tag:blogger.com,1999:blog-35687450.post1604454481357020344..comments2023-07-02T15:56:31.575+02:00Comments on Il blog di Raffaele Innato: Commento su L'espresso “Quando la solitudine uccide” Ilaria MascettiRaffaelehttp://www.blogger.com/profile/01769212947738860012noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-35687450.post-35586069778905932702009-01-27T13:13:00.000+01:002009-01-27T13:13:00.000+01:00Fab1963: 26 Gennaio, 2009 22:22 Gentile Signor Raf...Fab1963: <BR/>26 Gennaio, 2009 22:22 <BR/>Gentile Signor Raffaele,<BR/>bellissimo il Suo post e notevoli i dati da Lei riportati.<BR/>Aggiungerei i non pochi cani che si lasciano morire di inedia dopo la morte dei loro padroni o addirittura sulle loro tombe.<BR/>Sono contento di aver contribuito a suscitare una discussione così alta provocando (ma non troppo) con la noia nel mio primo intervento.<BR/>E sono contento di aver trovato nella Signora Silvana,che a mia volta ringrazio, una delle purtroppo poche estimatrici della Elisabeth Kubler Ross, i cui studi sarebbero meglio indicabili come oggetto di discussione se qualcuno scrivesse (e la redazione pubblicasse) una lettera sul perchè oggo nei cosiddetti paesi ricchi la morte faccia tanto paura e su come si muore male, in un gioco delle parti doloroso più della morte stessa tra ammalati parenti e curanti. ma questa è un’altra storia.<BR/><BR/>La noia dunque, quella parola che ha suscitato la reazione verbale della Signora Nadia R.<BR/>Ma a quale noia intendevo far riferimento nel mio primo intervento? Il Signor Gian Paolo lo ha detto: uno può avere una vita apparentemente appagata, benestante, figli e nipoti e però può sentirsi arrivato, può aver perso la capacità di stupirsi senza per questo essere depresso.<BR/>Certo nello spleen di Baudelaire non poco peso avevano alcool e droghe di cui il poeta maudit faceva largo consumo, ma a volte esso può intrufolarsi piano piano nella nostra quotidianità sino a farcela vedere monotona.<BR/>Ripeto: è uno schiaffo in faccia a chi invece vorrebbe vivere e non può: un proverbio popolare credo sardo recita “Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane”. Insomma non si è mai contenti.<BR/><BR/>Una favoletta greca ci dice che Zeus fece gli uomini immortali e felici: ma questi, dopo un po’ cominciarono ad uccidersi ad uno ad uno. Inorridito il padre degli dei scese dall’Olimpo e chiese ad un uomo il perchè di questo comportamento. E quello gli rispose: “Perchè ci annoiamo. Questa vita sempre uguale, beata dopo un po ci annoia.” Allora Zeus si arrabbiò molto, comprese di aver fatto un “errore di progettazione” ed introdusse nel mondo tanatos, la morte; un po’ come punizione un po’ come riequilibrio, perchè aveva capito che gli uomini non erano adatti alla felicità della beatitudine.<BR/>Solo una favoletta, ma molto istruttiva; peraltro molto simile nella struttura al racconto della Genesi: uomo creato da Dio immortale, la morte che entra nel creato per colpa di satana in concorso con la volontà dell’essere umano, la conseguente punizione divina: cacciata dal paradiso terrestre, caducità, male e dolore. E fatica. Anche di vivere.<BR/><BR/>Ed è interessante (almeno per me) comparare le risposte in questo spazio con quelle date nello spazio relativo ad Eluana, vedere come la morte susciti differenti reazioni se giunge per suicidio o per richiesta del sofferente.<BR/>Questi sono temi alti ma non bisogna avere paura dell’altitudine. Tutto ciò che è macroscopicamente vivo tende all’alto.<BR/><BR/>Cordialità.