29 maggio 2008

Commento su L'espresso “I miei cari matti che nessuno vuole più”.

Raffaele Innato ha scritto: 29 Maggio, 2008 20:32
Dal film “Lo smemorato di Collegno: “In questo manicomio succedono cose da matti!” Solo che il manicomio in questione, non è quella struttura dove si curano o si alleviano le sofferenze di chi ha bisogno di aiuto concreto. Ma è il manicomio di una società che ha perso tutti i valori più importanti della solidarietà degli uomini, per una sana convivenza tra chi può e deve aiutare, e chi ha bisogno di aiuto. Non si ha più la capacità di frenare o fermare la violenza egoistica di predominare e calpestare il rispetto della persona. Siamo soggiogati e drogati da un mondo di fittizio benessere e di bellezza truccata. Non riusciamo più a guardarci dentro e confrontarci con una realtà che ci richiama alla concretezza del saper vivere nella trasparenza dell’essere. Abbiamo tutti bisogno di essere curati in luoghi, dove il denaro non deve esistere, dove il potere non deve essere inteso come predomino, ma come essere in grado di fare il bene di tutti. Si ha bisogno di strutture funzionali alle esigenze pratiche ed a misura d’uomo. Si ha bisogno di respirare aria benefica e non avvelenata da stupidi odii. Si ha bisogno d’incontrarsi e di sorridere alla vita. Noi dobbiamo capire quanto la vita è immensa e quanto siamo stati fortunati a ricevere questa gioia infinita. Dobbiamo liberarci da questa gabbia opprimente che ci siamo costruiti da falsità millenarie di pregiudizi e di invenzioni conflittuali. Se riusciremo a rompere le sbarre di questa nostra prigione, guardando ad un nuovo orizzonte, potremo dire di essere guariti tutti, di essere usciti da un vero manicomio e di aver ritrovato, finalmente, la ragione consapevolezza dell’uomo.

Commento su L'espresso "I bambini ci guardano. E dicono la verità" (Anna Mosene)

Raffaele Innato ha scritto: 29 Maggio, 2008 19:22
Una società per dichiararsi sana, ha una cosa semplice da attuare, saper educare alla solidarietà e far rispettare le leggi a tutti. Chi sbaglia deve poter essere condannato, espiando la colpa, a seconda del reato commesso. Questo deve essere chiaro per tutti. Il delinquente o criminale straniero non è differente da quello nostrano. I bambini, sono anime innocenti sin quando non commettono colpa, diventano anime colpevoli quando si macchiano di azioni delittuose. La cronaca, compresa quella italiana, è piena di delitti commessi da bambini. Di chi è la colpa? Principalmente della famiglia e della società, che non insegnano loro ad avere rispetto di tutti e delle regole. Quante bugie si dicono da bambini? Molte, lo abbiamo fatto tutti, potrà sembrerà strano, ma anche noi siamo stati bambini. Dov’è la differenza? Sta, nel fatto che quando della bugia veniva a conoscenza il genitore di qualche decennio fa, erano botte misurate e si spiegava che bisognava dire la verità. Da un pò di anni a questa parte, invece, di fronte alla bugia dannosa si sorride e si fa la carezza, accompagnandola con la frase: ” Mio figlio/a è forte!” Però se la bugia è detta da un bambino di un’altra famiglia, allora, quel bambino è ineducato e colpevole, quindi, bisognevole di una bella lezione! Cara signora Anna, lei ci ha spiegato la differenza tra un bambino ed un adulto sulla convenienza di tacere per i grandi, e il mettere, senza scrupoli, nero su bianco dei piccoli. Ebbene, lei ha fatto l’operazione geniale di mettere nero su bianco il suo modo di pensare, facendosi scudo del bambino pensiero. Un bell’esempio di trasparenza e di correttezza! Questi bambini, saranno fieri del suo gentil pensiero o ne invocheranno la purificazione del fuoco?

