29 luglio 2008

Lettera aperta al Presidente Vendola.

Caro compagno Vendola,
mi permetto e mi pregio di scriverti perché ho molta stima e rispetto della tua persona e delle tue idee. Io, sono pugliese, da sempre difensore delle ingiustizie e delle prevaricazioni. In Italia, la politica e il paese non stanno attraversando un momento di buoni propositi e di concrete aspettative. Gli italiani, complice una legge elettorale antidemocratica, hanno eletto un Governo di destra e hanno mandato in Parlamento all'opposizione un centro moderato, e una sinistra a casa. Come ben sappiamo, però, nel nostro territorio nazionale la sinistra non è sparita, diciamo che sta meditando e medicandosi le ferite.
Ho sperato che tu diventassi il segretario di Rifondazione Comunista come punto di partenza per il riscatto della nuova sinistra, sia per la tua grande capacità di comunicatore e sia per il tuo carisma indiscutibile. Purtroppo, non è successo, ma ho apprezzato le tue parole dopo la sconfitta: "non abbandoniamo la battaglia, che non riguarda i giochi di potere nel Prc, ma la restituzione di una sinistra che parli al Paese".
Ebbene, da qui bisogna ripartire per iniziare un lungo ma sano cammino.
La tua lunga esperienza politica e la tua preparazione culturale, ti serviranno a trovare il percorso più giusto e più idoneo, per una lenta ma graduale risalita di consensi che potrà far tornare agli albori un partito di sinistra, che non può essere lasciato nelle sole piazze, seppur luoghi di dimostrazioni legittime e di ritrovo delle idee e delle persone. Da qui, voglio ripartire per iniziare a dire che dovremmo mettere in assoluto il valore della solidarietà, e quindi della collettività al centro della politica e della società, del rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra popoli e culture, tra le persone. Chi pratica la solidarietà non sbaglia mai. Perché è garante dell'uguaglianza, della giustizia, di una distribuzione più equa della ricchezza e aiuta i cittadini ed i popoli al rispetto dei diritti e dei doveri, per una vita più democratica e più sana. La solidarietà non deve essere intesa come carità o beneficenza, né come debole buonismo, ma come principio cardine da attuare nella politica, nella vita quotidiana, nel lavoro, nei rapporti tra le persone e nella comunione d'intenti benefici. Solidarietà vuol dire non essere egoisti, non isolarsi dagli altri, ma vivere e convivere con gli altri per amarsi e per traguardare lontano verso orizzonti di pace e di fratellanza. Per ottenere questo c'è bisogno di un impegno costante rivolto alla trasformazione sociale, culturale ed economica. Ci vuole un serio progetto di medio e lungo termine, ispirato al convincimento democratico della non violenza e di non prevaricazione delle idee diverse, ma alla creazione di una casa comune, nella quale accogliere le diversità come arricchimento e contributo ad una socialità più condivisa e più accettata. So bene, che la strada è lunga e impervia. Gli ostacoli sono molti e se ne aggiungono sempre degli altri. Ma qui sta la capacità e la perseveranza delle persone che, come te e me con responsabilità e ruoli diversi, credendo ad una società solidale, equa e giusta sapranno superare tutte le difficoltà per giungere alla meta ultima della convivenza pacifica, democratica e civile di tutti i popoli e degli uomini. Pertanto, non mi sottraggo dal dare un mio contributo pratico. Iniziando dal suggerire al partito un nome concreto: Partito della Solidarietà. Il colore della bandiera rosso del sangue e del fuoco, due elementi di vita essenziali. Sopra l'immagine di un bimbo appena nato (l'innocenza pura e la nuova vita), che guarda verso l'alto l'arcobaleno, che rappresenta il ponte della vita, sul quale inizierà il suo lungo cammino di pace e di benessere. Il programma deve avere come punti principali: il rispetto dell'uomo in tutte le sue forme, senza distinzione di sesso, di razza e di colore, dei