26 marzo 2009

Commento su l'Unità "Scontro Fini-Berlusconi: «Il Parlamento non può essere irriso»"

La buonanima del Senatore Gianni Agnelli, disse a proposito della discesa in campo di B. che non siamo la Repubblica delle banane, per cui questo signore era legittimato ad entrare in politica.
Sarà anche vero, visto che le banane le importiamo e non le produciamo. Ma certamente siamo un paese governato da qualcuno che ha sicuramente qualche problema di demenza amnestica, o dovrei pensare che qualche dimestichezza con le banane c'è l'abbia comunque, ma a nostro danno.
Questo fatto che il sig. b. continua a esporre qualche sua "trovata" il giorno prima, e poi viste le reazioni negative, se la rimangia il giorno dopo, dicendo che la colpa è di chi ha travisato e non la sua, mi preoccupa e molto.
Qui la situazione è seria. Noi stiamo parlando del capo del governo. Se il capo del governo ha problemi di amnesia, noi italiani dobbiamo essere più che preoccupati e qualcuno dovrebbe prendere provvedimenti, altrimenti possiamo chiudere bottega. Altro che recessione!

25 marzo 2009

Commento su l'Unità "Avvertite il Giornale" di Concita De Gregorio -direttore-

Quello che sta accadendo di grave da un anno nella nostra Italia, dovrebbe far riflettere tutti, ma soprattutto a chi ha fatto si che ciò accadesse, che il voto nelle urne è molto importante perchè decide le sorti della nostra vita e della nostra Nazione.
Cosa molto grave, si è data la possibilità di governare il nostro paese ad una persona che ha nel suo dna: l'egocentrismo, il narcisismo, il personalismo, l'individualismo ma cosa più evidente un mostruoso conflitto d'interesse. E per chi ha un pò una visione concreta della realtà e la conoscenza delle persone, dovrebbe essere palese che da un tale personaggio non può e non potrà mai essere legiferata o decretata una qualsiasi legge che possa tener conto della esigenza di tutta una collettività, se non per solo interesse personale. Come dimostra anche l'iniziativa sulle case, che stranamente interessa prevalentemente i proprietari delle ville, e le sue ville.
Ora, chi ha a cuore il bene dell'Italia e degli italiani, dovrebbe iniziare a spegnere le televisioni, scendere nelle piazze e confrontarsi con la gente, associarsi per esprimere idee di solidarietà e di interesse comune. Creare un programma serio che possa tener conto delle persone più sfortunate e di un progetto, nel quale tutti possano trovare una collocazione al lavoro, per realizzare una vita più democratica, fatta di cose semplici ma importanti, per continuare a credere in un futuro migliore e nella gioia di lasciare alle nuove generazioni uno Stato della gente, che appartiene al suo popolo e non solo al suo comandante.

22 marzo 2009

Commento su l'Unità "La strada possibile" di Concita De Gregorio -direttore-

Durante la trasmissione domenicale su Rai1 condotta da Pippo Baudo, ho avuto modo di conoscere Baldina Di Vittorio, apprezzando la intelligenza e l'esperienza di una persona che ha speso la vita nel sapere attraverso un percorso tortuoso molto difficile, nel quale un grande uomo come Di Vittorio suo padre ha saputo lasciare la sua grande opera di rivendicazione della giustizia: "Tutti devono poter lavorare per vivere."
Ho visto con molta commozione la fiction sulla vita di Di Vittorio, una vita imperniata sulla realizzazione di una società solidale, combattuta caparbiamente fino alla morte. La storia di un uomo e di una famiglia unita che ha fatto della giustizia l'arma per combattere le prevaricazioni e gli abusi di uomini che sfruttavano la ignoranza e la fame della povera gente.
Avendo io vissuto e toccato con la dura realtà periodi del dopo guerra (anni '50), nei quali bambino ho capito prematuramente la crudezza della vita e la difficoltà dell'essere, mi sono immedesimato nel personaggio, soffrendone le varie vicissitudini e condividendone le scelte, e ricordandomi con dolore la morte di mio zio Angelo Latartara ucciso dalla celere a soli 26 anni, con un colpo di pistola, a Taranto il 14 luglio del 1948 dopo l'attentato di Togliatti.

20 marzo 2009

Il discorso di Obama all'Iran.