Commento su L'espresso "Prima di tutto: il lavoro” (Demetrio Bartolini)

Raffaele Innato ha scritto: 27 Maggio, 2008 18:23
Quando un uomo decide l’estremo gesto procurandosi la morte, la società ha l’obbligo morale e civile d’interrogarsi e ricercare il motivo o i motivi che hanno causato l’insano gesto. Se la società si mostra indifferente a questi gravi episodi, vuol dire che è la stessa società che sta morendo. Questo è quello che sta succedendo da molti anni in Italia e nel mondo. C’è un egoismo sfrenato che porta all’autodistruzione. Le immagini alle quali assistiamo quotidianamente, sono la prova lampante che la razza umana sta deviando verso il baratro. Quando si assiste alla scena di salvataggio di un gatto che ha avuto l’incuranza di salire su di un albero, dal quale non riesce più a scendere, e decine di persone con mezzi di ogni genere l’aiutano a scendere per poi curarlo. Mentre, centinaia di persone non guardano il corpo riverso a terra di un uomo morente, e ci passano anche sopra senza minimamente intervenire, dimostra che c’è qualcosa di molto serio che non quadra. Allora, non basta mandare a quel paese chiunque senza risolvere, ma bisogna fare una cosa naturale, cambiare i nostri atteggiamenti in positivo. Cioè, interrogandoci e dialogando con gli altri nostri simili senza sopraffare, ma aiutandoci a capire che è meglio per tutti cambiare questo rovinoso percorso, per prendere la via naturale dell’umano, che è quella che noi conosciamo meglio o che dovremmo conoscere in quanto uomini.
Pregare non serve, se non ti aiuti.


Raffaele Innato ha scritto: 29 Maggio, 2008 17:40
Caro Gabriele, potrei usare la frase “mi dispiace” per la tua condizione fisica di persona non perfettamente a norma (?), ma ti farei torto. Io non so cosa voglia dire il neologismo “diversamente abile”. Potrei provare ad immaginare che si abbia un’abilità diversa, diversa da chi? E di quale abilità stiamo parlando? Forse, tu non hai l’abilità di tanti politici a parlare bene ed a razzolare male? Non hai l’abilità di tanti furbi che raggirano tante persone oneste? Non hai l’abilità di frodare lo Stato? Non hai l’abilità di rubare? Non hai l’abilità di ingannare? Non hai l’abilità di corrompere? Non hai l’abilità di provocare guerre? Non hai l’abilità di svuotare le menti? Non hai l’abilità dell’ipocrita? Non hai l’abilità di deturpare l’ambiente?Ce ne fossero persone come te inabili a queste nefandezze! Tu hai certamente una diversità da tante persone “per bene”, la diversità di essere un normale “uomo”. Un uomo che ragiona col suo cervello e che sa riconoscere l’amore delle persone, che non è il semplice conforto di un sorriso, ma è il grande rispetto verso il prossimo, antidoto di tante ingiustizie.Amare non vuol dire mai: “mi dispiace”. (Love story) Un caro salutoRaffaele

26 maggio 2008

Commento su L'espresso "Toni Negri uno e due" (Emilia Monzo, Anna Matti)

Raffaele Innato ha scritto: 26 Maggio, 2008 20:27
Io sono sempre del parere che quando si voglia criticare, ebbene bisogna che s’impari ad ascoltare. L’ascolto delle varie opinioni e delle diverse interpretazioni dichiarate da esponenti di rilievo contemporanei, ci portano a farci riflettere sulle questioni che ci possono toccare da vicino per saper guardare meglio il nostro prossimo. E’ indubbio che Toni Negri è un filosofo di fama mondiale, che sa guardare in profondità le problematiche sociali e politiche, pertanto non trovo niente di strano se una brava ed esperta giornalista come la Rossini fa un’intervista pacata ad un signore che può avere anche il torto di aver causato gravi problemi (quanti hanno causato e causano problemi anche più gravi stando seduti tranquillamente sugli scranni senza essere condannati?), ma a cui non si può disconoscere la grande capacità di analisi socio-politica del mondo contemporaneo. Si può essere d’accordo o in disaccordo, resta il fatto che abbiamo fatto bene ad ascoltare.

Commento su L'espresso "Benedetto Sessantotto, vorrei che tornassi" (Duilio Canova)