diritti alla libertà di pensiero e di idee, e l'obbligo di partecipare alla vita sociale, contribuendo col suo lavoro e le sue capacità al miglioramento della società della quale è parte integrante. La società deve provvedere a dare l'istruzione necessaria al fine di collocarlo nell'ambito lavorativo per le sue attitudini, per soddisfare l'esigenza di una vita dignitosa. Bisogna, ridare dignità e riconoscere al lavoratore, la capacità di essere parte centrale di un sistema economico sociale, in grado di premiare la fatica e la costanza quotidiana di persone, che hanno la soddisfazione di partecipare attivamente alla vita sana dello Stato. Riconoscerne i meriti pubblicamente. Mentre per coloro i quali, non vogliono sentirsi parte attiva della vita del paese, bisogna che la legge li metta in grado di recuperarli, attuando una serie di correttivi e di formazione, che li guidi a capire l'importanza del partecipare. La scuola e la ricerca devono essere investite responsabilmente per preparare e migliorare le risorse del territorio e delle persone. Il nostro territorio deve essere in grado di soddisfare alla domanda energetica interna alla esigenza sufficiente ad una popolazione, che deve provvedere ai beni primari, senza sprechi. Bisogna considerare il risparmio energetico dal petrolio e dal carbone, e approvvigionarsi di energia alternativa che esiste sul territorio (eolica, solare, idraulica...). Ridare ai campi, ai terreni e ai coltivatori, la loro naturale capacità di produrre sano, bene e sufficiente al fabbisogno della popolazione. Le imprese che vogliono lavorare e investire sul territorio, saranno messe in grado di godere delle agevolazioni anche fiscali, ma devono soddisfare e rispettare il territorio, l'ambiente e i lavoratori. Devono pagare le tasse a seconda della capacità redditizie e reinvestire sul territorio per produrre sempre meglio e sempre più in sicurezza. Non più morti sul lavoro per inadempienza e negligenza delle imprese, ma più vita con accortezza e attenzione sulle regole e norme da rispettare con meno profitto. Coloro che non rispettano la legge devono essere condannati ed espiare la pena. Il crimine organizzato, i piccoli criminali e tutti i condannati devono essere messi in condizioni di non nuocere, facendo scontare loro le pene dei reati commessi, con severità rieducandoli e facendoli lavorare per guadagnarsi l'ospitalità delle carceri. Chi lavora bene sta meglio, chi non lavora o lavora male starà peggio in qualità e più a lungo. La magistratura deve essere in grado di giudicare bene e in tempi stretti. Chi dimostra di allungare i tempi senza giustificata motivazione verrà penalizzato. Le strade devono essere più sicure, con più illuminazione, con più controllo e chi sbaglia paga. Non si può accettare che un individuo o più individui, possano scorazzare e uccidere innocenti sulle strade e poi cavarsela con omicidio colposo. Allora, far partire l'educazione stradale nelle scuole, sui posti di lavoro, dare la patente dopo accurata visita psicologica e sociologica. I veicoli non devono poter superare velocità non consentite, con congegni da inserire per poter ridurre il numero di giri. Agevolare una politica dei trasporti pubblici ecologica che disincentivi l’uso del mezzo privato inquinante. La politica dei politici deve costare molto meno riducendo il numero degli eletti e degli amministratori e riducendo il potere di stare dappertutto. Abbattere gli obbrobri che offendono l'ambiente e rovinano il paesaggio. Noi abbiamo l'obbligo etico e morale di lasciare alle nuove generazioni un ambiente sano perché possano continuare nella specie umana, cosa che a noi è stato possibile. Insomma, temi concreti e realistici per portare le persone a pensare e muoversi con più sensibilità, al rispetto del prossimo e di noi stessi, per una vita semplice fatta di normale quotidianità, ma che vale la pena di viverla in pace e tra gente che si vuole bene.
Un caro saluto