Già in questi suoi primi interventi, Obama dimostra di avere una grande capacità di comunicazione e di intelligenza politica. Ha compreso, diversamente da Bush, che la strada più idonea e giusta da intraprendere è il dialogo, con cui percorrere una politica sana e foriera di pace tra popoli seppur diversi, ma accomunati dal vivere comune. Un dialogo basato sulla sincerità e su comuni intenti atti a raggiungere quella normalità di civiltà che gli uomini dovrebbero sempre perseguire, se si vuole che la nostra ospitalità su questa bella e martoriata Terra, sia fatta di buona e cordiale convivenza per traguardare un unico scopo, il benessere dell'umanità.

Il messaggio di Obama all'Iran (testo tradotto in italiano)
"Oggi vorrei estendere i miei migliori auguri a coloro che celebrano il Nowruz in tutto il mondo. Questa festività è un rito antico e un momento di rinnovamento, e mi auguro che tutti voi possiate godervi questo particolare periodo dell'anno con gli amici e la famiglia. In particolare, vorrei parlare direttamente al popolo e al leader della Repubblica islamica d'Iran. Nowruz è solo una parte della vostra grande e celebrata cultura. Nel corso di molti secoli, la vostra arte, la musica, la letteratura e l'innovazione hanno reso il mondo migliore e più bello. Qui negli Stati Uniti, la nostra comunità è migliorata grazie al contributo degli iraniani americani. Sappiamo che siete una grande civiltà, e il vostro operato vi ha fatto meritate il rispetto degli Stati Uniti e del mondo. Per quasi tre decenni le relazioni tra le nostre nazioni sono state tese. Ma questa festa ci obbliga a ricordare ciò che ci unisce. Ad esempio, voi celebrate il vostro Capodanno in modo molto simile a come lo fanno gli americani: vi raccogliete con gli amici e la famiglia, vi scambiate doni e storie, guardando al futuro con un rinnovato senso di speranza. E' con queste celebrazioni che si trova la promessa di un nuovo giorno, la speranza di nuove opportunità per i nostri figli, di sicurezza per le nostre famiglie, di progresso per la nostra comunità e di pace tra le nazioni. Queste sono speranze condivise, questi sono sogni comuni. Quindi, in questa stagione di nuovi inizi, vorrei parlare chiaramente ai leader iraniani. Ci sono profonde differenze che si sono sviluppate nel corso del tempo. La mia amministrazione è ora impegnata nella diplomazia, l'obiettivo è di affrontare l'intera gamma di questioni di fronte a noi, e perseguire legami costruttivi tra Stati Uniti, Iran e comunità internazionale. Questo processo non può essere anticipato da minacce. Cerchiamo invece l'impegno, che è onesto e fondato sul rispetto reciproco. Anche voi avete un'opportunità. Gli Stati Uniti vogliono che la Repubblica islamica di Iran assuma il posto che le spetta nella comunità delle nazioni. Voi ne avete diritto, ma tutto deve essere accompagnato da vere responsabilità, e ciò non può essere raggiunto attraverso il terrore o le armi, ma piuttosto attraverso azioni pacifiche che dimostrino la vera grandezza del popolo iraniano e della vostra civiltà. E la misura della grandezza non è la capacità di distruggere, bensì la vostra dimostrata capacità di costruire e creare. Quindi, in occasione del vostro nuovo anno, vorrei che voi, popolo e leader iraniani, comprendiate quale futuro stiamo perseguendo. Si tratta di un futuro con rinnovata scambi tra la nostra gente, e una maggiore opportunità di partnership e commercio. E 'un futuro in cui le vecchie divisioni sono superate, e dove tutti i vicini di casa e il resto del mondo possano vivere in una maggiore sicurezza e una maggiore pace. So che questo non potrà essere raggiunto facilmente. Alcuni insistono sul fatto che noi siamo definiti proprio sulle nostre differenze. Ma dobbiamo ricordare le parole che sono state scritte dal poeta Saadi, tanti anni fa: "I figli di Adamo sono membra l'uno dell'altro, essendo stati creati in un'unica essenza". L'avvento di una nuova stagione ci aiuta a ricordare questa preziosa umanità che noi tutti condividiamo. E possiamo ancora una volta invocare questo spirito, poiché cerchiamo la promessa di un nuovo inizio. Grazie, e Eid-eh Shoma Mobarak."
20 marzo 2009

19 marzo 2009

Attentato a Palmiro Togliatti.