Raffaele Innato ha scritto: 26 Maggio, 2008 12:54
La contestazione di per sè è sempre motivata da una ribellione verso qualcosa che ci circonda e che ci opprime. C’è la contestazione personale che si limita a essere circoscritta nel proprio nucleo. Mentre, c’è la contestazione generale che prende molta parte della società oppressa. La contestazione sana è quella che dovrebbe riguardare l’interesse di tutti, per migliorare una condizione di vita malsana. La contestazione insana, fine a se stessa, è quella che ripone gli interessi di pochi gruppi a danno di tutti gli altri. La contestazione nata nel ‘68, faceva parte di quella sana, perchè si prefiggeva ideali di uguaglianza, di pace e di libertà dei popoli. Il movimento di milioni di persone, studenti e lavoratori, nasceva da una società che prefigurava, il rispetto e l’ossequio verso istituzioni rigide, che riconoscevano più le figure che i valori. Non c’era spazio di crescita per quelli che facevano parte della massa. Perciò, quando si sono evidenziati i primi movimenti di ribellione, è stato terreno facile coinvolgere la massa di persone che non aspettava altro per rivendicare i propri diritti. Ma, come molti di noi sanno, i movimenti di massa non sono ben accolti dai gruppi di potere, per le ragioni che ben possiamo immaginare. Allora, si fanno nascere le tensioni, con varie strategie, per delegittimare coloro che cercano una giusta rivendicazione. E, con il buonismo dei potenti, si porta il movimento a regredire sulle posizioni rivendicate, facendo come la fisarmonica, prima si apre a prendere aria e poi si stringe per farla uscire, fino a chiudere la musica.Dare la colpa al ‘68 per quello che sta succedendo ora è una banale bugia. Siccome questa nuova generazione non riesce a mobilitarsi per un ideale concreto, perchè imbambolata dai nuovi aggeggi miracolosi che rendono la vita virtuale, non trovano di meglio che contestare un ‘68, che ha avuto il grande merito di rivoluzionare la cultura e il modo di porsi del popolo, scardinando quei tabù che incancrenivano la vita reale. Il suo demerito, se di demerito si può parlare, è stato quello di farsi soggiogare dalle devianze, che ti fanno vedere quello che interessa loro farti vedere.Finalmente, ho capito che per A59, s’intende l’anno di nascita. Bisogna essere molto pazienti e obiettivi per valutare bene gli avvenimenti. Anch’io ho iniziato a 5 anni la scuola, un pò prima di te e con un ambiente più greve, caro Alessandro.

Commento su L'espresso "Maledetto Sessantotto, mi hai distrutto la vita" (Silvia Canuti)

Raffaele Innato ha scritto: 26 Maggio, 2008 11:43
Cara Silvia, oggi pare di moda contestare il ‘68 più del nazifascismo o di lunghi momenti della nostra nostalgica memoria dittatoriale. Hai dato la tua personale testimonianza di quello che tu hai vissuto dopo il Sessantotto e non durante. Perchè non mi sembra veritiero il tuo racconto quando avevi appena 1 anno. Allora, se dobbiamo stare alla conseguenza negativa che ha portato nella tua famiglia il periodo post ‘68, dobbiamo prendere atto che hai dovuto subire delle incomprensioni famigliari, che io terrei fuori dal contesto sessantottino o almeno ben distinto. Altrimenti, si dovrebbe parlare di tutte quelle incomprensioni che ci sono state prima di quel periodo, e ti posso assicurare essere state nefaste per moltissime famiglie. Se oggi godiamo di una democrazia praticata, molto, se non moltissimo, lo dobbiamo a quel periodo di sentita ribellione verso uno Stato che riconosceva molto le divise, i padroni, le disuguaglianze, e poco i diritti dell’uomo. La legge 20 maggio 1970, n. 300 (Lo statuto dei lavoratori) è un esempio eloquente della conseguenza positiva del ‘68. La legge n.898/1970 (divorzio) un’altra conquista dovuta a quel movimento. I consigli d’istituto nelle scuole con la partecipazione attiva dei genitori degli studenti, è un altro esempio, ragazzi figli di operai che, prima non potevono accedere all’università, dopo hanno potuto e sono diventati ottimi professionisti, e potrei continuare. Io, come milioni di ragazzi e di lavoratori dell’epoca, avendo partecipato attivamente a quel periodo, a differenza tua ti posso portare l’esempio positivo della mia famiglia. Io ho un figlio di 16 anni che vive educato in una unita famiglia, rispettoso delle persone e delle leggi, studia e ha ottimi risultati. Quindi, non è attraverso una personale situazione vissuta, che si possa portare come esempio di negatività o positività assoluta un periodo di cambiamento della società, fortemente voluto da chi ha vissuto quel periodo. Certo, l’esperienza insegna sempre i correttivi da apportare per errori commessi, ma a parlarne come una mostruosità è esagerato, scorretto e non collima con la realtà.A differenza della dott.ssa Rossini, con tutto il rispetto per il libro della Tamaro (scrittrice professionista), io ti consiglierei di leggere il mio libro “Viaggio sul Pianeta della solidarietà” (consultare il mio blog di scrittore per vocazione), nel quale riesco a dare una soluzione particolareggiata e costruttiva, di come nel mondo si potrebbe vivere meglio e in maniera solidale, senza ricorrere a guerre ed a conflitti che ci stanno portando all’autodistruzione. E’ utopia? No, basta volerlo! “L’affetto delle persone care non si deve pretenderlo, ma bisogna cercarlo nei nostri cuori. ”Un caro salutoRaffaele Innato (ex sessantottino).

