15 ottobre 2007

Confine tra costumi religiosi e leggi di uno Stato laico.

Più passa il tempo e più mi rendo conto che c’è bisogno di chiarire bene il confine tra l’insegnamento delle religioni e la loro dottrina, e il vivere quotidiano in uno Stato laico.
Si discute molto tra politici o tra opinionisti: se è giusto o no portare o indossare vesti o copricapi che possono essere in contrasto con le leggi e la dignità di un popolo di uno Stato laico.
Ognuno, a seconda delle proprie concezioni ideologiche o provenienze di fede religiosa, si esprime in favore o contro, se indossare o meno un costume, che vuole rappresentare la propria religione. Si fanno una serie di manifestazioni che coinvolgono gente comune con schieramenti di diversa estrazione, e trasmissioni con commentatori del giornalismo, della politica e della cultura che, a seconda della propria appartenenza, esprimono pareri in contraddizione fra loro . Alla fine, ognuno rimane sulle proprie posizioni, senza risolvere mai una questione, che, secondo me, può essere risolta con una logica che sta nella ratio.
Se lo Stato è laico, è lapalissiano che tutti, e dico tutti, devono vestire secondo gli usi e il rispetto delle leggi di quello Stato. Poi, il religioso o l’adepto di qualsiasi dottrina, nessuno escluso, nei luoghi considerati sacri (chiese, moschee, sinagoghe, templi, etc…)o quando si organizzano festività religiose, può indossare liberamente ciò che la propria dottrina dice di indossare. Altrimenti, ci troviamo di fronte a situazioni che, proprio per il fatto che esistono diverse religioni e modi diversi d’interpretarle, creano solo conflittualità inutili e conseguenze anche tragiche che possono finire in inutili tragedie. Invece, è cosa giusta che la fede, se la si vuole mostrare, la si mostri nei luoghi adatti a predicare il proprio culto, senza creare problemi o forzature a chi non fa parte di quella dottrina o a chi la pensa diversamente.
Io, aggiungo che è cosa ancora più giusta mostrare la propria fede nel fare del bene al prossimo, non mostrarla esteriormente con le vesti(alcune volte costose), ma praticarla fattivamente con l’aiutare i più deboli e i più bisognosi ad uscire da una condizione di svantaggio perpetuo, per creare un mondo vero di solidarietà sincera tra tutti i popoli. Perché, in questo mondo da noi frastagliato e deturpato, ne abbiamo un grande bisogno.

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