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-35687450.post-21613893283502796272009-01-26T10:26:00.000+01:002009-01-26T10:26:00.000+01:00taras2008: 25 Gennaio, 2009 20:57 Sono assolutamen...taras2008: <BR/>25 Gennaio, 2009 20:57 <BR/>Sono assolutamente concorde col commento del sig. Innato avendo fatto un’ottima diagnosi della malattia e dando anche la terapia da seguire. Infatti anch’io sono daccordo sul fatto che la società così com’è quella attuale basata sempre sulla competitività e conflittualità di tutti contro tutti in ogni situazione, e questo che poi spinge spesso chi soccombe a questa gara a togliersi dal gioco. Infatti qualche tempo fa in una statistica sui suicidi il Giappone primeggiava per il numero dei giovani che si toglievano la vita perchè non avevano raggiunto lo scopo prefissato sia negli studi che nel lavoro.<BR/>Effettivamente è sempre meglio prevenire che curare, e in questo caso la prevenzione va fatta modificando i valori di questa società non puntando più sulla perenne competitività ma puntando sulla collaborazione di tutti e per tutti. A tale proposito, proporrei ad immaginare una società senza denaro. Io già posso pensare che non essendoci il denaro, una gran parte della criminalità cesserebbe questa attività, conseguentemente si avrebbe meno bisogno della polizia,oltre naturalmente anche a tutti i sistemi di sicurezza tipo polizze assicurative, sistemi di allarmi, porte blindate, mazzi di chiavi che ci portiamo sempre appresso come dei San Pietro ecc. Anche le truffe non avrebbero motivo di esistere, come la prostituzione con tutta la criminalità che ruota attorno ad essa. E tutte le persone collegate in queste “attività”, protrebbero essere impiegati a svolgere altri lavori importanti per la collettività. In tal modo, si potrebbe lavorare molto meno tutti quanti e si avrebbe anche una notevole riduzione di inquinamento con beneficio della salute e conseguentemente minor necessità di ricurrere all’assistenza sanitaria.<BR/>Naturalmente gli esempi fin qui riportati sono soltanto una piccola quantità dei benecifi che si otterrebbero applicando questo metodo, pertanto ognuno potrebbe apportare la propria esperienza a migliorare ulteriormente le condizioni dell’umanità. E mio convincimento, che riordinando il modo di produzione e i rapporti di solidarietà reciproca si ridurrebbero notevolmente anche i suicidi.<BR/>P.S. questa è una possibilità scientificamente possibile, si tratterebbe soltanto volerla applicare. Salute a tutti.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-35687450.post-29205618339766506442009-01-25T19:26:00.000+01:002009-01-25T19:26:00.000+01:00Fab1963: 25 Gennaio, 2009 01:50 No, gentile Signor...Fab1963: <BR/>25 Gennaio, 2009 01:50 <BR/>No, gentile Signor Raffaele.<BR/>La noia non è sintomo di depressione clinica. Lo sono l’apatia, la catatonia.<BR/>Ma non la noia.<BR/>Lo so che sembra assurdo morire per noia, quasi uno schiaffo a chi muore per altre cause e invece vorrebbe vivere.<BR/>Ma anche la noia è figlia della cultura dell’io.<BR/>E non essendo sinonimo di depressione non si può curare.<BR/>Il Signor Gian Paolo l’ha sinteticamente e tremendamente descritta e ne ha tracciato le strade che dalla noia portano a volersi dare la morte.<BR/>Quelle poche righe sono istruttive per tutti.<BR/>Leopardi, che non era cresciuto in una periferia degradata ma era un nobile di buon lignaggio dello Stato pontificio nel suo Zibaldone e in alcuni suoi canti ce la descrive, a volte lo chiama tedio (Canto notturno di un pastore errante per l’Asia) e giunge ad invidiare gli animali, perchè a loro il tedio non li assale.<BR/>Abbiamo tutto e ci pare che non abbiamo nulla: da lì prende origine la noia.<BR/>Sentimento sofisticato quasi esclusivamente occidentale.<BR/>Cordialità.Anonymousnoreply@blogger.com