24 maggio 2008

Giustizia all'italiana è stata fatta!

Annamaria Franzoni, condannata in via definitiva a 16 anni di carcere per aver ucciso il piccolo Samuele, è stata rinchiusa in carcere mercoledì 21/05/08. Già per il clamore suscitato in questi anni i mass media si sono rimessi in movimento. Le prime informazioni già fanno sapere che tra indulto, sconti di pena per buona condotta e balzelli vari, la signora "assassina" di un povero piccolo bambino, che gli è stato negato dalla stessa madre di continuare a vivere solo per la colpa di piangere come fanno tutti i bambini del mondo, si troverà quanto prima a godere degli arresti domiciliari e poi della libertà definitiva tra qualche anno. Così giustizia all'italiana è stata fatta!
La giustificazione, secondo me, grave di questo buonismo (?), è che avendo altri due piccoli bambini c'è bisogno che ad accudirli sia la madre. Senza tener conto che proprio quella madre ha già ucciso il suo piccolo figlio e che, per un' altro scatto d'ira (?), potrebbe ripetere l'atto criminoso. Mi ricordo la frase pronunciata dalla Franzoni durante il funerale del piccolo Samuele rivolta al marito: "Ne facciamo un'altro figlio...". Che la dice tutta sulla grande innocenza e bontà di questa donna (?), ne uccido uno, ma ne posso mettere al mondo qualcun'altro.
Chissà cosa ne pensano tutte quelle persone che si trovano in carcere per piccoli o meno gravi reati di questo e che non possono usufruire di benefici di una giustizia disuguale per tutti?
Raffaele Innato

14 maggio 2008

Fini e la sua ...gaffe?


13 maggio 2008

Commento su L'espresso “Mi esibisco quindi sono” (Paolo D'Arpini)

Raffaele Innato ha scritto: 13 Maggio, 2008 20:24
Pier Paolo Pasolini: “Niente di più feroce della banalissima Televisione, nemmeno la dittatura.”

Commento su L'espresso "La schiena dritta di Travaglio e la fuffa degli altri" (Augusto Lauretig) Remanzacco

