22 agosto 2010

La sovranità dal popolo è passata ai politici di professione e alle lobby.

Sede del Governo

L
a politica, in Italia, da decenni ha perso la sua attitudine di socialità e di giustizia per diventare sempre di più sinonimo di economia finanziaria. Politica ed economia sono sovrapposte. Non esiste distinzione netta. L'economia dipende dalla politica e la politica dall'economia. Può accadere che una si sovrapponga sull'altra, ma sempre in una condizione di simbiosi e di beneficio reciproco. La politica è essa stessa diventata economia, una delle imprese più importanti del nostro Paese con decine e decine di miliardi di giro d'affari annuo. I soldi servono per fare politica e i politici servono per sviluppare l'economia delle lobby degli amici degli amici. Il politico economico può aspirare e diventare Presidente del Consiglio, come è successo con Berlusconi.
Il Parlamento è un obiettivo economico, un punto di arrivo per l'arricchimento, non esistono più parlamentari legati ad un ideale per una società più equa e più solidale, esistono invece parlamentari che agganciati alla politica sono diventati ricchi o benestanti. La politica è un affare, un business. I partiti prosperano grazie ai finanziamenti pubblici, hanno strutture sul territorio del tutto simili a un'azienda con capi e sottocapi e di dipendenti ai loro ordini in Parlamento, nelle Regioni, nelle Province, nei Comuni. Le elezioni le vince chi ha potere economico e di comunicazione.
Politica ed economia camminano sullo stesso binario. La privatizzazione del pubblico svuota lo Stato sociale che lega una comunità in favore del profitto per qualcuno. Lo Stato ha perso la sua funzione di potere Costituzionale che lo ha sempre contraddistinto per diventare potere del Capitale, chi lo gestisce si fa Stato. La sovranità dal popolo è passata ai politici di professione e alle lobby.