27 luglio 2008

Commento su L'espresso "Ma davvero a sinistra siamo più colti?" (Rudi Toselli)

Raffaele Innato ha scritto: 27 Luglio, 2008 19:01
Io penso che la questione è stata posta in maniera inesatta.
La nozione di cultura è di origine latina, proviene dal verbo “coltivare”. L’utilizzo di tale termini è stato, poi, esteso, a quei comportamenti che imponevano una “cura verso gli dei”: così il termine “culto”.
Il significato moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze ed esperienze che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia, il termine cultura nella lingua italiana denota due significati principali sostanzialmente diversi:Una concezione umanistica considera la cultura come la formazione individuale, un’attività che consente di “coltivare” l’animo umano, in tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta.Una concezione antropologica o moderna considera la cultura come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo. Concerne sia l’individuo sia le collettività di cui egli fa parte. In questo senso il concetto presuppone l’esistenza di diverse culture, e tipicamente viene supposta l’esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico, e l’appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa alla condivisione di un’identità culturale.Esistono quindi diversi significati del concetto di cultura.
C’è una concezione classica della cultura che consiste nel processo di sviluppo e mobilitazione delle facoltà umane che è legato al carattere di progresso dell’età moderna.
C’è una concezione antropologica della cultura che è “l’insieme complesso del sapere, delle credenze, dell’arte, della morale, del diritto, del costume acquisito dall’uomo in quanto membro della società”. L’uso popolare della parola cultura in molte società occidentali è per designare i beni di consumo o attività come l’arte o la musica. Altri usano il termine di “cultura alta” per distinguerla da una presunta “cultura bassa”.
Giusto per rimanere nel tema di cultura di sinistra o di destra, e dare una risposta, si può dire che la cultura ideale della sinistra tende a guardare e salvaguardare gli interessi della collettività per un benessere sociale solidale. Mentre la cultura di destra tende a guardare molto gli interessi individuali, non tenendo in considerazione che possono essere deleteri se in contrasto, come spesso accade, con l’interesse e il benessere di tutto un popolo.
Io sono dell’idea che sarebbe opportuno che tutti i popoli, prendessero in considerazione l’assoluta necessità di traguardare agli interessi generali e solidali, come cerco di fare da tantissimi anni. Se questo vuol dire avere idee e cultura di sinistra, ebbene, io sono di sinistra ma non per questo mi sento un poveraccio, anzi…!

25 luglio 2008

Commento su L'espresso "Lettera aperta al presidente della Repubblica" (Maurizio F.)

Raffaele Innato ha scritto: 24 Luglio, 2008 18:25
Illustre Sig. Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
il giorno 15 maggio 2006 nel suo discorso dichiarava: « Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte »Parole certamente condivisibili, ma superflue. Le ricordo che già il suo ruolo è di organo di controllo sui tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), rappresentando così l’unità nazionale. Considerata l’importanza delle sue funzioni le viene riconosciuta una speciale posizione giuridica per una sua completa indipendenza. Nell’esercizio delle sue funzioni le viene riconosciuta la irresponsabilità, ad eccezione di due casi estremamente gravi: l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione. Dei suoi atti istituzionali, invece, risponde il ministro che collabora con lei nell’emanazione dell’atto o il Presidente del Consiglio. Quindi, non rispettando il suo delicato e importante ruolo di garante della Costituzione, risulterebbe grave se pensasse di stare solo da una parte, e per giunta dalla parte della maggioranza. Le faccio presente, se non lo ha avvertito, che nell’attuale legislazione ci sono delle gravi anomalie. Il Presidente del Consiglio, al contrario di quanto sta avvenendo, non ha poteri decisionali, ma solo di dirigere e di coordinare la politica generale (art. 95 Cost.), senza alcuna superiorità gerarchica nei confronti dei ministri, che conservano la loro figura di organi indipendenti. Il Parlamento che dovrebbe legiferare in nome del popolo e per l’interesse del popolo sovrano, sta di fatto approvando a colpi di maggioranza leggi ad personam per i presidenti dei due rami del Parlamento e, ancor più grave, a favore di un’altro Presidente che svolge funzioni di potere esecutivo. Ad aggravare questa situazione è l’accanimento di due poteri legislativo ed esecutivo contro il terzo potere la Magistratura. Ora, di fronte a questa palese e grave situazione che stravolge, sia il mandato degli elettori (che hanno votato per ben altri problemi) che i principi della stessa Costituzione che vogliono l’equilibrio dei poteri, lei è venuto meno ad una sua legittima prerogativa, che è quella di rimandare, il cosidetto “lodo Alfano”, alle Camere affinchè questa legge ad personam venga riesaminata, perchè pregiudizievole per gli interessi dello Stato (che avrebbe molte cose più serie e importanti da pensare e legiferare) e contraria alla Costituzione.
Il fatto che lei abbia firmato tranquillamente il “lodo Alfano”, devo dire che mi preoccupa. Non penso che riguarda qualche suo interesse personale, lo escludo. Però, sono molto costernato. Vede, quando un semplice cittadino come me constata, che un Parlamento ed un Presidente della Repubblica, bloccando la Nazione, ratificano in meno di due mesi, una legge a favore dei quattro più importanti membri delle istituzioni, mentre sono quasi otto lunghi anni che aspetto giustizia civile, per una banalissima, ma importante controversia che riguarda un risarcimento categoriale legittimo da lavoro, allora, mi sembra evidente che lo Stato non garantisce più i cittadini normali che faticano molto per ricevere poco, ma garantisce già i garantiti che faticano poco per ricevere molto.
“La schiettezza e la pragmaticità si riflesse costantemente nella sua azione politica ed istituzionale, facendolo apparire come un presidente che puntava alla concretezza, rifiutando compromessi e imponendosi con il suo alto rigore morale. La sua personalità era intrisa dei princìpi che hanno ispirato la democrazia parlamentare e repubblicana, nata dall’esperienza della Resistenza partigiana; era solito sostenere il suo rispetto della fede politica altrui tanto quanto il suo fermo rifiuto del pensiero fascista e di tutte le ideologie che rinneghino la libertà dell’uomo. Da molti è considerato il Presidente più amato dagli italiani, per l’amore verso la Patria, per il suo grande carisma, per la sua vena ironica, per il suo modo di fare sempre schietto e incurante dell’etichetta, per l’amore verso i bambini a cui prestava molta attenzione durante le famose visite giornaliere delle scolaresche al Quirinale e per aver inaugurato un nuovo modo di rapportarsi con i cittadini, con uno stile franco, diretto e amichevole («amici carissimi» o «non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: io mi chiamo Pertini… »).”