Raffaele Innato ha scritto: 13 Maggio, 2008 16:51
Il signor Augusto ha sollevato una questione importante, sulla opportunità di un giornalista schietto come Travaglio, di fare affermazioni scomode in TV, sulla vita privata di un importante uomo politico. E sarebbe pertinente che i nostri commenti si attenessero al tema, senza cadere in sproloqui.Il caso incriminato si riferisce agli anni ’80, quando Schifani era socio insieme a La Loggia, Nino Mandalà e Benny D’Agostino della società di Villabate che, attraverso la pianificazione del piano regolatore del comune palermitano, diresse i lavori per la costruzione di un centro commerciale attorno al quale ruotavano gli interessi della cupola. I fatti narrano che Nino Mandalà fu condannato in primo grado a 8 anni per associazione mafiosa più 4 anni per intestazione fittizia di beni; Benny D’Agostino è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e Nicola Mandalà è l’uomo accusato di aver coperto gli spostamenti di Bernardo Provenzano per ben due anni. Lo stesso presidente del Senato Renato Schifani lo ha ammesso il 18 ottobre 2004 davanti ai giudici della Terza sezione penale del Tribunale di Palermo. In quella sede ha riconosciuto di aver avuto rapporti di affari con il suddetto Mandalà nella società «Sicula brokers». Il Nino Mandalà è ritenuto il capomafia del mandamento di Villabate, comune dove il presidente Schifani, all’epoca avvocato senza cariche parlamentari, ebbe anche un delicatissimo incarico di consulente per le questioni urbanistiche. Campanella, parla di affari e in una sua deposizione dice che «il prg di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare, e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato con La Loggia…Schifani avrebbe cooordinato con il progettista di fiducia tutte le richieste che Mandalà avesse voluto inserire in materia urbanistica». Riferisce anche di tangenti. Sia l’onorevole La Loggia che il senatore Schifani hanno deciso di querelare Campanella. Si tratta, perciò, di dichiarazioni pubbliche, di documenti facilmente consultabili che Radio Radicale ha messo in onda in uno «Speciale giustizia». A raccontare di una storia fatta di frequentazioni molto imbarazzanti è lo stesso protagonista, Renato Schifani, presidente del Senato della Repubblica italiana.Questi sono i fatti. Raccontati anche da Travaglio al pubblico telespettatore, per evidenziare che, nella vita privata del nuovo Presidente del Senato, converrebbe guardare meglio per una maggiore trasparenza. Visto che ha il secondo incarico istituzionale dello Stato più importante, e che in mancanza del Presidente della Repubblica fa le sue veci. Quindi, non stiamo parlando di un semplice imprenditore, di un libero professionista, di un artigiano, di un lavoratore o di una persona comune. Stiamo parlando di una persona che ha un importante carica pubblica, presiede la camera senatoriale e rappresenta l’Italia e gli italiani nel mondo. Siccome, viviamo o pensiamo di vivere in un paese democratico, dovrebbe essere una ovvietà, poter mettere in discussione dei fatti realmente accaduti e chiedere all’interessato protagonista di rispondere a delle affermazioni che gli vengono rivolte. Senza il bisogno di far intervenire terzi a difesa della importante carica, come se la figura istituzionale bastasse a coprire la persona che la indossa, rendendola improvvisamente illibata. Rimango esterefatto, quando un servizio pubblico come la RAI, abituato a divulgare molti programmi di sottocultura senza provare un pò d’indignazione, non difende poi l’operato legittimo e di libertà d’espressione e d’informazione dei propri giornalisti (rischiando anche la vita), che esponendo dei quesiti importanti esigono risposte esaustive. Io, inviterei il Presidente del Senato Schifani a dare delle chiarificazioni, con documenti e prove alla mano, per togliere ogni dubbio e per confermare nei fatti che egli è totalmente estraneo a questa squallida vicenda. Altrimenti, chiamare il partito di appartenenza “partito della libertà” come emblema di diritti, di uguaglianza e di democrazia di un popolo, risulterebbe inadatto, ma sarrebbe più appropriato definirlo il partito della libertà personale.

11 maggio 2008

Commento su L'espresso "Prodi l'esagerato" (Pamela D'Aresti)

Raffaele Innato ha scritto: 11 Maggio, 2008 21:43
Hai mai assistito al foto finish? Si usa quando i concorrenti sono arrivati quasi appaiati sul fil di lana. Basta un millesimo per essere dichiarato vincitore. Invece, secondo il tuo ragionamento se Prodi non ha vinto per due volte le elezioni è perchè non ha concluso l’intera legislatura. Allora, per avvalorare la tesi, dovresti anche dire, che Berlusconi non ha vinto queste elezioni perchè è ancora all’inizio del cammino! Anche, se io ho sentito il Berlusca dire che le ha stravinto. La verità è che in Italia è difficile per tutti governare, perchè ci sono 50 milioni di presidenti del Consiglio, come gli allenatori della nazionale italiana di calcio. Ma, soprattutto, perchè c’è un debito pubblico enorme, poco petrolio, una larga evasione fiscale, la delinquenza organizzata, i furbetti dei quartieri, una grande disinformazione e i poteri forti del nepotismo. Siccome la coperta è stata stretta, erosa negli anni, ognuno cerca di tirarla a sè per coprirsi, scoprendo chi la coperta non riesce a tirarsela. E noi popolo continiuamo a fare il tifo per chi è già coperto.

Commento su L'espresso “Non è un paese per vecchi (e nemmeno per giovani)” (Michela Falchi)

Raffaele Innato ha scritto: 11 Maggio, 2008 18:50
Michela, tu vivi in Italia. Sei insegnante. Hai un compito difficile ma importante, insegnare. Chi meglio di te potrebbe spiegare ai giovani come affrontare meglio la vita. La tua categoria, potrebbe fare molto, se solo si impegnasse a svolgere con dedizione e con sentimento, il compito che è chiamata a fare. Capisco, quanto possa essere difficoltoso spiegare a dei ragazzi educati da una società, a dir poco, confusa, come conviene prendere la diritta via. Però, bisogna farlo, sia perchè è la tua funzione, e sia perchè sei madre. Io, pur non essendo un’insegnante di scuola, ci provo sempre a spiegare la cosa migliore da fare. Perchè, mi rendo conto che se non lo facciamo noi più maturi e più esperti, chi lo deve fare? I problemi non si risolvono fuggendo, ma affrontandoli a viso aperto. La giusta strada è sempre da costruire. E’ la vita che ce lo insegna.P.S. Quando tuo figlio gioca a pallone, sta attento a seguire i regolamenti del calcio?Un in bocca al lupo daRaffaele Innato

