono il pane di una civiltà che vuole essere progressista e rispettosa delle necessità e dei bisogni e dei diritti di tutti.

17 gennaio 2010

Il governo Berlusconi e la tassa sulla giustizia.


Palazzo di giustizia
Dal 1° gennaio, ricorrere al giudice di pace, per contestare una sanzione amministrativa, non è più gratuito. Ora occorre versare un contributo di importo variabile tra i 30 e i 70 euro a seconda dell’ammontare della multa contestata.
Il comma 6 bis della Finanziaria 2010 introduce il nuovo contributo unificato da versare prima di avviare il procedimento dinanzi al giudice di pace.
Se un cittadino vuole opporsi ad una multa ingiusta, deve pagare un ticket di 30 euro più il bollo di 8 euro per multe fino a 1.100 euro, invece, di 70 euro per le sanzioni di importo superiore ai 1.100 euro, sufficiente a scoraggiare qualunque cittadino che ci penserà bene prima di fare ricorso. Pur se rimane la possibilità di rivolgersi al prefetto, al quale non è richiesto alcun contributo, ma se il ricorso viene bocciato l’entità della multa da pagare sarà pari al doppio del minimo.
Inoltre, chi si rivolgerà ugualmente al giudice di pace, in caso di vittoria non otterrà neanche la restituzione del contributo unificato preventivamente versato.
La novità ha già provocato molte proteste, anche tra gli addetti ai lavori. Infatti, i giudici hanno dichiarato di incostituzionalità la nuova norma, che porterebbe a limitare il diritto dei cittadini di ricorrere alla giustizia.
Le ragioni dell’introduzione del contributo unificato esteso anche alle cause in materia di sanzioni amministrative, ha come scopo preciso l’aumento delle entrate nel bilancio dello Stato. Anche se per coloro che si troveranno a intentare piccole cause, del valore di poche decine o centinaia di euro, saranno costretti a rinunciare perché il gioco non vale la candela.
Il cittadino, quindi, si ritrova a pagare per un suo diritto la nuova “tassa” sulla giustizia, vidimata da questo governo "liberale".



15 gennaio 2010

Berlusconi e Fini due diversi modi d'intendere la politica.

Berlusconi e Fini

L'incontro tra Silvio Berlusconi e Fini, aveva fatto presagire una sorta di tregua stipulata. Invece a poche ore di distanza, il premier non sembra aver digerito un vertice che le è sembrato molto noioso. Con diversi dirigenti del Pdl ed esponenti del governo, in vista delle prossime regionali, ha avuto modo di scaricare la sua delusione proferendo la frase: "con Fini bisogna avere la pazienza di Giobbe". Spiegando che egli essendo un imprenditore è abituato a decidere da solo, mentre Fini pretenderebbe continue mediazioni, senza mai decidere. A distanza Fini gli ha risposto che: "le differenze sono il sale del confronto e della dialettica."
Questi due modi d'intendere la politica in un paese democratico quale vorrebbe essere l'Italia, la dice lunga su come s'intende amministrare e governare un paese, nel quale convivono oltre 60 milioni di persone che attendono risposte convincenti perchè si possano risolvere problemi di seria convivenza sociale e di sopravvivenza economica.
La opinione gratuita di un Capo di Governo che pensa di sistemare le cose chiudendosi in una camera da solo, per poi uscirne, avendo deciso quali alchimie avrebbe escogitato per convincere che le sue idee sono le più belle e le più giuste, evidenzia la stortura che stiamo vivendo in questi decenni, di mancanza di dialogo nella politica, di mancanza di libero pensiero, di mancanza di conoscenza della realtà, ma soprattutto non ci si rende conto che una cosa è la fabbrica e l'impresa, dove l'utile economico è il bene primario, e un'altra cosa è il vivere sociale dove ci sono una miriade di problematiche, che guardano all'interesse generale e alla difesa dei più deboli e dei bisognosi.
Fini fa bene a ricordare l'importanza della dialettica nel Parlamento e che la Magistratura è un organo indipendente, e io aggiungo che nel nostro paese abbiamo una eccellente Costituzione, nella quale chiaramente è scritto che le leggi sono uguali per tutti, e che L'Italia è una Repubblica democratica. Riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Quindi, se il premier è annoiato e stanco, nessuno lo costringe a stare in politica, può tranquillamente continuare a fare l'imprenditore visto che gli riesce cosi bene. E se vuol fare qualche scappatella o qualche battuta, nessuno avrà da ridire, basta che rientrano nella decenza.

14 gennaio 2010

Carra e Lusetti trasloco propizio per il PD.


