13 febbraio 2008

Commento su L'Espresso "Le tasse di Valentino Rossi e le mie". (Vincenzo Schirinà)

Raffaele Innato ha scritto: 13 Febbraio, 2008 12:44
Le tasse, piacciano o non piacciano, sono tasse. Prelievo necessario che compie l’Erario a fronte della spesa pubblica da utilizzare in favore dei servizi per i cittadini. L’utilizzo di queste entrate è in mano alla buona o alla cattiva amministrazione pubblica. Partiamo dal fatto, che le tasse dovrebbero essere pagate da tutti, in proporzione alla capacità di produrre reddito, senza sconti per nessuno. Chi non ottempera a questa elementare norma dovrebbe essere punito e sanzionato con pene severe, compreso il carcere. La discussione su come pagarle dovrebbe essere fatta in maniera equa e uguale per tutti, e non come accade oggi, che il lavoratore dipendente paga con perfetta precisione alla fonte e in anticipo, rispetto ad altre categorie che pagano dopo che sono stati chiusi i conti dell’anno, e in maniera forfettaria. Quindi già si parte in maniera sperequativa e ingiusta. Detto questo, noi, carissimi cittadini italiani e bravi spettatori, non siamo esenti da colpe. Perchè quando i vari Vespa, persone di spettacolo, giocatori o corridori ben strapagati, sono seguiti e inseguiti da milioni di spettatori, incollati alla tv o alla radio o negli stadi; bisogna sapere che a pagarli siamo sempre noi (col canone tv, pubblicità, abbonamenti…). Quindi, logica vuole, che se vogliamo una società più giusta, nella quale i comportamenti coerenti hanno una loro sostanziale importanza, dovremmo spegnere la televisione, la radio, internet, ecc…, prendere per mano la famiglia, i bambini o gli amici o le amiche, andare per strada o nelle piazze o in luoghi di ritrovo salutari, guardarsi, parlarsi, confrontarsi lealmente per decidere di seguire un modo d’intendere e di vivere la vita, non nell’attesa di un evento spettacolare voluto dagli altri per puro interesse di fare cassa, ma con l’aspirazione legittima di partecipare in collaborazione con gli altri ad essere noi i veri protagonisti della nostra vita, tramutando così le fastidiose tasse, che devono essere pagate, come bene per la solidarietà degli uomini.

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