Palmiro Togliatti

14 luglio 1948 - Taranto
Riporto la cronaca dell'attentato di Togliatti, perchè il nome del giovane ucciso a Taranto viene ricordato inesatto, per cui mi è sembrato giusto dare il suo nome esatto. La mia fonte è assolutamente certa perchè chi scrive è il nipote dell'ucciso.
Alle 11.30 del 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti viene colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre esce da Montecitorio in compagnia di Nilde Iotti.
L'autore dell'attentato a Togliatti è Antonio Pallante, un giovane iscritto al blocco liberale qualunquista, spaventato dagli effetti che la presunta politica filo-sovietica del "Migliore" avrebbe potuto avere sul Paese. I proiettili sparati da una pistola calibro 38 colpiscono il leader del PCI alla nuca e alla schiena, mentre una terza pallottola sfiora la testa di Togliatti. Ricoverato d'urgenza, Togliatti viene operato dal chirurgo Pietro Valdoni.
Sembra che già pochi istanti dopo il suo ferimento, lo stesso Togliatti raccomandasse alla Jotti, che gli era accanto, di passare parola ai vertici del PCI di non appoggiare in nessun modo i tentativi insurrezionali che sicuramente sarebbero scattati, una volta che si fosse sparsa la notizia dell'attentato.
Poche ore dopo il ferimento si verificano infatti incidenti a Roma, La Spezia, Abbadia San Salvatore e morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto nel corso di violentissime manifestazioni di protesta. Gli operai della FIAT di Torino sequestrano nel suo ufficio l'amministratore delegato Vittorio Valletta. Buona parte dei telefoni pubblici non funzionano e si blocca la circolazione ferroviaria. Il democristiano Mario Scelba, ministro degli interni, impartisce disposizioni ai prefetti per vietare ogni forma di manifestazione, e l'intero paese sembra sull'orlo della guerra civile.
A Taranto, nel corso dello sciopero dei cantieri navali e delle officine per protestare contro l'attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l'operaio Angelo Latartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l'agente di Ps Giovanni Doria, che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.

13 marzo 2009

Lettera del segretario del PD Dario Franceschini.

Dario Franceschini

Il governo dei no
Cari amici,
ieri il governo ha bocciato in Parlamento
la nostra proposta sull’assegno di disoccupazione.
Non si trattava di una
trovata demagogica ma di una mozione articolata, elaborata dai nostri esperti,
dove erano indicati costi e coperture. Un provvedimento assolutamente possibile
e necessario, per fare fronte ad una vera e propria emergenza sociale. Per
aiutare migliaia di precari che rischiano di ritrovarsi improvvisamente a zero
euro. Quello del governo non è stato solo un no al PD, ma a tutte quelle persone
che la crisi la stanno pagando, ogni giorno sulla propria pelle. Posto il link
al testo del discorso che ho tenuto ieri alla Camera pregandovi di dare massima
diffusione a questo messaggio.
Ciao, Dario.

http://www.partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2194285

04 marzo 2009

Commento su L'Espresso “La Camera dei proni” Salva Tores

Raffaele Innato ha scritto: 4 Marzo, 2009 20:50
Sull’Espresso di questa settimana, c’è un bellissimo articolo di Eugenio Scalfari: “Creditori e debitori”.
Egli dice che creditori e debitori si nasce. Nascere creditore significa ritenere che tutto il buono che ci capita nella vita ci sia dovuto; se ci viene negato o impedito subiamo un torto per il quale la sorte e i nostri simili ci dovranno risarcire. Non è chiaro quale sia il motivo del nostro essere in credito, spesso ce lo inventiamo senza essere consapevoli dell’inesistenza di questo credito immaginario, ma non importa: siamo arciconvinti d’essere in credito verso la vita e quindi verso tutte le persone con le quali entriamo in contatto e tanto basta.
Chi nasce debitore è l’esatto contrario del suo opposto: è animato da un complesso di colpa esistenziale che sviluppa dentro di lui la convinzione d’avere un debito da pagare, un debito verso la vita e quindi verso tutti.
I creditori sono più adatti al comando, i debitori al negoziato e alla diplomazia. Tra i creditori si possono annoverare: D’Alema, Fanfani, De Mita, Togliatti, Craxi, Cossiga,Tremonti, ma il creditore per eccellenza è Berlusconi.Tra i debitori: Veltroni, Aldo Moro, Zaccagnini, Berlinguer, Giolitti, Ciampi, Fassino.
Nascere creditore non comporta un giudizio valoriale, semplicemente descrive un forte senso di autostima, pochi dubbi e molta sicurezza.
Chi sfugge però a queste due opposte ideologie sono i furbissimi come Andreotti perchè sono superbamente neutrali rispetto ad ogni dialettica, non giudica gli altri, perciò non può essere giudicato.
Quindi, rimane di sperare che in un prossimo futuro nascano molto meno creditori e più debitori perchè i furbissimi si possano estinguere, e che chi nasce sulla terra è solo un ospite a cui niente è dovuto ma che è tutto da meritare.