09 maggio 2008

Commento su L'espresso “C’è un’altra casta. Quella dei commercialisti”. (Rolando Spinelli)

Raffaele Innato ha scritto: 9 Maggio, 2008 22:42
Senza entrare nel merito della onestà di dichiarare poco o molto del proprio reddito. Bisogna riconoscere, quantomeno, che un buon commercialista sa sempre come far quadrare bene i tornaconti, anche quando ci sono molte spese…

Commento su L'espresso "Non ci resta che ridere." (Mattias Bassotto)

Raffaele Innato ha scritto: 7 Maggio, 2008 21:00
Io, la colpa la darei a chi li ha candidati e a chi li ha votati. Se c’è un gruppo di persone che risultano non rispettosi della legge e che siedono illegittimamente nel Parlamento italiano per legiferare, noi non solo ci dobbiamo indignare, ma possiamo proporre un referendum popolare, perchè questi signori lascino una sede non idonea alla loro etica (?), e occupino degli spazi più attinenti per una meditazione profonda sulle colpe commesse. Non dobbiamo aspettare che il nostro futuro ce lo creino gli altri, ma fare in modo di costruirlo noi con le nostre mani e le nostre idee. Mio padre mi ha insegnato, che nella vita è importante poter camminare sempre a testa alta! Chi nella vita ti fa ridere, sappi che non ti vuole bene. Chi, invece, ti fa pensare ti aiuta a crescere bene. Un caro saluto

Raffaele Innato ha scritto: 8 Maggio, 2008 18:03
Il figlio al padre: “Papà, perchè hai sposato la mamma?” Il padre al figlio: “Te lo stai chiedendo anche tu?” Ridere per una barzelletta o per una bella battuta è sempre divertente e aiuta a vivere. Ma, se sto sul ring e l’avversario mi sta lavaorando ai fianchi, c’è poco da ridere, perchè si sta preparando il colpo del ko. Io, non sono pessimista per natura, anzi, nelle disgrazie cerco sempre la parte di stimolo a continuare, comunque. Sono invece realista, e so che nel mondo ci sono milioni di bambini, donne e uomini che muiono ogni giorno di fame. Poi, ci sono milioni di persone che si divertono e gettano nella spazzatura cibo, che servirebbe a tenere in vita tanti bambini. Tra i quali, potrebbero esserci una o più menti, come e meglio, di (Leonardo da Vinci, Einstein, Fleming, ecc…) in grado di fare scoperte tali da salvare milioni di persone o addirittura la stessa Terra. Se proprio devo ridere con convincente soddisfazione, e non per la solita battuta umoristica che, il più delle volte, riesco ad anticipare, ebbene, preferisco farlo quando intorno a me ci sono persone che non soffrono, come mi succede spesso con i colleghi, i parenti o con gli amici spassionatamente. Un caro saluto e un sorriso amichevole da una persona che vive e cerca di vivere intensamente e semplicemente da molti anni guardando l’avvenire.