Raffaele Innato ha scritto: 25 Luglio, 2008 18:22
Caro Fab1963
Il sig. Berlusconi, quando si è trattato di dare spallate al governo precedente, non ha usato mai toni “delicati”. Questo perchè aveva urgenza e necessità di arrivare a palazzo Ghigi per salvaguardarsi dalle pendenze giuduziarie. Dimostrazione è che, appena è salito sullo scranno, per prima cosa ha fatto legiferare una legge ad personam “lodo Alfano” (Ghedini) che gli permette l’impunità giudiziaria. Quindi, non ha mai pensato minimamente, durante il Governo Prodi, che l’Italia potesse avere gravi problemi di instabilità, ma ha pensato bene di autotutelarsi, ingannando con i soliti proclami propagandistici il popolo italiano, che ha abboccato. Ora, il fatto che, il Presidente Giorgio Napolitano, non abbia i poteri per abrogare il lodo, non dice che lo deve accettare supinamente, dimostrando impeccabilità nel capire la inutilità di rimandarlo alle Camere perchè lo firmerà poi costretto con l’obbligo dei suoi limitati poteri. Se, nelle sue funzioni c’è la prerogativa di rimandare indietro, anche di un solo giorno, il lodo. Ebbene, avrebbe dovuto farlo, sia per dimostrare la sua non subalternità al governo, sia per una questione etica che è sotto gli occhi di tutti, dimostrando al popolo italiano che la prima carica dello stato, ha il senso della democrazia e della giustizia. Dopo, in un secondo momento, poteva rinunciare al privilegio in toto, comunicando ufficialmente che lui di quella legge non si avvarrà mai, qualunque cosa accada, per tutta la durata del suo mandato. In questo modo avrebbe fatto cosa giusta e gradita al popolo onesto, che avrebbe apprezzato, consapevole che alla presidenza della Repubblica italiana c’è un vero garante a garanzia del rispetto della legge uguale per tutti. Invece, ha dato la sensazione che la legge è legittima e giusta, avallando la tesi che buona parte della Magistratura è contro Berlusconi, e che il popolo è ormai nelle mani di questa nefasta maggioranza. Altro che imbarazzo, da parte di questi personaggi! Questi non s’imbarazzano manco quando si guardano allo specchio, ammesso che tutti ci arrivino!

