12 dicembre 2009

Che verità venga fatta in nome della giustizia del popolo sovrano.

Giuseppe Graviano

Fermo restando che nessuno è colpevole fino a quando in via definitiva non è provata la sua reità, mi interessa capire meglio, vista l'importanza di un processo che potrebbe rivelare un collegamento tra mafia e alcuni massimi rappresentanti dello Stato italiano, se le rivelazioni di mafiosi possono essere presi in considerazione ai fini della verità dei fatti.
Nel processo di appello al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il boss Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro, esponente dello stesso clan e in passato, secondo l'accusa, componente dello stesso gruppo di killer di cui faceva parte anche Spatuzza, non hanno confermato le dichiarazioni del collaborante Gaspare Spatuzza. Graviano ha affermato di non aver mai conosciuto Dell'Utri e di non aver avuto alcun rapporto con lui, ma ha anche sostenuto di non aver mai detto la frase, giudicata molto importante dall'accusa, "se non arriva qualcosa da dove deve arrivare sarà bene che anche noi parliamo con i magistrati" che Spatuzza gli ha attribuito nel suo interrogatorio a Torino il 4 dicembre scorso. Una frase che, secondo il collaboratore, Graviano pronunciò nel 2004, dopo che Spatuzza lo informò del risultato del suo colloquio, nel carcere romano di Rebibbia con l'allora procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Vigna.
Giuseppe Graviano, invece, citato come teste nel processo Dell'Utri ha dichiarato di avvalersi della facoltà di non rispondere. "Il mio stato di salute, aggravato dal carcere duro, non mi consente di rispondere all'interrogatorio, come ho già detto ai Pm di Firenze. Quando potrò informerò la Corte".
Volendo analizzare le dichiarazioni, consideriamo che Spatuzza è un pentito ed un esecutore di Cosa Nostra. Egli dice: «Nel 2000 ho iniziato un bellissimo percorso di istruzione e isolamento». Poi ricorda «il cappellano del carcere di Ascoli Piceno, padre Pietro Capoccia» quell'incontro chiave della sua svolta che gli trasmise «l'amore per le sacre scritture». «Mi trovai di fronte al bivio di essere o uomo di Dio o mammone: ho deciso di amare Dio» e poi indica, nel procuratore antimafia Pietro Grasso, la persona che ha dato un contributo fondamentale alla sua decisione definitiva di collaborare con la giustizia «nel marzo 2006». «Non sono qui per barattare le mie parole, sarei un vigliacco - aggiunge - lo Stato sa cosa deve fare della mia persona.
La mia missione è restituire verità alla storia e non mi fermerò di fronte a niente. Se ho messo la mia vita nelle mani del male, perché non la devo perdere per il bene?».
Invece Graviano non sembra essere un pentito ed è stato un capo mafia e si limita a negare insieme a Lo Nigro ciò che è stato dichiarato da Spatuzza. Inoltre, la cosa che fa ancora riflettere è il fatto che Giuseppe Graviano, si è avvalso della facoltà di non rispondere, se non dopo che la sua salute trovi più giovamento, cioè se il suo stato di carcerato guardato a vista e tenuto sotto pressione, viene ad essere modificato a suo favore. Quando il Senatore Dell'Utri dice che Giovanni Graviano è un vero pentito ed è un uomo serio, mentre di Spatuzza dice "minchiate", fa intendere una sorta di rispetto verso un capo e verso chi lo scagiona, mentre a Spatuzza non gli da alcuna considerazione, se non quella di pensare che, essendo uno che piglia solo ordini senza cervello e che lo accusa, è uno che dice "minchiate". Aggiungo che, se una persona è al di fuori di ogni accusa quindi estraneo ai fatti a lui contestati, dovrebbe usare lo stesso tono di sdegno con chi ha ucciso e terrorizzato uomini, donne e bambini, vivendo al di fuori di una sana società. Ecco che come cittadino io voglio che la verità venga a galla e la magistratura fa bene ad andare in fino in fondo, chi risulterà innocente risarcirlo per i danni subiti, chi invece risulterà colpevole dare la giusta condanna, in nome della giustizia del popolo sovrano.




