14 gennaio 2007

Lettera aperta a Beppe Grillo

Carissimo Beppe,
spesso mi capita di aprire il tuo blog. E devo dire che trovo interessante molti dei tuoi argomenti. Che sono sempre all’insegna della giusta contestazione e proposizione, verso leggi, proposte, modi d’interpretare la vita politica, sociale, economica del nostro Paese, e non soltanto.
Oggi ho riaperto solitamente il tuo blog e ho visto l’intervista sulla globalizzazione dell’americano Premio Nobel per l’Economia, Stiglitz. Ascoltandolo, ho trovato il suo intervento molto interessante e per quanto mi riguarda scontato. Mi spiego. Io sono una persona che ha sempre apprezzato il tuo humour e la tua comicità, fin da quando sei apparso sugli schermi televisivi della Rai, in quanto mi distacco non molto dalla tua età anagrafica, e perché hai parlato sempre in modo schietto ( per questo sei stato defenestrato). Ora sto apprezzando, anche, il tuo impegno come evidenziatore delle cose che non vanno, perciò godi di un vasto pubblico, che ti segue e ti incoraggia a continuare. Ebbene, anch’io sono un tuo sostenitore. Però, a differenza di quello che legittimamente e correttamente ha fatto rilevare sul tuo blog il sig. Stiglitz, ovvero: -la globalizzazione, per come è stata gestita, assomiglia a un patto col diavolo. In ogni Paese, c'è qualcuno che si arricchisce; le statistiche sul Pil, per quello che valgono, presentano risultati migliori , ma il tenore di vita generale ed i valori fondamentali sono messi in pericolo. In alcune parti del mondo, i guadagni sono ancora più impalpabili, ed i costi più evidenti. La maggiore integrazione nell'economia globale ha portato ad un aumento della volatilità e dell'insicurezza, ed a una maggiore disuguaglianza, arrivando addirittura a minacciare i valori fondamentali. Non è giusto che le cose vadano in questo modo. Inoltre, dice che: Noi possiamo fare in modo che la globalizzazione funzioni, non solo per i ricchi e i potenti, ma per tutti, anche coloro che vivono nei Paesi più poveri. Il compito è arduo, e richiederà tempo. Abbiamo già aspettato troppo: è arrivato il momento di darsi da fare-. E fin qui concordo perfettamente, in particolare, quando dice che c’è un problema di sistema e che non possiamo più aspettare.
Ma di quale sistema parliamo?
Sono anni che sento la stessa litania che bisogna cambiare, cambiare e cambiare, in maniera ipocrita, per non cambiare mai. La cosa strana è che, chi parla di aiutare i poveri sono quelli che normalmente li sfruttano, anche non direttamente. Quindi, io stanco di questi bla, bla, bla, mi sono messo a scrivere un libro, che ho intitolato “Viaggio sul pianeta della solidarietà”. Nel quale mi permetto di dare una soluzione, non univoca, ma per far riflettere, di come si può vivere diversamente nel mondo in piena solidarietà dei popoli, eliminando le vere discrepanze, che sono quelle che, poi, portano alla deriva un sistema sociale fallace come il nostro. Ora, conoscendo la tua magnanimità in favore delle giuste cause, siccome, non l’ho ancora pubblicato, mi permetto di chiederti e ne sarei ben felice, che tu mi aiutassi a farlo conoscere ad una Casa editrice nota ad un vasto pubblico. Per farlo pubblicare e farlo leggere ad una più vasta platea, anche se già mi sto muovendo a tal fine, con molte difficoltà, essendo uno sconosciuto. Ti assicuro che non l’ho scritto per guadagnarci, anzi, se ci dovesse essere un mio guadagno sarei felicissimo di darlo in beneficenza a gente povera che ha veramente bisogno.
Se realmente, vogliamo che le cose possano cambiare, bisogna rompere gli argini delle ingiustizie ed ascoltare la voce, anche, di chi non è noto, così da prendere la diritta via, per il bene di tutti.
Io ho iniziato da tempo a farlo, e penso di dare un buon suggerimento. Spero, altrettanto, che tu con la tua forza aiuti la gente a riflettere verso un nuovo modo di vivere la vita, diversa e più giusta di questa. Io ci sto provando, aiutiamoci.

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