23 luglio 2008

Commento su L'espresso “Amarcord “L’espresso” di 12 anni fa” (Dino Faralli)

Raffaele Innato ha scritto: 23 Luglio, 2008 19:40
In un noto film: “Miseria e nobiltà”, il grande Totò, rivolgendosi ad un uomo ignorante, lo lodava per la sua ignoranza e ribadiva che tutti gli uomini dovevano esserlo, così egli poteva scrivere tante lettere, essendo uno scrivano a pagamento, che gli avrebbero permesso di vivere e mangiare bene sempre.
Una Nazione, una società per crescere ha bisogno di un popolo che ha capacità e volontà di sviluppare, ha bisogno di uomini guida e giusti che devono avere idee lungimiranti, preparazione e carisma per essere seguiti. In Italia, noi abbiamo molte persone intelligenti, preparate e con doti carismatiche. Abbiamo anche un popolo che è vivo e che ha dimostrato sempre quella capacità di sapersi adattare bene e di farsi strada quando le condizioni lo hanno permesso. Quando è stata a rischio la sua libertà ha saputo reagire con dignità e coraggio dando la propria vita, e ha saputo costruire un grande paese democratico scrivendo una delle migliori carte costituzionali del mondo. Quindi, un popolo che ha tutti i requisiti giusti per emanciparsi e realizzare il sogno di un benessere economico-sociale più che soddisfacente. Però, c’è un problema. Siamo esageratamente orgogliosi da rasentare la stupidità. In qualsiasi settore, dalla politica allo sport, non vogliamo mai ammettere di essere in errore. Così facendo ci trasciniamo una nostra convinzione fino a morirne, anche se dentro di noi sappiamo di sbagliare, ma pur di non darla vinta a chi ha ragione, proseguiamo a perseverare nella nostra ottusità finendo di rimanere paralizzati e immobili. Ecco che poi, da ogni luogo escono fuori come funghi i parassiti, gli sciacalli e i furbi, che pur non essendo dotati di grande intelligenza, sanno però approfittare di questa faziosità inconcludente e perversa, speculando e lucrando sulla pelle di un popolo che merita, invece, un destino e una vita migliore.
Perchè, se continuiamo su questo percorso sbagliato, a lungo andare, possiamo finire come il Totò scrivano, che seppur contento dell’ignoranza del suo cliente, alla fine non si beccherà nemmeno un soldo, poichè il suo interlocutore non ha più niente da spendere.

Commento su L'espresso “Hanno messo le mani nelle mie tasche” (Andrea Bruschi, Pistoia)

Raffaele Innato ha scritto: 23 Luglio, 2008 20:40
Se la scelta è tra Berlusconi e Prodi, io non ho dubbi e scelgo Prodi.
Ma, io non posso accontentarmi di essere obbligato a questa scelta. Ho bisogno di andare oltre. Ho bisogno che le mie richieste legittime, di uomo del popolo, debbano essere ascoltate e accolte da chi ha la responsabilità di governare seriamente una nazione. Noi abbiamo bisogno di persone preparate, oneste e corrette che sappiano gestire i bisogni di una società che sempre di più si sta isolando e sta degenerando. Abbiamo bisogno di leggi e norme che debbano essere rispettate e condivise da tutti. Abbiamo bisogno d’investire sulle menti di persone meritorie e che hanno a cuore il rispetto e la solidarietà della comunità. Abbiamo bisogno di gente che guardi più alla sostanza del reale che alla forma del virtuale. Abbiamo bisogno di lavorare tutti per la crescita e lo sviluppo dell’uomo che ha necessità di continuare a vivere su questo mondo. Dobbiamo saper scegliere tra chi racconta barzellette e vive comodamente tra agi e privilegi, e chi sa parlare il linguaggio delle cose vere e del vivere nell’uguaglianza e nel benessere solidale.
Insomma, dobbiamo essere più seri verso noi stessi, rimboccandoci le maniche, ma severi e categorici verso chi non si cura delle nostre aspettative e dei nostri sforzi quotidiani per costruire una società più sana e di tutti.

21 luglio 2008

Commento su L'espresso "Bossi, i professori terroni e il figlio somarello" (Marco Molle Tuglie (Lecce)

Raffaele Innato ha scritto: 21 Luglio, 2008 22:21
Caro Ministro Bossi,
veniamo noi con questa mia a dirvi, a dirvi una parola, che scusate se sono poche ma 200 milioni di lire; a noi ci fanno specie che quest’anno, una parola, c’e’ stata una grande moria delle vacche come voi ben sapete . : questa moneta servono a che voi vi consolate dei dispiacere che avreta per la condanna a 8 mesi di reclusione (violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti) e che dovete lasciare Renzo nostro figlio padano che come noi, che siamo noi medesimi di persona vi mandano questo perche’ il giovanotto e’ uno studente che deve studiare che si deve prendere un diplomo e che deve tenere la testa al solito posto cioe’ sul collo . ; . ;
salutandovi indistintamente
Famigglia Capponi (Padagnia)