4 commenti:

Salva Tores ha detto...

Salva Tores:
12 dicembre 2009 alle 11:35

Stiamo parlando di gente che ha in mano il potere.
Quella gente non è come noi che di fronte ad una difficoltà economica non sa come fare.
Quella gente ha soldi a palate ed un potere contrattuale notevole.
Spatuzza, d’accordo con i Graviano, ha lanciato la pietra nello stagno facendo impensierire Berlusconi e Dell’Utri i quali, preoccupati, hanno lanciato anatemi contro le Istituzioni dal Presidente della Repubblica alla Magistratura.
Probabilmente nel periodo intercorso tra le dichiarazioni di Spatuzza e i Graviano c’è stata una “trattativa privata” per convincere i Graviano a non appesantire la situazione. I Graviano hanno accettato ed hanno detto: “D’accordo, noi diciamo che non conosciamo Berlusconi e Dell’Utri. Voi pagateci il nostro silenzio, ma attenzione, se non ci pagate, Giuseppe Graviano guarisce e parla”.
Questa mattina quando mi sono svegliato, mi sono chiesto: “Perché Giuseppe Graviano mi è venuto in sogno ?”.

paolo tarabusi ha detto...

paolo tarabusi:
12 dicembre 2009 alle 11:39

L’interpretazione dei fatti che offre Salva Tores è tanto intelligente quanto ovvia.

Qualcuno pensa che Graviano, nei giorni dopo la deposizione di Spatuzza sia rimasto in carcere da solo e senza contatti, magari con un topolino addomesticato come unico amico?

Francesco Vinci ha detto...

Francesco Vinci:
12 dicembre 2009 alle 10:53

Io su certa magistratura ho i miei dubbi, ma vorrei che i processi si potessero celebrare nelle aule e che poi si piegasse il capo di fronte alle sentenze, accettandole.
Qui invece, come con Graviano, il metodo e il giudizio dei commentatori è uno perchè ha smentito Spatuzza, un altro sarebbe stato se avesse confermato. Un binomio attendibile-inattendibile che ci costruiamo nelle nostre teste, noi che della “verità” non sappiamo un cavolo (e non ci stava cavolo, ma altro).
Io vi dico la mia: un pm che ci tiene a vincere un appello non porta in aula Spatuzza e poi Graviano, un pm sa che cosa dirà un testimone, un pm sa le conseguenze di una testimonianza smentita da una successiva. Questa procura che scopo ha? Vincere e far condannare Dell’Utri, o fare politica?
Se Spatuzza “doveva parlare” nel processo non perchè era un elemento vincente dell’accusa, ma perchè, pur elemento inutile o dannoso ai fini di una condanna, l’effetto sui media e politico era preminente, chiediamoci -se la mia supposizione ha un fondo di verità- che tipo di attività svolga una procura della repubblica, se non sia vero che certe procure facciano politica. Se quello che ho supposto è vero, e prego che non lo sia, la gravità di certe vicende è al massimo livello concepibile.

paolo tarabusi ha detto...

paolo tarabusi:
12 dicembre 2009 alle 13:10

La massima gravità concepibile è una fazione politica che si è appoggiata alla mafia. O crediamo che i 61 seggi su 61 in Sicilia siano caduti dal cielo? O che un’opera del costo del ponte sulla Stretto, voluta contro ogi evidenza tecnica e finanziaria, non sia una forma di dazione alla mafia?

E che significa “certa magistratura”? Quella che non fa comodo? Che non si limita ai ladri di polli? E se Graviano non ha confermato Spatuzza, come fanno a non venire i pensieri che ha espresso anche Salva Tores poco sotto?