Enzo Carra condannato in Appello a 1 anno e 4 mesi, nel periodo di mani pulite, per aver assicurato l’impunità a colpevoli di corruzione, falso in bilancio e finanziamento illecito, e Renzo Lusetti, al quale, il 28 gennaio 2009, la Procura di Napoli pare abbia notificato un' informazione di garanzia, nell’ambito dell’inchiesta "Global service", relativa alla manutenzione delle strade del Comune che ha coinvolto magistrati, deputati ed assessori napoletani, nella quale si ipotizza per il deputato il reato di partecipazione in associazione a delinquere, ritornano tra i vecchi amici dell'Udc. Cesa ha subito salutato con calore i due ex democristiani. La goccia che ha fatto traballare il vaso pare sia stata la candidatura della Bonino alla Regione Lazio.
La loro uscita dal PD in verità era attesa da qualche tempo e pertanto non è una novità in assoluto.
La decisione era stata annunciata con formali comunicazioni al segretario del Pd Bersani, a Franceschini, a Casini e al presidente della Camera per comunicargli il cambiamento di gruppo politico.
Sulle ragioni della decisione hanno spiegato che "non è un problema di persone che sono alla guida del partito, ma di un progetto politico che non è decollato".
Lusetti in proposito ha lamentato la coabitazione di "culture troppo diverse" per "garantire una sintesi". Lo schema che preferivano nel PD era quello di stare più verso una politica di centro.
Quindi altre due pedine centriste si staccano dal PD, che a mio modesto parere farebbe bene a seguire una politica che invece deve tendere a guardare e sentire le esigenze e i problemi del popolo di sinistra e di quello in generale, lasciato allo sbando del precariato, della cassa integrazione, dei licenziamenti, dello stipendio che non arriva a metà del mese, dell'emigrazione dei giovani e dei cervelli verso terre più accoglienti, di una scuola carente, della mancanza di futuro; un popolo che in Italia è più numeroso di quanto si dice, che attende di vedere una prospettiva di grande respiro e di fiducia dalla politica seria. E se il PD riuscisse a creare una dirigenza sana fuori dagli schemi compromissivi, una politica che sa dialogare e ascoltare la gente, che sa fare proposte e programmi condivisibili per dare speranza ai giovani e certezza alla quotidianità della gente, si ritroverebbe in poco tempo a raggiungere l'alternativa vera ad un governo che ha il solo scopo di difendere dai processi il capo e a fare delle politiche personalizzate, che vanno contro il fine di una democrazia che è quella di pensare al benessere generale.

11 gennaio 2010

Casini lo spartiacque della mal politica italiana.

Pierferdinando Casini

Casini con l'UDC ago della bilancia della mal politica italiana. Alla trasmissione "Che tempo che fa" di Fazio ha tenuto a ribadire che non crede nel bipolarismo, anche se ha fatto parte di una coalizione di centrodestra. Perciò si è allontanato da Berlusconi, col quale c'è amicizia e rispetto, ma siccome è ostaggio della Lega che gli impone le scelte politiche del paese, ha preferito lasciare un centrodestra non moderato. A livello nazionale l'Udc alle elezioni politiche del 2008, ha corso da solo non condividendo la politica della Lega e neanche quella del centrosinistra. Oggi però, che si stanno per affrontare le elezioni regionali, qualcosa sta cambiando nell'Udc. Si fanno alleanze sia col centrodestra che col centrosinistra, precisando che le scelte sono dettate dalle persone candidate, se risultano simpatiche o antipatiche a seconda delle circostanze e del ruolo che svolgono nei partiti. Bersani, risulta un gentiluomo con D'Alema e Letta, mentre Franceschini e Marini di meno. In Puglia come candidato del centrosinistra vede meglio Boccia che l'uscente Vendola, anche se quest'ultimo ha dimostrato di far bene il suo ruolo ed è disponibile all'allargamento della coalizione con l'Udc e gode di una base molto forte che lo sorregge. Quindi una politica non basata su scelte politiche per la gente, ma delle amicizie e delle convenienze. Infatti non tollera che ci possono essere le primarie, scelta democratica dei cittadini, perchè non può essere la gente a poter stabilire chi sia la persona più idonea e capace per governare un territorio o il paese, ma a scegliere i candidati devono essere i partiti, o meglio, quelli che nei partiti contano di più, che sanno e che sono disponibili a compromessi. Vendola in Puglia ha detto chiaramente che l'inquinamento, che uccide in silenzio, va combattuto con l'energia alternativa, tanto è vero che la Puglia è diventata la prima in Italia a produrre più energia alternativa eolica e solare. E ha dichiarato una cosa molto importante che l'acqua è e rimane un bene pubblico, gestito dall'Ente pubblico, non come più di qualcuno vorrebbe, sia nel centrodestra che nell'Udc di Casini o della famiglia del suocero Francesco Gaetano Caltagirone, il quale pare sia molto interessato a quelle acque. Perciò, quando Casini dice che loro sono una forza di centro, dice una cosa vera, soprattutto quando si tratta di fare da "spartiacque", e di dividere gli opposti schieramenti per potersi abbeverare alle dolci e chiare acque, santificate e benedette dalla Santa Sede del Vaticano.