14 luglio 2008

Commento su L'espresso “Senza figli e senza colpa” (Antonio Tarchi)

Raffaele Innato ha scritto: 14 Luglio, 2008 21:57
Per la prosecuzione dell’uomo è assolutamente necessario procreare. Lo si chiami scelta di libertà o dovere sociale, ma se non si fanno più figli l’uomo muore. E’ matematico. Il problema è se vogliamo continuare a vivere, siamo obbligati a far nascere, se non vogliamo più vivere, allora, siamo liberi di morire. Dobbiamo fare una scelta. Se vogliamo continuare nella nostra specie, dobbiamo trovare la soluzione più giusta e più idonea per una conveniente e salutare convivenza. E questa dipende da una nostra capacità di realizzazione per il benessere di tutti gli abitanti del pianeta. Certo, poter procreare e non farlo, vorrebbe dire che non si ha amor proprio, che c’è un rifiuto della propria identità, che non si voglia ricambiare il dono ricevuto, che non si accetta il futuro per paura di affrontarlo. Siamo liberi di scegliere! Ma se tutti siamo liberi di fare scelte individuali così importanti da rischiare di non far continuare la specie, allora, non ci dobbiamo lamentare se Caino ha ucciso il fratello Abele. Se un genitore uccide i figli. Se il medico non cura l’ammalato. Se il professore non insegna… Dov’è il limite della libertà?
Caro Antonio, io non voglio obbligarti a procreare, è una tua libera scelta, ma devi sapere che la libertà assoluta non esiste. Io sono libero di decidere fino a quando la mia scelta non provoca danni al mio prossimo. Se io ho scelto di vivere in una società devo accettare e rispettare le sue regole di una sana e buona convivenza che guardi l’orizzonte, altrimenti, siamo incamminati in un tunnel senza uscita.
Però mi sorge un dubbio, che purtroppo, si sta evidenziando tra molte nuove coppie: non vorrei che anche tu avessi fatto la scelta di crescere un cane, un serpente, un pappagallo, un maialino (vanno di moda), con tutto il rispetto per gli animali (dovrebbero poter vivere nel proprio habitat naturale), ma sappi che non appartengono alla nostra specie e che sarebbe una scelta non benefica per la nostra specie.

13 luglio 2008

Commento su L'espresso “Dopo la beffa del lodo, facciamo qualcosa” (Graziano Camanzi)

Raffaele Innato ha scritto: 13 Luglio, 2008 22:18
Caro Graziano,
magari bastasse un semplice volantino da distribuire agli italiani per far capire che questo governo pensa a fare solo gli interessi della propria bottega! Il problema è molto più complicato e complesso. Per riportare molti milioni d’italiani ad una sana ragione ci vogliono diverse condizioni. La prima è che c’è bisogno di una opposizione reale, onesta, intransigente e propositiva. Cioè deve svestirsi dei panni di un perbenismo inconcludente e ipocrito. Mi riferisco ad atteggiamenti e polemiche di fastidio verso la propria gente, che esasperata da una condizione di estrema sofferenza contesta le istituzioni e i loro rappresentanti, invece, d’iniziare a fare politica seria verso una classe dirigente che avrebbe bisogno di essere rimossa per fare altri mestieri più confacenti alle loro reali capacità o incapacità. La seconda è che chi lavora nell’informazione dovrebbe avere la professionalità di dare notizie trasparenti, riportando fatti che interessino realmente l’opinione pubblica, senza una preventiva censura dei poteri forti con la complicità degli editori. La terza è che l’Italia deve chiarire definitivamente la sua autonomia laica, legiferando norme distinte da dottrine religiose. La quarta è che bisogna fare una legge elettorale che abbia un solo ramo del parlamento, numero di parlamentari ridotti della metà con presenza di tutte le forze democratiche del paese, con sbarramento del 3% e presenza di diverse categorie di rappresentanza che conoscano bene la nostra costituzione e fedina penale pulita. La quinta è che almeno nei posti più delicati della pubblica amministrazione, ci siano persone qualificate, serie e meritorie. La sesta è che la magistratura deve essere in grado di fare sentenze più veloci e che le condanne devono essere applicate per mettere in carcere chi si è macchiato di reato. La settima è che la scuola prevalentemente pubblica, deve svolgere il suo importante compito rinnovandosi, facendo formazione, incentivando gli insegnanti a fare bene il loro mestiere e chi sbaglia paga. Idem per la sanità e per tutti gli enti pubblici. Gli spot pubblicitari dovrebbero pubblicizzare i prodotti descrivendo le reali caratteristiche senza mistificazione. Infine, cosa più importante, è che ognuno di noi nel suo ruolo deve fare bene la sua parte di lavoro e di collaborazione umana, affinchè l’Italia e gli italiani possano vedere la luce persa nei bui meandri di un tunnel chiamato “sopraffazione dell’egoismo”.