Raffaele Innato ha scritto: 9 Maggio, 2008 22:25
Caro Salvatore,
ti posso anticipare e assicurare che il tuo cervello è al posto giusto e molto funzionale. La tua difficile avventura (?), mi ha ricordato un film che mi ha colpito per il suo profondo significato. Trama: Dopo il divorzio, l’architetto George è rimasto a vivere nella sua casa sulla scogliera, che negli anni è degenerata fino a diventare una baracca. Un giorno l’uomo viene licenziato (non vuole imparare ad usare il computer) e scopre che un tumore gli lascia solo pochi mesi di vita. Decide di abbattere la sua vecchia casa per costruire quella dei suoi sogni, e vuole al fianco il figlio Sam per tentare di recuperare il suo affetto. Sam è un ragazzo difficile, fa uso di droghe e sembra non amare nessuno, né i genitori, né il ricco patrigno freddo e concentrato solo sul lavoro, né tantomeno se stesso. George è tenace, non ha più nulla da perdere e arriva a toccare il cuore del figlio parlandogli molto sinceramente. Anche lui ha avuto un’adolescenza difficile, con un padre che picchiava la madre e che ne aveva provocato la morte in un incidente stradale, nel quale era rimasta coinvolta anche un’altra auto, facendo finire una bambina su una sedia a rotelle. George conquista la fiducia del figlio, ottiene nuovamente l’amore dell’ex moglie e l’affetto di molti vicini. Proprio uno di questi, Coleen, con la bizzarra figlia invaghitasi di Sam, ingaggia un gruppo di operai per portare a termine la casa quando ormai George comincia a dare i primi segni di cedimento e tutti scoprono la verità fino a quel momento nascosta. Quindi, riuscito nell’intento, seduto su uno scoglio, con particolare soddisfazione dice: “Finalmente, per la prima volta ascolto il suono del mare e sento la vita.” Ebbene, è bastata questa frase, per far capire come, noi uomini, presi da una quotidianetà frenetica e senza senso, non ci rendiamo conto dei valori reali e della straordinarietà di un Pianeta, che oltre a donarci la vita, ci offre un paesaggio unico e fantastico, sul quale dovremmo essere in grado di comportarci sempre da degni ospiti, rispettandolo, ringraziandolo, e riconoscendogli questa immensa generosità. Ecco, se noi riuscissimo a fare questo, sarei il primo a fare una grande risata, non per il buon humor, ma per l’immensa felicità.
Un affettuoso saluto Raffaele

07 maggio 2008

Commento su L'espresso "Renato, Renato, Renato..." (Gian Carlo Pietrucci, Genova)

Raffaele Innato ha scritto: 7 Maggio, 2008 20:18
Devo dire che, anche a me, ha fatto un certo effetto sentire parlare, the new president of Senate, in maniera strana e anomala. Sembra un’altra persona. Si dice dalle nostre parti che: “quando il diavolo ti accarezza significa che vuole la tua anima”. Questo atteggiamento riflessivo e pacato, a parte Bossi, è diventato the new style del Pdl. Sinceramente, questa improvvisa trasformazione (o trasformismo?), non mi fa dormire sonni tanquilli, anzi, direi che mi preoccupa non poco. Speriamo proprio che mi sbagli. Mah…

06 maggio 2008

Commento su L'espresso "Visco se n'è andato e un regalo ci ha lasciato". (Rocco Boccadamo)

Raffaele Innato ha scritto: 5 Maggio, 2008 20:07
Io non trovo strano che si pubblicano le dichiarazioni dei redditi. Chi guadagna onestamente dal suo lavoro, non vedo alcun motivo di preoccupazione. Coloro i quali si aggrappano alla privacy, evidentemente hanno qualcosa da nascondere. Gli stessi amministratori del Codacons, se portano con convinzione delle battaglie sui diritti, dovrebbero pretendere che si rendano pubblici i redditi delle persone, così da avere un osservatorio più realistico di chi guadagna di più e chi guadagna di meno, o meglio, chi dichiara di più e chi dichiara di meno. Se vogliamo vivere in una vera democrazia, dobbiamo avere il coraggio di guardarci nelle palle degli occhi e dirci la verità. Altrimenti, si ricade sul paradosso che è molto giusto quando colpisce gli altri ed è molto sbagliato quando colpisce noi. Dico al Codacons di non chiedere i 20 miliardi di euro dallo Stato e quindi, dalla comunità che paga regolarmente le tasse, ma di pretendere con forza dai tanti furbetti (ce ne sono dappertutto, anche nelle sedi meno sospette…) di pagare per intero le tasse sugli introiti riscossi, così noi dichiaranti onesti potremo pagare meno tasse, pari ad un valore che supererebbe certamente i 520 euro richiesti, e che mai arriveranno nelle nostre già svuotate tasche. Evviva la sincerità e crepi l’avarizia!

Raffaele Innato ha scritto: 6 Maggio, 2008 18:51
C’è uno strano modo d’intendere le cose. Il Visco, con tutti i suoi difetti personali, ha reputato opportuno mandare su internet le dichiarazioni dei redditi in nome della democrazia. Subito, i signori dell’IVA e delle dichiarazioni ad personam, si sono scagliati contro, nascondendosi dietro la legge sulla privacy come un oltraggio alla morale e all’etica subita. Poi, vai a vederli nella vita di tutti i giorni, e ti accorgi che sono i primi a non desistere dal mostrare i loro beni (case, ville, barche, automobili di lusso, ecc…), ed a pavoneggiarsi per i viaggi, le feste, i vestiti firmati ed altro, in barba a chi, pur faticando più di loro, deve tirare la cinghia per permettere a lor signori di divertirsi e di lamentarsi alla bisogna. Un bel modo d’ interpretare la democrazia!