10 gennaio 2010

Riforma del fisco proclamata da Berlusconi e Tremonti e più ingiustizia.

Ministro Giulio Tremonti

Berlusconi torna sulle due aliquote irpef 23% e 33%, riprendendo un progetto annunciato e poi non realizzato nove anni fa dallo stesso premier in accordo con Tremonti. Il quale si dice ottimista sulla possibilità entro l'anno di vedere come priorità un riforma fiscale complessiva del sistema fiscale, all'insegna di serietà e rigore, da realizzarsi nel tempo che servirà. Secondo i due promotori, le due aliquote, fanno parte di una riforma fiscale seria di enorme rilievo politico, sociale, fiscale, culturale. Al momento non ci sono dettagli su come si vuole attuarla, però si può gia dire che, se i presupposti sono raffigurati nelle due aliquote 23 e 33, siamo di fronte ad una ennesima ingiustizia di un prelievo fiscale a danno dei redditi più bassi. Come si può notare dalle aliquote irpef in vigore ancora oggi qui di seguito rappresentate, si può notare che a beneficiare delle due aliquote saranno i più benestanti e di molto i ricchi che attualmente pagano il 43% del reddito.

Scaglioni reddito 2009AliquotaIrpef lordo
da 0 a 15.000 euro23%23% del reddito
da 15.000,01 a 28.000 euro27%3.450 + 27% sulla parte eccedente i 15.000 euro
da 28.000,01 a 55.000 euro38%6.960 + 38% sulla parte eccedente i 28.000 euro
da 55.000,01 a 75.000 euro41%17.220 + 41% sulla parte eccedente i 55.000 euro
oltre 75.000 euro43%25.420 + 43% sulla parte eccedente i 75.000 euro

Non solo, ma c'è un ingiustizia tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno. C'è da rilevare, inoltre, che chi supera la somma limite dell'aliquota del 23%, si troverà a pagare il surplus, ben 10% in più, rientrando tra i ricchi che pagano solo il 33% del reddito.

Quindi, si può essere d'accordo su una riforma del fisco moralmente ed economicamente più accettabile per far pagare di meno tutti, ma che sia proporzionale a seconda del reddito, pagando, man mano che si sale di aliquota, una percentuale tale che sia proporzionale al reddito suddiviso in tanti scaglioni. Per chiarire meglio il concetto deve essere come si fa con gli assegni famigliari, dove ci sono tante fasce di reddito ogni cento euro di differenza.

A seconda dell'esigenza della spesa pubblica, si partirebbe da una cifra, per fare un esempio, di 10.000,00 euro per pagare, non so, un' aliquota del 12%, per salire man mano ogni 100 euro in proporzione dello 0,2% in più e così via 12,02%... 12,04%... 12,06%... fino ad arrivare ad una aliquota massima del 40%.

In questo modo si potrebbe parlare di un fisco più equilibrato e più vicino ad un prelievo più equo. Se veramente si vuole attuare un fisco più etico e sopportabile.

Commento Dal Magazine del Partito Democratico del 13/01/2010

Da domenica l'argomento è stato il più dibattuto sul nostro social network, ma il post risultato più efficace per la sintesi è stato quello di Raffaele Innato.

06 gennaio 2010

Berlusconi e le riforme di parte.