11 luglio 2008

Incoerenza della Chiesa.


Commento su L'espresso "L'amaro calice della disillusione politica". (Mauro Bortolin)

Raffaele Innato ha scritto: 11 Luglio, 2008 11:08
Il problema italiano nasce da una cultura di sottomissione verso personaggi o caste che solitamente appaiono alla ribalta delle cronache. Siano esse persone oneste o disoneste. L’italiano non ama fare molta distinzione. Addirittura, molte volte si plaude la persona che delinque. Si guarda molto all’aspetto esteriore e non alla sostanza. Quasi si prova godimento nel vedere questi individui pavoneggiarsi con lussuose auto, con guardie del corpo, con belle donne o viceversa. C’è un’invidia complice e compiacente, che fa risultare ciò, una meta da raggiungere. Quindi, si mettono in moto tutti quei meccanismi che possano risultare di aiuto al raggiungimento di uno scopo, che probabilmente non arriverà mai, anzi per molti casi diventerà deleterio. Dimostrazione lampante dello scempio delle nostre città e il non rispetto della dignità delle persone, che ormai, ha preso la via di lidi molto lontani. I mass media, non fanno molti sforzi per cambiare questo status quo, anzi, il, più delle volte, ci sguazzano allargando sempre di più questa subcultura. L’esempio da emulare è quello di apparire su uno schermo ad un vasto pubblico, non di studiare o sacrificarsi alla ricerca di soluzioni che possano aiutare la società e la collettività, bensì percorrere la strada molto più semplice, in apparenza, dell’apparire per dimostrare che ci sono e non dell’essere perchè esisto. Poi, succeda quel che succeda. In Italia questo problema è più evidente che negli altri paesi, perchè abbiamo un’anomalia gigantesca di un signore che usa il mezzo d’informazione, e non solo, per interesse personale e per gestire una popolazione che subliminalmente è in grande parte già drogata. Riuscire a scardinare questo sistema persuasivo, è diventato difficile, specialmente se da parte di chi si deve opporre, non si prendono le dovute distanze e non si propone una vera alternativa di cambio radicale per una cultura sana, che serva da esempio per portare alta la dignità e il rispetto della persona e della stessa Italia, per il benessere e non per il malessere.
Io rimango dell’idea che le proposte sane possano essere partorite, non necessariamente da luoghi istituzionali, ma anche da luoghi che in apparenza sembrano innaturali, come questo forum. Da qualche parte si deve pur partire!

10 luglio 2008

Commento su L'espresso “La mia piazza Navona e la loro” (Bruno Giordano)