04 maggio 2008

Commento su L'espresso “Figli di qualcuno e figli di nessuno”. (Antonio Giuseppe Vadacca)

Raffaele Innato ha scritto: 4 Maggio, 2008 20:36
Caro Antonio,
sei il solito maschilista! Come hai sentito che una donna si è fatta da sola, hai pensato maliziosamente: “Chissà quante disavventure ha dovuto affrontare per realizzarsi? Invece, devi sapere che ci sono pure gli uomini che si fanno da soli. Purtroppo poi, si scopre che anche loro sono figli di qualcuno “importante”. Mai fare discriminazioni di sorta! La verità è che purtroppo, la quasi totalità delle trasmissioni televisive (talk show), vede come protagonisti solo personaggi noti al pubblico, facendo perdere la cognizione della realtà quotidiana che vive la quasi totalità delle persone “comuni”. Io, non ho più l’abitudine di perdere tempo ad ascoltare persone che parlano di problemi finti o che non combaciono con la realtà.
Un caro saluto

Commento su L'espresso “L’elettore di sinistra non perdona debolezze, neanche quelle umane”. (Giuseppe Guastella)

Raffaele Innato ha scritto: 4 Maggio, 2008 20:02
Ormai sono decenni, che la sinistra in Italia sembra non volere governare. Ogni qualvolta si trova ad avere un consenso convinto, si preoccupa di intaccare i poteri forti e che l’avversario politico non sia troppo debole, come opposizione, in uno Stato che si vuole definire democratico (parole di D’Alema). Per ben due volte Berlusconi era uscito dalla scena politica. Prima complice Bertinotti e poi una politica di centrosinistra che non ha voluto affrontare le leggi sul conflitto d’interesse, sulla legge elettorale, sulla questione del duopolio televisivo, sulla giustizia, ecc…, hanno permesso a Berlusconi e al centrodestra di avere una bella rivincita, che porterà l’Italia a rovinose cadute, purtroppo. Perchè, se il buongiorno si vede dal mattino, è facile immaginare che il governo del paese non avverrà per l’interesse della Nazione, ma per interesse di gruppi e di poltrone comode, a dispetto dei diritti Costituzionali. E, come specchietto per le allodole, al popolino, il contentino democratico di dare una riduzione di tasse annuo procapite famigliare di qualche centinaio di euro (forse l’ici o la tassa automobilistica o la detassazione dello straordinario?) E il resto chi lo pagherà?

Commento su L'espresso "Santoro e il film già visto". (Maurizio Coscarella, Cosenza)

Raffaele Innato ha scritto: 4 Maggio, 2008 19:16
Il 24 ottobre 2007 la Commissione di vigilanza sulla RAI ha approvato all’unanimità dei presenti la mozione, presentata dalla Rosa nel Pugno, che chiedeva le sue dimissioni da presidente dell’azienda di Viale Mazzini: tale decisione non è vincolante, e pertanto Petruccioli ha potuto continuare a svolgere la sua mansione.I giornalisti e scrittori Peter Gomez e Marco Travaglio hanno affermato nel libro Regime che l’indipendenza politica di Petruccioli potrebbe essere messa in dubbio dato che è notoriamente amico del presidente Mediaset Fedele Confalonieri ed il figlio di sua moglie, Giangiacomo Mazzucchelli, lavora al TG5.Noi italiani sappiamo bene che la Rai è televisione di Stato, paghiamo pure abusivamente il canone per sostenerla! Quello che non sappiamo, noi semplici telespettatori, è chi decide quando e come si fanno le assunzioni, si accettano i programmi, si mandano in onda immagini, frasi, propagande…Mi piacerebbe sapere le dichiarazioni dei redditi, le capacità meritocratiche dei funzionari e dei dirigenti, le spese e gli sprechi che fanno questi signori, che decidono quando una frase o una immagine diventa offensiva oppure è semplicemente qualcosa di folkloristico, come succede spesso con Bossi, Calderoli, Borghezio, Berlusconi, Sgarbi ecc… Quando la smetteranno di offendere gli italiani?