07 ottobre 2007

La tassa

La tassa è percepita per tutti coloro che la pagano con dispiacere, come un obbligo di cui se ne potrebbe fare a meno. Poi, però gli stessi che non la vorrebbero pagare, si rivolgono allo Stato per chiedere aiuto. Si deduce che c’è un controsenso e una illogicità, se non addirittura una non conoscenza dell’importanza della tassa, come contributo per la gestione e la distribuzione equa dei servizi per tutta la popolazione del territorio di appartenenza. La tassa deve essere pagata da tutti in proporzione alla propria capacità di reddito. Se si produce di più e si introita di più, bisogna pagare di più. Viceversa, si pagherà di meno. L’ottimizzazione sarebbe che tutti producessero molto e che tutti potessero pagare la tassa e ricevere ottimi servizi. Il problema di uno Stato, nasce quando ci sono persone che non producono reddito e quindi non possono pagare(società malata). A questi, sarà o meglio dire, dovrebbe essere data più attenzione e più aiuto. Invece, succede che queste persone sfortunate, oltre ad essere le più danneggiate da un sistema iniquo, non ricevono il giusto supporto per diventare proliferi o ricevere gli aiuti necessari per una vita dignitosa.
Ma, da chi parte la battaglia a non pagare la tassa o a pagarla di meno?
Purtroppo, da quelle persone fortunate che godono di benessere economico, che si possono permettere di fare una vita piena di agi e godimenti. Quando, invece, dovrebbero essere le prime a sentire, un obbligo morale e di giustizia, il dovere di contribuire alla partecipazione di una società più equilibrata dalla quale ricevono molto. Se, si riflette bene, questo è un egoismo perverso. La maggior parte di queste persone, fin dalla nascita hanno potuto godere dell’aiuto dei servizi messi a disposizione dallo Stato senza pagare un contributo, perché incapaci a produrre. Quando, poi, incominciano a produrre, per loro fortuna molto, allora si sentono defraudati e penalizzati. Non solo, siccome, sono diventati dei benestanti, e suscettibili di furti o angherie nei loro confronti, chiedono allo Stato più sicurezza per essere cautelati. Se hanno delle imprese chiedono che lo Stato li agevoli perché i loro capitali, essi l’investono per dare più lavoro . Anche, se poi, per molti di questi, i loro capitali l’investono fuori dal proprio Stato. Per non parlare di benestanti che cambiano la loro residenza, guarda caso, dove non si paga la tassa. La cosa ancora più strana, è che ci sono, tra questi, persone che vogliono loro gestire il proprio Stato. Il quale funziona se viene pagata la tassa che loro non vogliono pagare.
La conclusione è che in uno stato sociale democratico la tassa si deve pagare e la gestione deve essere affidata alle persone capaci e responsabili che la sanno amministrare bene, salvaguardando soprattutto gli interessi e l’incolumità di tutti per una giustizia equa per tutti, senza favorire i cosiddetti “furbetti del quartiere” .

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