Raffaele Innato ha scritto: 10 Luglio, 2008 12:27
Voglio raccontarvi un aneddoto.
Nei pressi del rione dove io abito, c’era un incrocio pericolosissimo, senza illuminazione, senza segnaletica, senza marciapiedi, veicoli che si tamponavano, alcuni incidenti mortali… Ogni volta che succedeva un incidente, si parlava, si lamentava e s’inveiva contro l’amministrazione comunale che non interveniva a risolvere un problema così grave di una strada trafficatissima e carente di sicurezza.Un bel giorno, dopo ripetuti incidenti, mi sono detto che era il caso di fare un mio intervento diretto da cittadino verso i responsabili dell’amministrazione locale. Mi sono recato al comune, sono entrato negli uffici dei responsabili e ho spiegato il problema annoso di quella strada. Mi hanno risposto che da decenni avvevano già un progetto non finanziato per quell’incrocio, volendo dimostrarmi che si erano occupati già da tempo del problema, ma senza soluzione di sorta. Allora, accertatomi della loro negligenza, mio malgrado, ho dovuto alzare un pò la voce e con tono fermo, gli ho consigliati di muoversi subito, altrimenti, avrei sollevato, con denunce dettagliate e petizioni, un grande interesse da parte dell’opinione pubblica tale da costringerli a dimettersi. Ebbene, ci sono voluti, un paio d’anni, articoli su quotidiani, interviste di tv locali, petizioni, ma alla fine, solo contro tutti, sono riuscito a fare sistemare l’incrocio.
Cosa ho voluto intendere? Che le piazze, i luoghi d’incontro, le assemblee sono tutti benvenuti per una discussione democratica per manifestare dissenso, proposte o idee diverse, ma quello che conta è il nostro atteggiamento quotidiano in tutti i luoghi diversi del territorio di mostrare e lavorare per l’interesse vero della collettività, facendo in modo che si rispettino i diritti e la dignità delle persone, senza bisogno di chiamare inutilmente il politico, l’amministratore, il comico, l’intellettuale di turno ad intervenire solo per ascoltare parole che alla fine rimangono tali, come un ritornello di una bella canzone di Mina: “parole, parole, parole, parole, soltanto parole per me.” E i fatti?

01 luglio 2008

Commento su L'espresso “Parte la Tav. Sì, forse, chissà…” (Erminio Ottone)

Raffaele Innato ha scritto: 1 Luglio, 2008 22:16
Il mondo è preso da frenesia della velocità. E’ una continua corsa. Siamo diventati degl’ipernevrotici. Abbiamo bisogno di veicoli e velivoli sempre più rapidi. Costruiamo strade su strade per il benessere economico, ma roviniamo e inquiniamo i territori e i corsi d’acqua necessari alla nostra vita. La velocità è l’amica del mercato, ma è nostra nemica. La fretta provoca disastri spaventosi con milioni di morti.
Io, preferisco sempre il vecchio e saggio detto: “Chi va piano va sano e va lontano e si gode il panorama”.

Commento su L'espresso "Ciao Italia, me ne vado." (Emanuele C.)

Raffaele Innato ha scritto: 1 Luglio, 2008 21:46
Caro Emanuele,
su questo nostro benedetto e maltrattato pianeta, una sola cosa ci viene regalata, la vita. Chi come noi riceve questo immenso e straordinario regalo è certamente fortunato. Avere la luce e guardare questo fantastico creato, con paesaggi e bellezze naturali, significa aver trovato la felicità. Noi tutti prima di essere italiani, siamo cittadini del mondo, anche se restiamo legati alla terra natia. L’Italia è uno dei paesi più belli del pianeta, con la sua grande storia ricca di personaggi d’arte e di sapere, che hanno cambiato e fatto progredire l’uomo e il mondo. La sua grande cultura è rispettata e ammirata da ogni paese, e da uomini e donne che vogliono crescere e conoscere. Noi siamo i discendenti di tutte quelle persone giuste che hanno dato la vita per la libertà e la giustizia. Noi abbiamo l’obbligo morale di difendere questi grandi ed essenziali valori, lottando con tutte le forze e l’energia che ci ha sempre distinto nelle fasi più critiche della nostra esistenza. Vivere la vita significa combattere sempre, lo fa già il nostro organismo quotidianamente e autonomamente, vuol dire far valere i diritti delle giuste cause per il bene comune, per la solidarietà degli uomini, per un benessere di pace e di rispetto verso gli altri, che siamo sempre noi. Si, perchè gli altri non è un oggetto virtuale, su cui si può giudicare o sbeffeggiare, ma fa parte del nostro essere razza uguale composta da fratelli e sorelle, che godono uguale rispetto e diritti.
Se la tua partenza per altri paesi, significa fare nuove esperienze per arricchire il tuo bagaglio culturale, è giusto che tu faccia questa scelta perchè ti servirà sicuramente. Se, invece, la tua è una fuga da una realtà che non condividi per paura di affrontarla, ricordati che difficilmente troverai il tuo giusto lido.
“Io, non mi stancherò mai di difendere i più deboli, da qualunque parte provengano, non perchè sono buono, ma semplicemente egoista e previdente. Perchè, quando lo diventerò io, ci sarà certamente qualcuno più forte che mi difenderà.” (Raffaele Innato)