Silvio Berlusconi



Il premier Berlusconi, si è detto disponibile per il 2010 a fare le riforme, in primis quella sulla giustizia molto cara alla sua vicenda personale, e ha citato anche le riforme istituzionali, sottolineando l'esigenza di procedere in questa direzione, cosi' come la riforma della scuola. A questo proposito, ha affrontato anche il tema del dialogo, sottolineando la necessità di un impegno maggiore per tutti i parlamentari e gli eurodeputati del centrodestra, ed ha proseguito con un ragionamento: "noi siamo contro l'odio, lavoreremo e faremo le riforme con gli altri se ci stanno, ma se, come e' possibile, non ci dovessero stare dovremo farle da soli."
Quindi, deduco che dopo l'aggressione subita a Milano, nulla è cambiato nel programma e nelle intenzioni di Berlusconi, segue la solita tiritera. Proporre le riforme che più interessano il centrodestra o più care a interessi di bottega, far seguire un iter abbreviato in Parlamento sulle leggi presentate, e se non condivise dall'opposizione, si pone la questione di fiducia per farle approvare.
L'odio, che io sappia, è un sentimento di avversione, rifiuto e ripugnanza verso qualcosa o qualcuno, astio, ostilità, persona o cosa oggetto di avversione. Se le intenzioni sono quelle di essere contro l'odio, pensiero legittimo e nobilissimo, mi viene naturale pensare però, che la sua ostilità non è contro il termine "odio", ma sta contro un'altra cosa che io chiamo il principio del governare per il benessere collettivo del paese e non per interesse di parte. Cioè amore verso i più deboli, i più sfortunati, i più bisognosi, per coloro che hanno perso un lavoro o che non lo trovano, per le famiglie meno abbienti, per una scuola di tutti, per aiutare i cervelli a rimanere, per accellerare le cause, per dare più sicurezza alla gente, per creare un futuro alle nuove generazioni, per legalizzare la politica e le amministrazioni togliendo i corrotti e i corruttori, per premiare il merito e non i raccomandati, per pulire le città dalla spazzatura e dal crimine, per riconoscere che chi più possiede deve contribuire più degli altri, per ribadire che la legge è uguale per tutti, insomma una sola "riforma amorevole" per fare dell'Italia una nazione normale e libera dove si possa godere di quel vivere democratico che sta alla base di una moderna e sana civiltà.

03 gennaio 2010

Cambiare la Costituzione per favorire chi?

Ministro Franco Frattini


Il Ministro Frattini ha detto: "La Costituzione e' stata senza dubbio un pilastro della liberta'. Ma e' nata in un momento nel quale il paese era diviso. Oggi il mondo non e' piu' diviso. E, dopo la caduta del muro di Berlino, anche il nostro paese si sta ritrovando intorno ad alcuni principi. Per cui dire che l'anno 2010 puo' essere l'anno della seconda Costituzione, cioe' di una Costituzione profondamente riformata, non sottoposta solo a piccoli ritocchi, non vuole dire affatto rinnegarla".
Mi permetto di fare osservare al Ministro che la Costituzione è e rimane un pilastro della libertà e della giustizia, senza nessuna necessità di cambiamento. Il nostro paese politicamente è ancora diviso tra chi pensa che, per il solo fatto di essere stato eletto dal voto democratico del popolo, possa governare a comando senza limitazioni di leggi adpersonam, e chi invece, vuole che, chi viene eletto democraticamente, governi con leggi che rispettino i principi della Costituzione ed esegui un programma che sia di benessere per la collettività e non per pochi gruppi di società o di persone.
Inoltre, vorrei far notare che se prima della caduta di Berlino il mondo era diviso in due, ora con la globalizzazione è frammentato in tanti piccoli o grandi gruppi che spingono i governanti ad attuare leggi e condizioni tali che possano favorire il cosiddetto "business". Il quale comporta stravolgimenti e disuguaglianze tali, che i popoli sono costretti a muoversi da città in città e da nazioni a nazioni, in cerca di lavoro o di migliore condizione di vita, preferendo di volta in volta una nazione più ricca rispetto ad una più povera, col risultato di rafforzare chi è già forte rispetto a chi è già debole, sovrappopolando alcune nazioni e impoverendo demograficamente alcune altre. Le nazioni sovrappopolate avranno da una parte il vantaggio di arricchirsi di nuove forze fresche da sfruttare, dall'altra si ritroveranno ad avere una gestione della società multietnica molto complicata e insicura. Le nazioni impoverite demograficamente, invece, perdono la struttura di quelle forze giovani e capaci, che nel loro paese potrebbero contribuire al progresso e al benessere del loro popolo, sfaldando e diseredando un territorio che può dare cibo e benessere civile a milioni di persone. Siccome, la forbice tra ricchi e poveri, così facendo, si allarga sempre di più a favore dei ricchi, ci ritroveremo ad avere, tra qualche decennio, che un gruppo di straricchi, comanderà miliardi di persone sudditi senza bisogno di una Costituzione democratica, perchè di fatto avranno il monopolio assoluto sulla Terra, che durerà fino a quando il popolo non si ribellerà come la storia ci ha insegnato, ridisegnando subito dopo la liberazione, una Costituzione che di fatto c'era già: la Costituzione Madre della giustizia.